capitolo 1

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La sveglia suonò alle 7.00.
Fuori il cielo nuvoloso non faceva venire per niente voglia di alzarsi. Cristian dovette far ricorso a tutte le sue forze per uscire dal letto.
Dopo essersi dato una rinfrescata in bagno, si vestì con dei jeans scuri e una felpa blu notte con il cappuccio. Davanti allo specchio cercò di riavviarsi un po i capelli per avere un aspetto decente. I suoi ciuffi scuri, in netto contrasto con gli occhi azzurri, non volevano saperne di stare al loro posto. Lasciò perdere e andò in cucina. Lì la televisione era accesa e sua madre si stava preparando una tazza di caffè.
Mangiò qualcosa di fretta e salutò sua madre con un piccolo bacio sulla guancia.
Si soffermò un attimo sullo schermo della tv che sempre faceva il solito servizio sulle morti annunciate che c'erano state quella settimana. Erano notizie che si sentivano praticamente sempre, a tutte le ore, perciò Cristian lasciò perdere, prese lo zaino e aprì la porta per uscire.
-Ricordati di comprare i biscotti quando torni- disse sua madre dalla cucina. -Ok - rispose lui e si richiuse la porta alle spalle. Scese le scale e aperto il portone si ritrovò finalmente fuori con l'aria fredda autunnale che gli rinfrescava il viso.

Si incamminò con passo sicuro verso la scuola percorrendo il tragitto che faceva ogni giorno.
Tornando al discorso delle morti, queste venivano dette "annunciate" per un preciso motivo. Non si trattava di incidenti o normali casi di vecchiaia.
Da tre anni a quella parte infatti delle strani morti avevano iniziato a susseguirsi. Sembravano accadute per cause naturali ma avevano tutte in comune un punto.
Un messaggio.
Un messaggio ricevuto esattamente due giorni prima che la persona a cui era arrivato morisse. Il messaggio recitava sempre la stessa identica frase :
"You will die"
Dopo aver ricevuto il messaggio era praticamente impossibile sfuggire al destino. All'inizio non si riusciva a capire il perché di tutte quelle morti ma, quando si venne a scoprire quel particolare in comune così inquietante, nella città era scoppiato il panico.
Le persone avevano iniziato a distruggere i propri telefoni per evitare la morte ma dopo poco ne ricevevano degli altri via posta inviati da persone anonime. Se anche questo telefono veniva distrutto, la persona che l'aveva fatto moriva poco dopo. Questa soluzione venne così lasciata perdere in fretta.
Molti avevano deciso semplicemente di spegnerlo, ma le morti avvenivano comunque e quando il telefono del defunto veniva riacceso si scopriva che il messaggio era stato inviato comunque.
Anche lasciando la città la sorte era la stessa.
Col tempo così le persone avevano smesso di sperare di scappare , limitandosi a vivere normalmente la loro vita. Normalmente era una parola comunque troppo grossa, visto che la morte sembrava essere sempre presente.
Tuttavia, facendo i conti, gli uomini e le donne che morivano non erano né più né meno di quelli che erano deceduti negli anni precedenti a quella specie di epidemia. Era come se qualcuno ti avvertisse due giorni prima che la tua vita si concludesse.

Cris intanto continuava a camminare, passando affianco a una centrale delle forze dalla A.D.O. Anti.Death.Operation.
Un nome bizzarro per quella che era la forza speciale di polizia che era stata istituita per risolvere questo mistero.
In quei tre anni però non era riuscita a scoprire praticamente nulla. O almeno così sembrava .

Arrivato a scuola , Cristian passò la giornata ad annoiarsi tra i banchi, con le nuvole grigie che ricoprivano il cielo che camminavano lentamente.
Gli sembrava assurdo continuare ad andare a scuola con una situazione del genere. Ma sua madre sosteneva che non era cambiato nulla e un po' di istruzione avrebbe potuto fargli solo bene.
Quando più tardi tornò a casa, dopo essere andato a comprare i biscotti, fece pranzo con solo un po' di pasta.
-Dopo esci?- gli chiese sua madre, che si chiamava Elisabeth.
Era una donna sulla cinquantina, imponente e vigorosa, con i suoi stessi capelli scuri lunghi fino alle spalle e un bellissimo sorriso. Vestiva spesso sportiva ma era sempre una bellissima donna.
- Si mi vedo con Josh -
- Bene, vedi di non fare tardi -

Nel pomeriggio Cris si risistemò per uscire di nuovo.
Era poca la strada che lo divideva dal luogo dell'incontro. Josh infatti lo aspettava nel parchetto dietro casa sua.
Appena lo vide Cris non poté fare a meno di ricordare le differenze che c'erano tra loro due.
Josh, appoggiato su un muretto vicino a una siepe, era normale di corporatura ma sembrava sempre molto basso in confronto a Cristian che era alto più di 1.80. I capelli poi erano più chiari, castani, e gli occhi erano di un marrone nocciola. Inoltre Josh dimostrava di meno dei suoi 17 anni e sembrava più piccolo dell'amico quando invece avevano la stessa età.
Si conoscevano da quando erano bambini ed erano sempre stati insieme. Si erano avvicinati perché Cristian aveva salvato un Josh piccolo e gracile da un gruppetto di bambini che lo prendevano in giro. Da allora avevano continuato a frequentarsi fino a quel momento.
- Ehi Cris, come va? -disse Josh.
-Tutto bene, anche se per poco non rischio di prendere una nota con la prof di matematica-
- Non te la riesci proprio a fartela stare simpatica, eh? -
E così i due ragazzi continuarono a parlare e a scherzare per tutto il pomeriggio finché il cielo, già scuro, divenne proprio nero.
-Be,sarebbe meglio rientrare ora- disse Cris - poi mia madre chi la sente -
- Ok ci sentiamo e semmai la prossima volta ci vediamo quel film di cui ti parlavo -
Si salutarono e ripresero le strade verso casa.

L'aria era fredda e umida e Cristian camminava velocemente per fare presto. Se sua madre si arrabbiava era la fine.
I lampioni erano accesi e le ombre si accavallavano tra i palazzi. Il ragazzo tirò su il cappuccio della felpa per coprirsi meglio.
Dopo qualche svolta riuscì a vedere il profilo della sua casa, in una via laterale di una strada principale della città.
Poco dopo si trovò di fronte al portone . Lì si fermò.
Si girò e alzò lo sguardo verso il cielo.
Era così scuro e immenso da mettergli i brividi.
Gli piaceva. Gli piaceva quel tempo autunnale e quello strano freddo che creava delle nuvolette con il suo respiro.

Dopo aver dato un ultima boccata d'aria fredda, Cris fece per prendere le chiavi dalla tasca. Tirate fuori, le avvicinò per aprire il portone, quando la sua tasca vibrò.
Forse era sua madre che lo cercava perché era in ansia .
Prese il telefono e accese lo schermo .

Un messaggio.

Sbloccò e rimase a fissare il contenuto.

Trattenne il respiro.
Il suo cuore perse un battito.

Poche chiare lettere a formare quel l'unica frase che lo aveva bloccato.
Su quel messaggio infatti c'era scritto

"You will die"

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