Capitolo 1.

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Lei era stufa, stufa di doversi subire tutte le colpe della famiglia e di non essere accettata per quello che era. Stufa di non essere considerata abbastanza o all'altezza delle persone che la circondano fingendo di amarla.
Lei voleva andare via, scappare, e lasciarsi tutta quella negativita alle spalle ma non ne aveva mai trovato il coraggio fino a quando non aveva compiuto 16 anni, quando l'avevano accusata di essere una buona a nulla per aver baciato un ragazzo, una cosa normale per quell'età e che sotto un altro aspetta ti responsabilizza facendoti capire che stai crescendo e non puoi permetterti di sbagliare come una bimba di 12 anni. Aveva iniziato a correre alla cieca, pronta ad andare ovunque le sue vans nere l'avrebbero portata, e aveva corso per quelle che sembravano ore ad una velocitá pazzesca finchè il suo stomaco non si era voltato e lei aveva vomitato tutto quello che conteneva. Non sapeva dove si trovasse ma non le andava di chiamare a casa per venire insultata a ancora, nonostante la stanchezza aveva continuato a camminare più piano, questa volta, e senza neanche accorgersene quella ragazzina insicura era arrivata alla spiaggia che stava a 15 kilometri da casa sua e, consapevole di ció che stava facendo: ovvero mettersi contro tutta la sua famiglia, aveva scelto di camminarci sopra a piedi nudi calpestando il mare freddo invece di voltarsi, tornarsene a casa e scusarsi per il suo, legittimo, comportamento, ricominciando ad essere il burattino di famiglia. Sempre che quella si potesse considerare una famiglia.
Aveva smesso di camminare solo quando finalmente si era trovata in un posto in cui si sentiva più libera che mai, in un punto sopra gli scogli che stavano in fondo alla spiaggetta di sabbia bianca. Aveva con se quelle poche cose che ci stavano nella piccola borsetta nera: un pacchetto di sigarette, il telefono e qualche spicciolo; per vari minuti aveva rigirato il pacchetto di malboro rosse tra le mani fissandone ogni particolare e soffermandomi sulla frase che ne copriva la parte bassa: il fumo uccide.
Era sempre lo stesso pacchetto da diverso tempo, circa un anno, con le amiche fingeva di fumare ma in realtà l'idea di autodistruggersi non le dava il brivido della ribellione che dava agli altri.
Era tentata di aprirlo ma non ne era sicura finchè quel qualcosa, o meglio qualcuno le aveva dato della motivazioni, valide e non le solite cazzate, per farlo.
•••
Non gli era mai piaciuta l'idea di essere il migliore, troppa pressione, troppe responsabilità sulle spalle ma aveva delle doti e i suoi volevano che le mettesse in mostra per poter diventare qualcuno di importante, perchè alla fine importava più a loro che a lui, lui voleva essere una persona normale che arrivava a fine mese anche se lavorando duramente ma che poteva permettersi una bella vacanza estiva e qualche sorpresa a moglie e figli.
Fino ai 15 anni circa peró non erano mai stati pesanti e severi nei suoi confronti, fino a quando non era andato alle superiori e tutto era  cambiato. Verso di lui c'erano grandi aspettative, lui ne sentiva il peso fin troppo e aveva iniziato a vivere male, spesso si chiedeva se quello fosse veramente vivere.
Le prime ribellioni era semplici e nessuno le prendeva sul serio ma poi, un giorno, avevano iniziato ad insultarlo per non aver giocato come al solito ad una partita abbastanza importante e lui era crollato. Era appena finita male con un ragazza per lui importante, i genitori e il mister lo stavano caricando troppo e crollare era stato semplicissimo.
Era arrabbiato con se stesso per colpa degli altri e voleva scaricare quella rabbia in qualche modo, quindi era sceso dalla macchina di corsa con il borsone in spalla e aveva iniziato a correre, aveva corso per un tempo indefinito finchè ai suoi occhi non si era presentata una massa d'acqua in piena alta marea, l'oceano.
Si era tolto le scarpe lanciandole sulla spiaggia e aveva lasciato accanto ad esse anche il borsone, prendendo con se solo le cose più importanti. Si era seduto sulla sabbia e avevo lasciato che il mare lo bagnasse tranquillizzandolo... si sentiva in colpa per il suo comportamento, lui voleva solo vivere come un normale sedicenne facendo tutte quelle cazzate che poi un giorno avrebbe raccontato ai suoi figli o nipoti ma non gli era permesso e in quel momento pensava a quanta delusione stesse causando ai suoi genitori. «È colpa mia,solo e soltanto mia» continuava a ripersi.
i suoi occhi lucidi per le lacrime vagano per la spiaggia come se stessero cercando qualcosa, o qualcuno; quando dopo 10 minuti vide un corpo in lontananza rannicchiato su se stesso decise di andare a vedere chi fosse. Non voleva ammetterlo ma la sua non era pura curiosità, in qualche modo lui voleva che quella persona stesse male come poteva sembrare dalla posizione e quindi in qualche modo aiutandola sarebbe riuscito a sentirsi meglio con se stesso e meno in colpa.
Correva sull'acqua lasciandosi le sue cose e i suoi problemi alle spalle, per quanto gli fosse possibile, era come se quell'essere umano gli stesse gridando di andare là e salvarlo. Più si avvicinava più i suoi passi si facevano lenti e incerti, piano piano si era seduto accanto a quella che aveva scoperto essere una piccola ragazza che stava bene. O così pensava Luke, in realtà quella ragazza non stava bene se non fisicamente.
Per un po' non si erano parlati, si erano limitati a guardarsi furtivamente qualche volta, entrambi impegnati nell'analizzare cosa diverse.
Luke studiava quella ragazza che sin da quando le si era seduto accanto stava guardando incerta un pacchetto di marlboro rosse identiche alle sue.
Alyssa, invece, studiava passo per passo la sua vita che assomigliava dannatamente tanto al mare e a quelle sigarette, faceva male e andava ad alti e bassi continui.
"Fumo da quando ho 14 anni, un po' presto e pericoloso per uno sportivo come me ma mi piace. Mi calma in un modo pazzesco che sembra quasi impossibile, non lo faccio per essere un duro ma per non scoppiare e ha sempre funzionato. Fino ad ora" alle parole del ragazzo, Alyssa  sicura ma allo stesso tempo incerta aprí il pacchetto e tiró fuori la piccola assassina porgendolo poi a colui che la stava spingendo a togliersi 6 minuti di vita.
"Saró felice di rinunciare a sei minuti di vita con il ragazzo che mi ha dato un motivo per aprire quel maledetto pacchetto." Una leggera risata lasció le loro labbra violacee per il freddo e, successivamente, spinti da una forza quasi invisibile si voltarono guardandosi negli occhi. In quel momento qualcosa accadde perchè quando due paia di occhi completamente identici si scontrano è difficile non rimanere senza fiato.

Mare//luke hemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora