CAPITOLO 3

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CAPITOLO   3

- Ok, sarò breve... Una notte stavo andando in macchina, ero in aperta campagna. Poi però, all'improvviso, sul ciglio della strada vidi una donna. Mi implorava di farla salire. Lo feci e me disse che le si erano rotte le acque e mi chiese de andare in ospedale. Però la città più vicina era lontana chilometri e chilometri. Chiamai l'ambulanza, che disse che avrebbe fatto arrivare un elicottero...
- Quella donna è la madre di Julie?
Lui annuì, si sedette e continuò il racconto.
- La donna stava praticamente partorendo, così presi la mia giacca e gliela misi sotto. A lei vennero le contrazioni e la bambina, la SUA bambina, cominciava a uscire. Io le dicevo di stare calma, di respirare e di spingere. Alla fine la bambina scivolò fuori, ma aveva ancora il cordone ombelicale attaccato a sua madre. Piangeva, così la avvolsi nella mia giacca. Ho ancora quella giacca nel mio appartamento e la conservo come ricordo... Poco dopo arrivò l'elicottero, che ci portò tutti e tre all'ospedale. Una volta arrivati portarono Julie e sua madre in sala operatoria e mi dissero di aspettare... Credevano fossi il padre, ma gli spiegai la storia...
- E come mai ora Julie vive qui con te?
- Dopo un po' un dottore arrivò da me e mi disse che ... La signora... Non ce l'aveva fatta... E che, data la mia gestione dell'orfanotrofio e il fatto che ero stato io a farla nascere, la bambina sarebbe stata con me, dato che non conoscevano l'identità della donna e la bambina non aveva altri parenti... Il padre naturale era morto... Julie era il nome che la madre le aveva dato e io non l'ho cambiato... Un po' sono suo papà, perché l'ho fatta nascere, ma non ha il mio sangue.
- Cavoli... Mi dispiace tanto...
- Non importa- disse lui sorridendo- noi siamo felici insieme...
Tornammo nella mensa.
- Ok ragazzi, l'intervallo è finito, si torna in classe!
Il resto della mattinata scorse abbastanza tranquillo, e quando poi arrivò l'ora di pranzo...
- Ehi Melanie - mi sussurrò Michael- vedi quella quindicenne?
- Si...
- Potresti parlare un po' con lei? Lei è molto riservata e non mi parla molto di se', o di come si sente. Tu però sei donna, per cui forse...
- Ho capito, ho capito...
Tutti gli altri bambini erano già in mensa e la quindicenne era l'ultima.
- Ehi- le dissi - come ti chiami?
- Sophie...
- Stai bene?
- Si...- mi rispose lei, ma era ovvio che non stesse bene.
- Mi stai mentendo, vero?
Lei sospirò- si...
La osservai: aveva i capelli legati in tante treccine, la pelle era abbronzata e gli occhi erano color caramello. Era molto bella.
- Andiamo... Cosa c'è che non va?- le chiesi- con me puoi parlare...
- È solo che... Non è facile stare in un posto dove tu sei la ragazza più grande e la ragazza più vicina a te di età ha sei anni! Io oramai sono una giovane donna, eppure devo dividere la stanza con tre dodicenni in piena crisi ormonale !!! È una tortura!!! Quando faccio la doccia devo chiudere la porta a chiave, mi devo cambiare sotto le coperte... È terribile! In più...- abbassò la voce - è molto imbarazzante fare delle domande a Michael, per cui... Non gli ho mai chiesto di comprare degli assorbenti...
- Uuuuuu... Mi dispiace... E quando hai il ciclo come fai?
- Mi imbottisco le mutande con la carta igienica e vado continuamente in bagno... È troppo imbarazzante parlarne a Michael...
- Tranquilla, adesso ci sono io... E questo pomeriggio faremo insieme un salto al centro commerciale...  Dopotutto sei un'adolescente e ti meriti un po' di divertimento!
- Davvero? Grazie!!!- lei mi abbracciò.
Mi sentii inondare di una gioia immensa. Io non ho figli, e sono sterile, e quella che avevo appena provato era una sensazione divina, mai provata prima.
Quello che provi quando ti rendi conto che qualcuno ti vuole bene.
Allora era così che Michael si sentiva ad aiutare quei bambini...
Comunque, andammo nella mensa e mentre i ragazzi mangiavano andai da Michael.
- Ehi, hai parlato con Sophie?- mi chiese lui.
- Si, e ho deciso che questo pomeriggio la porterò al centro commerciale.
Michael sgranò gli occhi: Sophie era sempre zitta e non diceva mai nulla a nessuno, e ora lui era sorpreso nel vedere che si era rifugiata in me.
- In  più - aggiunsi - devi trovare una stanza inutilizzata e devi trasformarla nella sua nuova camera.
- Perché ?- chiese Michael confuso - mi sembrava stesse bene con Mark, Jordan e Martin...
- Michael, lei è una ragazza e ha quindici anni. Loro sono maschi e ne hanno dodici. Immaginati le scene. Mi ha detto che è obbligata a cambiarsi sotto le coperte e che ogni volta che fa la doccia deve chiudersi a chiave nel bagno!
- Hai ragione... Non ci avevo mai pensato... Provvederò subito!
Sorrisi.
Finito di mangiare i bambini si alzarono e cominciarono a sparecchiare tutti insieme.
Li guardai sbalordita. Poi guardai Michael.
Lui sorrise - gli ho insegnato a mettere in ordine...
Quando Michael portò i bambini a giocare, io e Sophie ci avviammo verso il centro commerciale.
- Sophie, ho parlato con Michael...- cominciai a dirle cautamente.
Lei abbassò lo sguardo, imbarazzata.
- E ha detto che ti procurerà una stanza tutta per te !
Sophie sgranò gli occhi- davvero?!
Annuii. Lei sorrise.
Arrivate al centro commerciale Sophie si guardava intorno intimorita ed emozionata.

Tre anni di vita, tre anni di amore.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora