Illusion

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LIAM

Non ricordavo più come fosse fatta casa nostra. Non ricordavo nemmeno più quanto tempo passassi nel letto senza un libro davanti. Ormai passavo le mie giornate all'università e, quando ne uscivo, mi rinchudevo in biblioteca.
Avevo passato il test di medicina con elogi degli esaminatori, Zayn si era trasformato in un ragazzo acqua e sapone per qualche ora e mi aveva portato a cena al ristorante, e poi eravamo finiti a fare sesso nella dark room del Babylon.
Niall, che ormai lavorava lì solo nel weekend a causa della scuola, si era congratulato con noi e ci aveva offerto tutti i drink, facendoti, quindi, ritrovare ubriachi in men che non si dica.
Ci aveva detto che il proprietario del locale aveva scoperto che i suoi documenti erano falsi, ma che non gli importava, perché era il miglior barista che il Babylon avesse mai avuto e, considerando quello che spesso succedeva in quel posto, era meglio se la polizia avesse continuato a non metterci piede.
Zayn aveva iniziato il suo nuovo lavoro, e faceva ogni giorno più tardi, nonostante i suoi tentativi di avere dei turni decenti per poter stare con me. Gli avevo detto mille volte che non doveva mettermi di nuovo davanti a se stesso, se quel lavoro gli piaceva doveva svolgerlo al meglio, e basta.
Peccato che, però, il tempo per noi era diventato davvero poco: quando io tornavo a casa dalle lezioni dovevo continuare a studiare, e quando tornava lui era talmente stanco che a stento ci rivolgevamo qualche parola a cena.
Questa cosa mi rendeva parecchio triste, ma mai quanto la telefonata inaspettata che ricevetti da mia madre. Mia madre che aveva provato a fare la persona normale e che, molto schifosamente a mio parere, stava provando anche a fare finta di niente.

"Ha sbagliato numero, signora" ho risposto, appena riconobbi la sua voce. Era strano, ci avevo messo un po' a capire a chi appartenesse.
"Ti prego, Liam, non scherzare, sono tua madre, e tu devi farmi parlare" aveva detto con voce rotta dal pianto, e io mi sentii un po' stronzo a trattarla con quella indifferenza. Ma durò solo un attimo.
"Qui non c'è nessun Liam che vuole parlare con lei, signora" avevo insistito. Avevo sbattuto la porta in faccia a mio padre, nulla mi avrebbe impedito di chiudere il telefono in faccia a mia madre.
"Io ti voglio bene, Liam, e..." e non so cosa stava per dire dopo, perché avevo interrotto la comunicazione.
No, non mi avrete indietro fingendo pentimento, mi dispiace. Non vi farò nemmeno parlare, per me siete morti!

"Era tua madre?" mi chiese Zayn, che era apparso di fianco a me con una sigaretta in bocca. Era il primo sabato in cui non era stato costretto a trattenersi in ufficio e non mi sembrava proprio il caso che i miei genitori mi rovinassero il buonumore.
"Io non ho più una madre" risposi, mettendo a posto il telefono e stringendomi a lui. Mi stava accarezzando la schiena mentre diceva "non dire così, sai che non è vero."
E, ovviamente, aveva ragione: per quanto avessi potuto far finta che non esistessero, loro sarebbero sempre stati lì, ma io speravo tanto che la smettessero di tormentarmi, perché senza di loro stavo decisamente meglio.

Ero ancora stretto nell'abbraccio del mio ragazzo quando aveva provato a prendere un tiro dalla sua sigaretta e aveva chiesto che cosa avessi voluto fare quel giorno. Di risposta lo avevo baciato, perché come poteva pensare che avessi voluto fare qualcosa di più interessante dello stargli addosso, quando erano giorni che non passavamo più di qualche ora insieme?
"Voglio solo stare con te, Zayn" gli avevo detto, e lui aveva sorriso e mi aveva baciato di nuovo.
La nostra giornata continuò con noi due tra partite a Fifa, zapping di programmi trash e tentativi vani di preparare un dolce.

Poi era arrivato il compleanno di Niall, eravamo andati al Babylon tutti felici, io e Zayn prendevamo in giro Louis e Harry che ormai erano talmente svergognati da girare pubblicamente mano nella mano, e ovviamente tutto andò a farsi benedire.

Ricordo perfettamente come Louis mi stette vicino quando Zayn mi aveva lasciato, era corso a casa mia appena glielo avevo chiesto e, senza fare domande, avevo ascoltato il mio sfogo.
Era il mio migliore amico, la persona più importante della mia vita dopo Zayn, e questa volta mi sentivo del tutto inutile.
Harry era stato pestato a sangue, era in ospedale e i medici avevano ben poche speranze di salvarlo se non si fosse risvegliato. Louis mi aveva spiegato, più o meno, che cosa era successo, e rimasi tra il confuso e lo scioccato per un bel po'. Lo studio poteva aspettare, il mio amico aveva bisogno di me. Zayn, purtroppo, non aveva potuto fare la stessa cosa, ma correva in ospedale appena usciva dall'ufficio.
Immaginate, quindi, che conforto quando Harry, finalmente si svegliò. E ovviamente non vi sto nemmeno a dire che in quel momento io non ero presente ma, con Zayn, ci precipitammo in ospedale e trovammo Niall nel corridoio che ci intimò di restare lì, perché Harry aveva bisogno di stare solo con Louis.
"Poi c'è lei, Gemma, che vorrebbe parlargli un po'."
La ragazza era in lacrime da un pezzo e continuava a ripetersi che non poteva accettare l'odio di suo fratello e io non sapevo proprio come comportarmi, quindi decisi di andare al bar a procurarmi del cibo per me e Zayn, in attesa di poter parlare con Louis.

**
LOUIS

"Ho detto che ti amo, ti amo da impazzire, e voglio stare sempre con te."
Terra chiama Louis Tomlinson. Ecco cosa stavo sentendo nella mia testa.
Lo aveva detto sul serio? Aspettate un attimo, è vero che ho già detto che sapevo benissimo dei suoi sentimenti per me anche se non me lo aveva confessato apertamente, è che avevo troppa paura della mia reazione e... che stupido!
Se solo avessi potuto immortalare quel momento in un breve video, l'avrei fatto e avrei continuato a guardarlo facendomi del male. Ok, vi confesso che, in qualche modo, ho iniziato a sognarla la notte.
Che stupido che sono stato, quanto tempo ho perso a farmi filmini mentali? Quanto tempo avevo perso in generale?
"Ti è caduta la lingua, LouLou?" avevo sentito, mentre smettevo con forza di fissare il vuoto.
"Affatto, altrimenti non potrei fare questo" avevo poi risposto, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo, cercando di non fargli troppo male. Il bacio era sofferto, forse proprio perché lui era ancora debole, e io avevo provato ad essere dolce, ma non c'ero riuscito molto, ecco perché m'ero staccato all'improvviso e gli avevo detto "ti amo anche io, ma questo lo sapevi già."
Sarei rimasto lì a guardarlo sorridermi in eterno, ma sapevo che era giunto il momento di fare un'altra opera buona, come quando lo avevo portato per mano a fare shopping e poi avevo fatto ripulire il viso di Niall: dovevo fare in modo che parlasse con sua sorella.

"Vado a chiamare Gemma" annunciai, pensando che non gli sarebbe piaciuto sentirlo. Mi sbagliai.
"Sì, e lasciaci soli, per favore." Harry che mi spiazza. Ormai ho perso il conto delle volte in cui l'ha fatto. Annuii e uscii dalla stanza, dove trovai Niall che teneva per mano sua sorella, e mi annunciava che Zayn e Liam erano al piano di sotto che mi aspettavano.

Quando li raggiunsi, per prima cosa mi chiesero di raccontargli tutto quello che era successo e io non sapevo proprio da dove cominciare.
Come cavolo mi ero messo in questa situazione? Com'ero finito dal semplice interesse innocente verso un povero orfanello di strada al dipendere da lui in questo modo? Quand'era stato, esattamente, che avevo smesso di fare l'egoista? Cosa era scattato in me?
Avevo iniziato a piangere. Così, senza motivo. Harry stava meglio, adesso, aveva solo bisogno di riposo, perché aveva perso molto sangue, poi presto sarebbe stato dimesso e tutto sarebbe tornato come prima. Sì, certo, senza considerare la sua famiglia magicamente apparsa.
"Quindi vediamo se ho capito bene: i genitori adottivi di Niall sono quelli che hanno abbandonato Harry da piccolo" aveva detto Zayn quando avevo, più o meno, finito il mio racconto. Avevo annuito perché il solo pensarci mi metteva i brividi.
Avrei voluto essere lì con lui, e forse in ospedale ci sarei stato io al suo posto. Me lo meritavo, al contrario di quello che lui continuava a ripetere a se stesso, perché ero stato così stupido e più ci pensavo più non riuscivo a cambiare idea.
"Che situazione del cazzo!" aveva commentato, ancora, Zayn, chiedendomi, poi, se volessi mangiare qualcosa con loro. Annuii di nuovo e cercai di calmarmi immergendomi nella loro vita.

**
HARRY

Sapevo che prima o poi avrei dovuto fare questa cosa, quindi tanto valeva togliersi subito il pensiero: quando Gemma è entrata nella mia stanza, potevo leggere l'imbarazzo e la tristezza che troneggiavano sul suo viso mentre restava in piedi a fissarmi davanti alla porta che aveva chiuso piano.
"Siediti" le ordinai, indicando la sedia di fianco al mio letto. Lei eseguì continuando a tenere lo sguardo imbronciato.
"Harry, ti giuro che io non ne sapevo niente, se lo avessi saputo credi che, in tutte le volte in cui ti ho visto, non te l'avrei detto? Mamma aveva detto che eri morto e..."
"Raccontami tutto dal principio" le avevo detto, interrompendola e stringendo il lenzuolo in un pugno, sperando di non avere un altro attacco di rabbia.
"Avevo solo tre anni quando successe, quindi puoi immaginare quanto poco ricordi. Quello che so è che mamma era davvero contenta della tua nascita, eri una pallina di quasi quattro chili che non dava mai fastidio, piangevi solo quando avevi fame o sonno. Non potevo immaginare niente, ero troppo piccola, probabilmente anche stupida, per accorgermi che papà aveva iniziato a picchiarla e ad impedirle di allattarti. Una sera venne nella mia cameretta e mi disse, in lacrime, che non avrei più rivisto il mio fratellino perché era andato in cielo e io continuavo a non capire bene. Almeno fino a quando la tua culla e tutte le tue cose scomparvero da casa."

La ascoltavo mentre parlava e avevo in testa una sola domanda: volevo davvero sapere? La risposta era sì, anche se mi stava facendo un male cane.
"Continua" la esortai.
"Non so altro, Harry, non ricordo altro. So solo che sono andata a piangere su una tomba vuota, così tante volte che mi sento una stupida. Se avessi saputo ti avrei cercato e, parola d'onore, ti avrei trovato."
"Come cazzo fai? Come... come cazzo fai a vivere in pace con te stessa? Come fai a vivere con quell'uomo, a chiamarlo padre, come cazzo fai?"
Non ce l'avevo fatta, ero sbottato. Di nuovo. Ma pensavo di averne tutto il diritto.
"Stavo per andarmene, a dire la verità, avevo la scusa dell'università. Ma poi è arrivato Niall e avevo già perso un fratello, non volevo perderne un altro."
Quando nominò Niall mi sentii male, perché sapevo cosa voleva dire. Forse lui aveva ragione, forse Gemma non era uguale ai suoi genitori.
"Ti ringrazio" le dissi prendendole una mano, gesto che la fece scoppiare di nuovo a piangere "ma non accetterò nulla da voi, non voglio venire a vivere in quella casa."
"Ma adesso papà è in prigione, mamma ha chiesto il divorzio, se non vuoi farlo per me o lei, fallo per Niall."

Che cosa ironica, pensai, avevo chiesto poco prima a Louis di andare a vivere insieme, e io, invece, stavo sul serio considerando la possibilità di andare a vivere con la famiglia Styles.

Ricordate quando avevo parlato delle cazzate? Ecco, questa sicuramente era stata la più grossa di tutte. 





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