Chapter one. - Am i dreaming?

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Era una fredda e piovosa giornata di dicembre, in Surrey. Ed io, sotto al mio piumino, stavo rileggendo la rinomata saga di Harry Potter interamente daccapo. Ero arrivata al secondo libro, La Camera Dei Segreti. Più precisamente, verso la fine, dove il maghetto inglese incontrava il ricordo di Tom Orvoloson Riddle sedicenne.

"Credi forse che intendessi usare per sempre lo sporco nome babbano di mio padre? Io, che per parte di mia madre ho nelle vene il sangue di Salazar Serpeverde? Io, chiamarmi con il nome di uno stupido babbano qualcunque, che mi aveva abbandonato ancora prima che nascessi solo perchè aveva scoperto che sua moglie era una strega? No, Harry. Mi sono creat-"
Sentii il campanello suonare, ed immediatamente mi fiondai fuori dal mio soffice piumino per raggiungere il citofono. <<Chi è?>> Mormorai con voce assonnata. Non ci fu nessuna risposta, solo uno strano suono continuo piuttosto fastidioso. Mi affrettai ad affacciarmi alla finestra per vedere se ci fosse realmente qualcuno, ma senza risultati. I miei erano in vacanza, per cui loro non potevano essere stati. "Me lo sarò immaginata."

Avendo voglia di uscire a prendere una boccata d'aria, mi tolsi velocemente il caldo pigiama, mettendomi una semplice felpa nera, dei jeans attillati e delle vans nere. Mi sistemai con cura capelli e trucco, e finalmente ero pronta. Prima di indossare la giacca, il mio sguardo cadde sul libro che giaceva sul mio letto ancora sfatto. "Infondo mancano poche pagine." Così, mi sdraiai nuovamente sul letto, con il libro aperto davanti a me.

"Mi sono creato un nuovo nome, un nome che, quando fossi diventato il più grande stregone di tutti i tempi, al solo pronunciarlo avrebbe fatto tremare tutti i maghi della terra!"

Mi sentii improvvisamente risucchiata da quelle pagine e una luce abbagliante avvolse la mia intera visuale. Mi ritrovai all'entrata di una lunga e macabra stanza. A percorrerla, c'erano delle colonne avvolte da serpenti di smisurata lunghezza. In fondo alla stanza, c'era un'enorme statua rappresentante.. Salazar Serpeverde? "No, Calice, è impossibile. Sarà solamente molto simile."

Mi alzai intontita dal freddo e umido pavimento, cercando con lo sguardo una possibile via d'uscita. Mi avvicinai a passo incerto verso la statua in fondo, scrutandola attentamente. "Sembra proprio lui." Mi ritrovai a pensare, mentre infilavo le mani in tasca.

<<E tu chi diavolo sei?>> Una voce profonda non troppo lontana raggiunse le mie orecchie, facendomi sussultare. Mi girai di scatto, come se fossi appena stata scoperta a fare qualcosa che non dovevo. Notai che sulla colonna più vicina vi era appoggiato un ragazzo parecchio alto, che non avrà avuto più di sedici anni. Aveva i capelli neri come la pece e gli occhi di un verde talmente scuro da far sembrare anch'essi neri. Terribilmente bello.

"Non può essere lui. Non è possibile che sia davvero.." <<Tom Riddle?>> Con sguardo confuso, il ragazzo si avvicinò con passo elegante, fino a ritrovarsi a nemmeno un metro da me. <<Chi sei? -Ripeté- Non sembri una studentessa di Hogwarts.>> Mi chiese con tono autoritario puntandomi una bacchetta al petto. "Che? Sto sognando." <<Io.. questa è la Camera dei Segreti?>> Chiesi quasi in un sussurro poco convinto a quello che avrebbe dovuto essere il ricordo di Tom Riddle. Il suo sguardo divenne, se possibile, ancora più confuso. <<Non hai risposto alla mia domanda.>> Mi fece notare, puntandomi la bacchetta con più insistenza.

"Se gli dicessi che sono una babbana, mi ucciderebbe senza pensarci due volte. Io però, ho delle carte a mio favore. E se questo è un sogno, immagino che non ci sia nulla di male." <<Calice Howen e.. sono una veggente. E te lo posso dimostrare.>> Tom abbassò lentamente la bacchetta, avvicinandosi ancora di più a me. <<Bene. Riuscirò ad uccidere Harry Potter?>> Mi chiese con un ghigno terrificante sul volto. <<Non oggi, non qui.>> Risposi con poca voce. La sua espressione tornò ad essere confusa. <<E quando? Voglio una data precisa.>> "Come può un sedicenne incutere tanta paura?" <<2 maggio 1998. Ma non ti converrà farlo.>> "Come diavolo faccio a spiegargli che si ucciderà da solo, uccidendolo?" <<Mhm.. E quando tornerò tra i miei Mangiamorte?>> Chiese con lo stesso tono pretendente. "Ne parla come se fosse la sua famiglia." <<24 giugno 1994.>> "Anche se sono abbastanza sicura che sia un sogno, non dovrei dargli tutte queste informazioni." <<M-ma ora basta domande. Piuttosto, saresti in grado di portarmi nell'Inghilterra babbana?>> Gli chiesi, con più paura che speranza. Lui fece un sospiro, stando zitto per qualche attimo. <<Scambio di favori. Tu risponderai ad altre mie domande, il numero non sono in grado di dirtelo, più o meno fino a quando ne avró bisogno. Io, in cambio, oltre a lasciarti viva, ti porterò nell'Inghilterra babbana. Ci stai?>> "È solo un sogno Calice, un gran bel sogno." <<Ci sto.>>

*SPAZIO AUTRICE.*

Ma buonsalve. Era già da un po' che pensavo di scrivere un storia su Tom Sonounfigo Riddle non troppo banale, e, finalmente i pochi neuroni rimasti in me, hanno prodotto qualcosa.
Continuo a sei voti.

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