III. Edgar Allan Poe

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"Aspetti! Signor Ministro.." dei passi veloci echeggiavano lungo i corridoi del Ministero della Magia.
"Kingsley, per Godric. Non puoi affiancarmi a lui! É pazzo!" Potter cercava di raggiungere l'uomo a passo veloce supplicandolo in ogni lingua conosciuta. Non poteva fargli questo.

Shacklebolt si fermò puntando i talloni per terra e con uno sguardo annoiato sul volto. "Harry.. Sei il Capitano del Dipartimento Auror, e lo rispetto. Ma abbiamo bisogno di un medico forense che ti accompagni-"

"-Ma é pazzo, per Merlino! Si è avvelenato da ubriaco per testare un antidoto!" Harry si era fermato alle spalle del Membro dell'Ordine, che evidentemente non conosceva la compassione, e sperava quantomeno in un favore da amico.

Le spalle del Ministro si sollevarono per prendere un grosso sospiro, e si voltò puntandogli gli occhi nei suoi. "Eppure sei vivo." tuonò.

"Da quanto hai in mente questa idea? E con chi ne hai parlato, prima?"

"Due mesi. E per l'appunto, non sono affari tuoi."

Harry si passò le mani tra i capelli più e più volte, mettendosi poi sull'attenti. "Avrete sulla coscienza la mia salute mentale, Signore." passando immediatamente dal 'tu' al 'voi'. Questo colpì il Ministro come una secchiata di acqua gelida, ma rimase impassibile.

Con un cenno del capo congedò uno dei migliori Auror passati dal Ministero dai tempi dei Paciock e di Moody.

*

"MALFOY?" La voce spaventata di Ron si erse con violenza tra gli scrosci d'acqua negli spogliatoi, appena Harry gli ebbe raccontato dopo un allenamento, che per i prossimi omicidi sarebbero stati affiancati da Malfoy.

Harry aveva appena poggiato a terra il piede dopo la doccia e si avvolse un asciugamano in vita, lasciando che le gocce d'acqua gli scorressero addosso dai capelli grondanti alla cintola. Osservò Ron mentre si metteva una maglietta e si appoggiò al muro. "Me lo ha detto Shacklebolt stamattina, dopo avermi augurato un buon rientro" spiegò ghignando. "Forse pensava di farmi un piacere.."

"E non è cosi, vero?" insinuò Ron mentre si asciugava i capelli con un incantesimo.

"Certo che no, Ron. Perché dovrebbe?"

"Hai cercato lui nel sonno in ospedale.."

Harry rise e percorse con un dito la sua cicatrice, ormai uno dei suoi tanti gesti abitudinari. "Me lo ricorderai finché vivo, vero?"

Ron si unì alla sue risate e fece un sorrisino furbo, lasciando intendere quale sarebbe stata la sua risposta. Fu allora che la porta degli spogliatoi si spalancò e ne entrò un uomo alto e biondo, avvolto in un tetro mantello scuro. Gli occhi grigi del nuovo arrivato squadrarono dapprima Ron e poi corsero veloci sul Capitano Auror seminudo appoggiato al muro.

Un luccichio inquietante gli tempestò le iridi argentee.

Draco esaminò per qualche frazione di secondo ogni singolo dettaglio di quel corpo che era riuscito a vedere solo di sfuggita in ospedale. I capelli bagnati gli circondavano il viso, ricadendo sulle spalle forti. Draco notò la differenza tra adesso e gli anni in cui andavano a scuola, quando Potter ritornava dalle vacanze sempre troppo magro ed emaciato.

Harry ora gli sembrò anche attraente, coperto solo da un asciugamano e con quell'aria di sfida in volto. Scacciò quei pensieri dalla mente: alla fine era di Potter che si parlava.

Il pomo di Adamo gli vibrò un attimo, nel tentativo di spiccicar qualche parola, ma rimase con le labbra schiusa. La voce di Potter tuonò con tutta la sua violenza verso il biondo: "Malfoy. Che ci fai qua?"

Who, When, How and Why.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora