1 - settimo capitolo.

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Parte prima — Settimo capitolo

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Il contrario della speranza è la disperazione, la resa totale

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Il contrario della speranza è la disperazione,
la resa totale. L'unico peccato per il quale non c'è perdono, né in terra né in cielo.
Raul Montanari

EIREEN

Mi ero soffermata ad osservare le sue membra, prive del soffio vitale, prima che la bara fosse richiusa e ricoperta dal drappo funebre. Osservandola, avevo a stento trattenuto i conati, ma non di certo perché fosse una orribile visione - avevano accuratamente ripulito le ferite e l'avevano vestita onestamente. Conservava la sua bellezza genuina e mi piaceva pensare che, come la bella addormentata, fosse solo in preda ad un sonno senza fine.

Aleysha urlava a perdifiato. Lei era crollata ed aveva spezzato il silenzio religioso.

La fierezza e la calma che aveva mantenuto, si erano sgretolate sotto il peso della perdita dell'amica, dopo il modesto funerale che era stato organizzato. La morte esecrabile a cui era stata sottoposta a Lauren, non poteva passare inosservata.

Mi voltai di nuovo e il viso era ancora contorto dalle urla, la bocca aperta per far uscire tutta l'aria dai polmoni, poi prenderne altra e di nuovo tutto dall'inizio.

Le palpebre violacee e il carnato pallido la facevano sembrare un fantasma, un fantasma assetato di vendetta. Il padre di Lauren era andato via da un pezzo, incapace di restare lì a guardare e desideroso della solitudine.

Le ragazze erano diverse da come le avevo viste fino ad ora - allegre, scherzose, sgargianti. Sempre in vena di far festa, i capelli sciolti e il cuore danzante.

Ora erano cupe, tristi, vestite solo di malinconia.

Mi girai, osservando il cielo cupo fuori ad accompagnare il nostro, più loro, dolore. Il vento muoveva i rami degli alberi, nessuno era uscito di casa.

La città sembrava deserta, abbandonata a se stessa. Un'anima in pena che cercava il raggio di sole al buio.

Non avevo più lacrime. Le avevo versate tutte su una spalla reale, si, perché quello che credevo un normale ragazzo di città, in realtà era un principe, destinato a prendere il regno tra le mani.

Inizialmente, presa dalle emozioni che mi avevano travolto, non avevo minimamente pensato a tutto ciò. Avevo altre priorità. Ma ora ero delusa, forse non proprio delusa, peròe non capivo.

Non capivo cosa portasse un reale, abituato al lusso della reggia, a cene ricche e abbondanti, vestiti ornati di oro e splendenti di pietre preziose, in un sobborgo di città. Aveva l'eleganza e la postura di un reale, ma non lo sguardo.

3000 d.C. - la figlia del diavolo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora