Prima parte - La figlia del diavolo.

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Un libro non si giudica dalla copertina, un libro non si giudica. Si legge.
Vi invito a non soffermarvi al prologo, io non l'ho mai fatto, un lettore non lo fa.
Grazie a chiunque presterà attenzione alla mia storia, non sono una scrittrice, ma amo le parole.

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Prima parte — La figlia del diavolo.

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Il vento si scagliava violento sugli alberi quella notte. Le fronde di essi si muovevano in una danza senza fine, guidata dalla magia del soffio di Eolo. Gli animali si erano rintanati ormai da tempo in fosse, buchi, nicchie, timorati anche alla sola possibilità di uscire allo scoperto e di non fare più ritorno. Si era pensato già che quello sarebbe stato un inverno freddo, a causa dell'arrivo anticipato e improvviso della stagione precedente, ma si era rivelato uno dei più gelidi da molti anni a quella parte o, quantomeno, da quando se ne aveva memoria. Ma nessuno era benché meno consapevole dell'avvenimento che quella notte avrebbe rovesciato le sorti del destino di tutti gli abitanti di quella grande città sulle rive del fiume Tamigi, e mentre tutti fingevano un sorriso a tavola consapevoli della situazione disastrosa che avrebbe portato quell'inverno algido e cupo, una casa era illuminata dalla felicità che solo un grande amore può dare.

Feder e Cara non sarebbero mai potuti essere più felici. Alla nascita del loro ultimo figlio, viste le condizioni in cui gravava la madre, si era pensato che più nessun bocciolo di rosa avrebbe potuto rifiorire nel grembo materno. Ma poi era successo: Cara era rimasta nuovamente gravida inaspettatamente. Era stato un colpo al cuore per lei; si sa, l'uomo desidera sempre ciò che non può avere. 

E non solo loro erano contenti. I due gemelli Jo e Chloe, i maggiori, avevano sempre condiviso le attenzioni paterne e materne e non si preoccupavano minimamente di un loro probabile calo di interesse. Per quanto piccoli – avevano solo sette anni all'epoca – comprendevano appieno la gioia che portava un nuovo pargolo in famiglia. 

E poi c'era Michael, una piccola peste di tre anni, che poco di buon occhio vedeva la nascita di quella che pensava lui fosse solo un, o una, "rompiscatole". Ogni qualvolta sua madre gli chiedesse se fosse felice, lui rispondeva con una smorfia risentita, facendolo sembrare una versione miniaturizzata di Feder, i capelli corvini e il viso dai tratti marcati e dalle labbra carnose, ma con gli occhi color cioccolato come lei.

Il fratello di Cara, Joseph, un medico di nuova leva, aveva stabilito la nascita il giorno di Capodanno, cosa che aveva smosso gli animi delle persone che ne erano venute a conoscenza. Tutti pensavano che alla venuta del nuovo millennio, tutto sarebbe stato raso al suolo, ponendo ogni singolo essere vivente davanti l'onnipotenza di Dio e giudicando ognuno, pace eterna o inferno, erano queste le uniche possibilità a detta dei credenti. Ma quella famiglia di sarti non si faceva abbindolare dalle superstizioni. Per quanto umili e poveri, la loro cultura superava l'inimmaginabile. 

La Chiesa, in concomitanza con il divulgarsi di queste notizie frivole e bigotte, aveva permesso alla popolazione di pagare per essere assolti dai loro peccati, pagare somme di denaro ingenti che servivano a rifocillare le pance dei clericali e le loro casseforti. Non era più il mondo di un tempo, anche se non si aveva più ricordo di quello che era stato. I libri erano stati banditi e la cultura era nelle mani dell'ordine clericale. Pochi avevano accesso ai libri proibiti, rubati o passati di mano in mano da generazioni lontane. Il popolo sapeva cosa era stato da settant'anni a quella parte, ma la loro storia finiva lì.
Come se prima ci fosse stato un eterno inverno a ghiacciare il tempo.

Era vietato parlare del periodo antecedente alla Rivoluzione D'Inverno, quei pochi ad averlo fatto erano stati condannati al rogo in piazza e, se le informazioni trasmesse erano blande e scarse, allora si era più clementi tagliando la testa al colpevole privatamente di avere un passato e di volerlo condividere. Nessuno era libero, nessuno.

Cara iniziò ad avere le doglie la sera del 31 Dicembre, mentre tutti i componenti della famiglia erano indaffarati a divorare quel pasto semplice ma abbondante, per il quale avevano risparmiato per settimane. Joseph abitava nel loro stesso pianerottolo, in un palazzo nei sobborghi di CaerLudein*, con la vernice scrostata e le fondamenta instabili. Gli appartamenti erano freddi, la legna non bastava mai e il camino riscaldava quel poco affinché nessuno morisse di freddo, letteralmente.

L'uomo giunse subito nel piccolo appartamento, porgendo il braccio alla sorella e aiutandola ad entrare nella camera da letto e a distendersi sul materasso duro e vecchio, con dei piccoli buchi ai lati, nascosti dalle lenzuola ruvide al tatto. Si girò, facendo cenno solo a sua moglie, Kalìma, di entrare. Lei era un'appassionata di medicina e spesso lo aiutava, quando due mani non bastavano. I minuti passavano e lo scoccare della mezzanotte era vicina, Feder passeggiava avanti e indietro per il corridoio in attesa di notizie, la fronte corrugata per la preoccupazione, mentre i figli sparecchiavano e iniziavano a giocare a dadi sul tavolo di legno scuro opaco.

Michael guardava i due gemelli omozigoti** giocare, dondolando le gambe a ritmo del tempo. Una gamba avanti e poi indietro, un secondo e due secondi passati.

"Padre, manca un minuto.", disse Chloe, scostando dal volto i lunghi capelli biondi, e porgendo al padre un bicchiere con del vecchio e scadente spumante dentro. Tra le sue mani teneva del succo ai frutti di bosco. Tra i capelli c'erano ancora alcuni residui di guscio di noci. Si avvicinarono a lui che sostava impaziente davanti alla porta e iniziarono a fare il conto alla rovescia, con dei graziosi sorrisi sul volto. Michael, dal canto suo, batteva a ritmo mani e piedi a terra. Allo scoccare del pendolo all'ingresso, si sentì un vagito, segno che quel piccolo essere, che per nove mesi aveva trovato calore e amore nel ventre della madre, ora era pronto a vivere per davvero.

Eireen era nata precisamente a mezzanotte del primo giorno del terzo millennio. Né un millesimo di secondo prima, ne uno dopo. Mentre fuori il terrore dilagava, tra quelle quattro mura ognuno festeggiava.
La sua nascita fu vista come simbolo di disgrazia, in quell'epoca di mal credenze e malocchi.
Per tutti, lei era la figlia del male.

NOTE.
* CaerLudein è stato uno dei tanti nomi dati a Londra, datole dal Re Lud e da cui discende il suo attuale nome. Nella storia, vedremo un capovolgimento storico che mi ha portato all'ottenimento per la città del nome ufficiale di CaerLudein, che nella quotidianità viene chiamata semplicemente Londra. 

** gemelli omozigoti: ho pensato semplicemente ad una modifica "genetica" che permette la nascita di gemelli omozigoti di sesso differenze. 

3000 d.C. - la figlia del diavolo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora