1 - decimo capitolo.

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Parte prima — Decimo capitolo

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EIREEN

Mi sdraiai sul prato e venni subito attaccata dal profumo forte dei fiori intorno a me. Un profumo maturo, che si era preparato durante l'inverno, era nato in primavera e ora danzava impavido tra le fronde degli alberi, solleticando le foglie, e che smuoveva le piccole margherite appena nate.

Avevate mai notato che il profumo dei fiori d'estate sembra più intenso? O forse sono io, che vedevo l'estate più intensa, la vitalità imperterrita.

Come di solito venendo qui non avevo incontrato nessuno, oltre ad un vecchio ubriaco che passeggiava, o per meglio dire ondeggiava, vicino al cancello d'entrata, ma rimaneva fuori. Aveva biascicato qualcosa, del tipo "Non sono degno". Forse non si credeva degno di entrare in quel piccolo paradiso terrestre. Ed io lo ero?

Rimasi così a pancia all'aria, per un poco, fissando il cielo terso e limpido. La luce del sole mi dava fastidio, ma non tanto da obbligarmi a chiudere gli occhi. Un'ape svolazzò sopra la mia testa e il mio primo istinto fu quello di scappare, ma alla fine rimasi ferma dov'ero. Una logica mi avrebbe dovuto far pensare che fosse lei a dover scappare da me, ma non lo fece. Io non davo fastidio a lei, lei non a me. Nessuno aveva paura di nessuno, qui. Tutti erano uguali.

Allungai la mano verso la sacca rossa di tela, cercando le buste di carta e il pacco rilegato. Cosa avrei aperto prima? Era giusto farlo? Infondo, solo il libro era indirizzato a me.

Sospirai un attimo e mi alzai su a sedere, incrociando le gambe e coprendole con la gonna. I lunghi capelli rossi, pettinati e lucenti, mi solleticavano le spalle scoperte e li legai con un filo di pelle che portavo sempre con me. Raddrizzai la schiena e presi il pacco più grosso.

C'era solo scritto "Eireen", nient'altro. La scrittura era elegante e tondeggiante, finiva in graziosi ghirigori sulle lettere iniziale e finale. Probabilmente era stata una donna a scrivere, pensai. Scartai il pacco e presi il libro tra le mani.

Il libro non sembrava essere vecchio, perlomeno visto così. Lo guardai attentamente e notai la copertina grattata, usurata dal tempo e dalle mani che lo avevano tenuto tra esse, di un caldo rosso sangue. Diversamente dagli altri libri che avevo tenuto tra le mani io stessa questo non aveva un titolo scritto sul davanti, benché meno il nome dello scrittore.

Poggiai il libro sulle gambe e lo aprii. C'era solo un piccolo foglietto.

Cara Eireen, aspetto con ansia che tu finisca di leggere il libro, perché solo allora saprai chi sono e perché ho scelto proprio te. Prenditi il tempo che vuoi. La calma è una virtù, soprattutto per i lettori. Leggi e permetti al libro di diventare tuo, come se fosse la tua mano stessa a scrivere. Sviscera il testo, analizzalo, scopri i significati più nascosti. Confido nel fatto che tu non lo porga a nessuno, che sia solo tuo. Alla fine, troverai un altro biglietto. Non leggerlo ora. Aspetta che la sua storia diventi la tua. - L. I.

3000 d.C. - la figlia del diavolo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora