CAPITOLO 4

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QUALCHE GIORNO PRIMA...

I due amici erano rimasti fuori dalla palestra, aspettando che la ragazza finisse di allenarsi. Nel mentre, però, si erano avvicinati e, affacciati alla finestra, l'avevano osservata mentre si allenava.

"E' davvero brava." Commentò Luke, osservandola. "E poi, se me lo puoi permettere, quella ragazza è davvero un bel pezzo di..."

"Non. Ti. Azzardare" sibilò l'altro ragazzo.

"Scusa, scusa, non lo faccio più" alzò le mani l'amico in segno di resa.

Rimasero fuori per quasi due ore; Mauro aveva proprio tormentato quella piccola Dea, sfiancandola, e l'aveva fatta combattere con gran parte dei pugili all'interno del locale. Tutti la osservavano e la ammiravano, e non avevano vergogna di essere sconfitti da una ragazzina come lei, perché sapevano che comunque non ne sarebbero stati mai capaci.

Quando finalmente uscì dalla palestra, i due amici entrarono. All'inizio Mauro non si accorse del loro arrivo, occupato ad aiutare qualche suo allievo. Poco dopo si accorse della loro presenza, ed alla loro vista sbiancò.

"Beccato" commentò Luke.

"Va bene stronzi! Tutti fuori. Oggi si chiude prima!" Urlò Mauro, riferendosi agli altri. Lamenti e parole di disappunto inondarono la palestra. A nessuno andava di ritornare a casa prima e, per essere pignoli, loro pagavano quelle ore e perderle equivaleva a sprecare denaro:"La prossima volta saremo aperti fino a tardi ma adesso levatevi e non rompete i coglioni, ho avuto un imprevisto!"

Quando anche l'ultimo lasciò la palestra, Mauro si avvicinò ai due ragazzi:"E voi cosa ci fate qui?!" domandò, sulla difensiva.

"Passavamo da queste parti e abbiamo deciso di venire a salutare il nostro amico" disse Luke, tentando di appoggiare il braccio sulle spalle di Mauro, ma invano. Anche con la sua altezza, Luke era di almeno una quindicina di centimetri più basso dell'allenatore.

"Dov'è la fregatura? Vi conosco da quando ancora non riuscivate a gattonare. Sono io che vengo alla radura, non voi da me. È la prima volta che vi presentate nella mia palestra. Cosa volete?"

"Giusto fare due chiacchiere", continuò il biondo sorridendo sornione.

"Da quanto tempo conosci quella ragazza?" domandò invece a bruciapelo il moro. Il suo tono non ammetteva repliche e neanche il suo sguardo: i suoi modi di fare dimostravano già una grande autorità. E poco tatto soprattutto.

"Chi? Libera?" chiese lui, con finta noncuranza. "Sì, lei." Rispose.

"Beh, da un po'. Qual è il problema? Nella mia palestra può entrare chiunque".

"Risposta sbagliata, amico." Commentò il Beta.

Il ragazzo dagli occhi color pece si avvicinò a Mauro; stava cominciando ad alterarsi:"Vogliamo continuare questa conversazione nella radura insieme a mio padre oppure vuoi dirmi chiaramente da quanto tempo conosci quella ragazza e cosa nasconde?"
"Ma cos'è, un terzo grado? Cosa volete da lei? Che c'entra?" Era evidente che Mauro nascondesse qualcosa. Ma cosa?

"Che cos'è?" domandò di nuovo il moro.

"Qui in città le chiamano <ragazze>. Sai, di solito hanno capelli lunghi e un buon profumo, ed hanno una cosa che noi ometti non abbiamo: una vagina." Il pugno dell'Alpha fu più veloce dei riflessi dell'allenatore, che venne colpito in viso. Luke quindi non gli diede il tempo di reagire e bloccò le sue braccia dietro la schiena.

"Si può sapere che cazzo vi prende, razza di idioti? Luke se non mi lasci ti spacco il culo!" avrebbe potuto liberarsi dalla presa del biondo, ma il moro era figlio di Friedrich e, nonostante fosse più anziano di entrambi, doveva sottostare alle loro regole.

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