VII: Harry Potter e la Serpe Omosessuale

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Fu Draco a ritrovare Potter riverso sul pavimento, la mattina seguente. L'aria fredda sferzava combattiva contro le sue gote candide, donandogli un lieve rossore esattamente sotto i zigomi.

Era giunto al Ministero con l'intenzione di parlare col moro, deciso a risolvere il caso prima di ritrovarsi costretto a lavorare su un altro cadavere. -due bastano e avanzano- borbottò.

Aveva spalancato la porta del loro ufficio con un caffè e un tè in mano, facendosi strada fra le pile di carte sparsi per terra, e si fiondò verso la scrivania di Potter, scoprendola vuota. Draco si guardò un po intorno, quasi intimorito che uno di quei fascicoli aperti avesse potuto inghiottirlo, e aveva deciso di sedersi sulla postazione di Weasley, guardandolo sottecchi.

Questo sollevò lo sguardo e scosse impercettibilmente il capo, sbuffando: "Visto che so per certo che quel tè non è per me, no.." fece una pausa annoiata e ritornò ad analizzare una testimonianza, "Non so dove si trovi Harry adesso."

Draco ghignò e si diresse verso la porta in un flebile frusciare del mantello. L'aveva accomodato meglio sulle spalle sollevandosi il colletto, e si era Smaterizzato.

*

Potter non rispondeva.

Aveva bussato. Una, due, tre volte.

Il Grimmauld Place era sconquassato adesso dalle urla del giovane Malfoy, che stava spintonando la porta con la speranza che questa si aprisse..

"Harry!" provò, continuando a percuotere la porta. "Potter!"

La parte più razionale del suo cervello gli stava ricordando a intervalli regolari che il moro, in quanto essere umano, aveva la capacità di dormire.. Forse era sprofondato in una sorta di letargo temporaneo e la mattina dopo sarebbe ricomparso in ufficio con una pista da seguire.

Ma puntualmente una vocina demoniaca, insita nei meandri del suo subconscio più masochista, continuava a farsi beffe del suo buonsenso sostenendo che, proprio perché Potter era un essere umano, sarebbe potuto essere morto.

-Che equivaleva a dire altro lavoro.- sia ben chiaro.

Draco poggiò la testa contro lo stipite del portoncino e si avvicinò perentorio alla finestra. Un colpo ben assestato e questa si infranse arrendevole sotto le sue nocche insanguinate. Scavalcò veloce oltre il davanzale e atterrò dolcemente sul pavimento, in un turbinio fluttuoso di mantelli e capelli biondi alle luci di tremule candele.

Gli occhi di Malfoy percorsero attento il salone, ed estrasse la bacchetta.

E se fosse morto davvero?

Un brivido gli percorse la spina dorsale e si rintanò nel suo stomaco, attanagliandolo in una morsa ansiosa. Il suo cuore accelerò istantaneamente, quasi percependo una terribile calamità in diretta collisione con la terra. Si avvicinò ai piedi del divano, e con una smorfia di orrore, disgusto e apprensione scovò Potter riverso sul freddo parquet.

Si era avvicinato lentamente e lo aveva sollevato fra le sue braccia, prima di stenderlo sul divano. Un acre odore di alcol raggiunse le sue narici e costrinse ad arricciare il naso. Il volto di Potter era segnato dalle lacrime, contratto in un cipiglio disperato: le labbra rosee schiuse e le gote infiammate erano la conferma a tutto i dubbi di Draco: di certo non si era addormentato da sobrio.

Malfoy si sedette sul divano, lungo il fianco dell'Auror, e si concesse qualche secondo per osservare l'uomo sotto di lui. Inconsciamente accostò una mano alla sua guancia e ne percorse il profilo, mentre col pollice sfiorava le labbra in una carezza indiscreta.

-Chissà che sapore hanno ..- pensò. Nella sua mente prese forma Harry, accarezzato dalla brezza leggera della sera, steso accanto a lui nel letto.

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