VI. Al doman non c'è certezza

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Se c'era qualcuno che Draco odiava anche più dei Grifondoro, erano i Grifondoro intelligenti. E la Granger era una di quelli.

Quando veniva interpellata la Granger, la situazione era o troppo complicata da gestire per due decelebrati come Potter e Weasley, o avevano combinato un bel casino.
Draco non seppe dire, in quel locale, perché Harry avesse chiamato la Mezzosangue, ma da come gli sorrise Potter seppe che era nei guai.

Era riuscito a carpire ben poco della conversazione avuta tra quei due, ma non si sentiva affatto rincuorato dall'uomo che lo stava salutando. Rimase impalato sulla sedia, e volse lo sguardo alla vetrata.

Questa affacciava su un vicolo male illuminato, uno dei tanti che immetteva al Piccadilly Cyrcus. Aveva passeggiato diverse volte con Scorpius tra quelle strade, col bambino aggrappato alla sua mano o assopito fra le sue braccia. Non aveva mai amato nessuno come amava suo figlio. Sarebbe corso fino in capo al Mondo, avrebbe superato le Colonne d'Ercole, scalato gli Appalachi per lui.

Sarebbe stato il padre presente che lui non aveva mai avuto. Lo avrebbe visto crescere, sarebbe stato orgoglioso di lui.

Un forte calore si irradiò nel suo petto mentre il sorriso del piccolino rischiarava il tumulto dei suoi pensieri, e si concesse un sospiro a palpebre socchiuse.

Ancora rivolto alla finestra, vide il profilo incappucciato di una donna incinta che chiamava un taxi, e riportò lo sguardo verso il tavolo, convinto che quella donna fosse Hermione. Rilassò in fretta le spalle e afferrò un coltello.

La sua mente vagava per confini inesplorati, adesso. Riviveva ogni caso risolto con i detective della Scotland Yard, ogni singolo dettaglio che avrebbe potuto aiutarlo nelle indagini.

Numerose volte era stato molto più importante la dinamica di un omicidio, che scoprire il colpevole vero e proprio.

Scovare il colpevole non è altro che una conseguenza del come avveniva un omicidio e il frangente nel quale veniva consumato il delitto.

Successivamente al "chi?", la domanda da porsi era "perché."

Oppure viceversa. Molte volte il movente era così semplice da individuare, che il colpevole saltava fuori nell'arco di una scopata e di un caffè.

Con precisione millimetrica incise le lettere "how" nel tovagliolo.

Già.. Come?

"Un corpo. Nessuna impronta. Nessuna macchia di sangue. Una maschera." recitò. Poi prese fiato.

"Un corpo. Nessuna impronta. Nessuna macchia di sangue. Dodici pezzi esclusa la testa."

Era un punto dannatamente penoso dal quale partire, e lui non poteva fare altro che attendere un nuovo omicidio e una nuova vita che si spegneva.

Una piccola fiamma in balia della tempesta. Questa era la loro vita.

L'uomo era fragile quasi quanto una voglia al vento, si disse.

Sbatté il pugno sul tavolo, frustrato, e lanciò un'occhiata agli altri clienti del locale: il rumore era troppo alto perché lo avessero sentito. Si osservò le mani, i polpastrelli. Avrebbe voluto avere un pò più di sangue freddo, calma, per analizzare meglio la situazione, avere almeno qualcosa su cui lavorare.

Ci voleva. Solo. Sangue. Freddo..- si ripeté.

Sangue.

E se..-?

No. Non sarebbe stato possibile. Il ministero non aveva un database computerizzato nel quale schedare né le impronte digitali, né le discendenze. Avevano l'anagrafe, per quello.

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