I. St. Mungo

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La pioggia incessante sferzava sulle finestre dell'Ospedale Magico di Londra, quella notte. Dal cielo plumbeo e senza luna iniziarono a cadere piccole gocce di pioggia, ticchettando sulle ampie finestre.

I corridoi silenziosi e spogli erano illuminati solo da qualche candela, e la luce tremolante proiettava grandi ombre sui muri bianchi. Quando uno dei Medimaghi attraversò una delle navate, i passi riecheggiarono in quella tacita calma.

L'uomo procedette con passo spedito verso l'androne principale, e controllò il suo braccialetto, allacciato al polso destro. Ogni dipendente ne aveva uno, collegato alla reception tramite un Incanto Proteus: ogni qualvolta ci fosse stata un'emergenza, lui sarebbe stato avvisato immediatamente.

Lanciò un'occhiata al polso, e si decise a raggiungere l'atrio.

"Ma insomma, questa emergenza?" urlò alla centralinista.

La donna lo squadrò disgustata per un attimo, giusto il tempo di fulminarlo con uno sguardo truce e alquanto omicida, e gli indicò con un dito un uomo su una barella, svenuto e coperto di sangue. Aveva dei folti capelli neri che gli incorniciavano un volto spigoloso e contratto in una smorfia di dolore.

Il petto era scoperto, e dalla barella pendevano i lembi di una divisa nera. Il guaritore ne afferrò un angolo e scoprì un distintivo da Auror.

Harry James Potter, Capitano.

"Maledizione." borbottò.

Trascinò la barella in fretta per i corridoi, deciso a raggiungere celermente la Sala di Primo Soccorso, e nel frattempo esaminava le ferite inferte sul suo corpo: lunghi e profondi squarci sfiguravano l'addome e il petto,; le labbra quasi cianotiche e schiuse, il capo abbandonato di lato, certamente non lasciarono presagire al Medimago nulla di buono.

Raggiunse una piccola Stanza, dotata di lettino e strumenti sterili, ed eseguì un incantesimo di levitazione su Harry, prima di adagiarlo sulle lenzuola fresche. Si arrotolò le maniche del camice candido, e afferrò la bacchetta, deciso a rimarginare ogni ferita.

La pioggia adesso era incessante, e si imponeva con furore contro i vetri delle imposte: il forte vento, poi, sibilava attraverso le fessure minacciosamente.

La porta della Stanza si spalancò con un rumore sordo, e un ragazzo dai capelli rossi e una divisa grigia, con lo stemma del Ministero, si precipitò con impeto di fronte il lettino. Lo sguardo indagatore del nuovo arrivato si posò sul Guaritore, e i suoi occhi si posarono sull'avambraccio sinistro.

"M-Malfoy.." balbettò lasciando correre la mano verso la veste, nell'alloggio della bacchetta.

Draco Malfoy sospirò rumorosamente, maledicendo distrattamente chiunque ne avesse la giurisdizione per avergli reso la vita così infelice.

"Perspicace, Weasley! Ora vuoi dirmi che cazzo é successo allo Sfregiato?" sbraitò il biondo.

"Una Lamatagliente d-doppia in un covo di v-vampiri" provò a spiegare, cercando di serrare le labbra e aggrappandosi inutilmente alla superficie liscia e gelida del muro dietro di lui.

"Cos'è, oltre che stupido sei balbuziente?" chiese Malfoy intingendo delle lunghe bende in una soluzione verdognola, continuando a curare gli squarci sull'addome di Harry Potter, ancora svenuto sulla barella.

A forza di vedere ferite inferte da Magia Oscura, si era fatto spiegare dalla madre un contro-incantesimo insegnatole da Piton, prima che l'uomo morisse. E a dir la verità si era guadagnato un'ottima fama di Guaritore.

Fece lievitare un paio di pozioni dall'armadietto accanto lo stipite della porta, e decise di iniettarle nel braccio di Potter, cercando di ignorare le tracce di sangue ormai depositatesi sul camice.

Who, When, How and Why.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora