X: Favole e illusioni.

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Spazio Autrice:
Visto che il server non mi fa aggiornare la descrizione della storia, devo riportarlo qui: il capitolo contiene scene di sesso esplicito, quindi mi esonero da qualsiasi tipo di responsabilità.

PS: spero di essere riuscita a scrivere decentemente questa parte. Spero che mi facciate sapere :*

Harry accompagnò Scorpius al letto mentre Draco stava dando fondo alle sue scorte di Amaro del Capo italiano che gli aveva portato in dono Seamus dopo un viaggio.

Erano sei bottiglie colme di un ottimo liquore ambrato. Ne aveva assaggiato un pò a casa dell'irlandese per brindare ad un caso risolto. Era stata una grande serata.

Prese per mano il bambino e lo condusse nella sua camera. Accese le candele del soffitto, che aveva allestito sapendo che al piccolo sarebbero piaciute, e scostò un lembo della coperta.

"Forza Scorpius, devi dormire." gli sussurrò.

"E papà? Mi da il bacio della buonanotte prima di addormentarmi." si lamentò in un grosso sbadiglio. La luce riverberò sui capelli biondi di quello che ad Harry sembrava un piccolo angioletto. Era minuto per i suoi cinque anni; sembrava quasi fragile, come se la brezza potesse trascinarselo via da un momento all'altro.

Harry sorrise e gli baciò teneramente una guancia, mentre gli avvolgeva con un braccio il corpicino.

"Papà mi legge anche una fiaba, comunque." disse sornione, e si adagiò sul cuscino incrociando le braccia al petto. Harry sollevò il sopracciglio e sospirò.

Ormai aveva imparato a non contraddire mai un Malfoy.

Non ci pensò più di due volte e ripescò "Le Favole di Beda il Bardo" da uno scaffale.

Lo aveva comperato qualche anno prima da un rigattiere di Diagon Alley; era di seconda mano e aveva una dedica in latino sul frontespizio che Hermione gli aveva gentilmente tradotto.

L'amore vince tutto.

Si fece coraggio e iniziò a leggere

"C'era una volta un vecchio mago gentile che adoperava la magia con generosità e saggezza a beneficio dei suoi vicini." La voce bassa e calda cullò il piccolo Malfoy.

"Invece di rivelare la vera origine del suo potere, egli fingeva che le pozioni, gli incantesimi e gli antidoti gli sorgessero già bell'e fatti dal piccolo calderone che chiamava la sua pentola fortunata. Nel raggio di miglia, la gente veniva da lui con i propri problemi e il mago era lieto di dare una rimestata alla pentola e aggiustare ogni cosa.

"Il mago, che era molto amato, visse fino a una notevole età, poi morì, lasciando ogni bene all'unico figlio. Costui era di disposizione molto diversa dal suo gentile padre. Coloro che non sapevano praticare la magia erano, nella sua opinione, privi di alcun valore, e più d'una volta egli aveva litigato col padre per via dell'abitudine di quest'ultimo di dispensare soccorso magico ai vicini.
Alla morte del padre, il figlio trovò nascosto nella vecchia pentola un pacchettino, che recava il suo nome. Lo aprì, sperando che vi fosse dell'oro, ma invece c'era una pantofola morbida e spessa, troppo piccola per indossarla e senza compagna. Un frammento di pergamena all'interno della pantofola diceva: «Con la viva speranza, figlio mio, che tu non ne abbia mai bisogno».
Il figlio maledisse la mente rammollita del padre, poi gettò la pantofola nel calderone, deciso a usarlo d'ora in avanti come cestino per la spazzatura..-"

Who, When, How and Why.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora