La ragazza della villa

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Finite le lezioni Haru si diresse nell'aula degli insegnanti come chiestogli dal professore.
Entrato nell'aula vide l'insegnante seduto alla propria scrivania con in mano un paio di fogli.

"Ah Yagami! Vieni, vieni" disse l'uomo facendogli un cenno con la mano, quando si accorse della presenza del ragazzo.
"Come mai mi ha convocato qui professore?" chiese Haru con quel suo falso sorriso che aveva sempre stampato in viso.
"Avrei un favore da chiederti..."

"Dovrebbe essere questo l'indirizzo eh..." pensò il ragazzo, giunto di fronte un'enorme villa.
"Puoi portare questi fogli all'alunno Suzuki? Frequenta la terza C, non si è ancora presentato a scuola.
Vorrei che tu lo convincessi a frequentare regolarmente le lezioni. Tieni, questo è il suo indirizzo" queste furono le parole dell'insegnante il giorno prima e il ragazzo, nonostante non avesse la minima voglia di accontentarlo, non poteva rifiutare la richiesta di un professore.

Ebbe la certezza che quello fosse davvero il posto giusto quando lesse vicino il cancello: "residenza Suzuki". Il cancello non era completamente chiuso, cosí entró, pensando di citofonare una volta arrivato davanti al portone. Ci mise circa sette minuti per superare il gigantesco giardino che precedeva la villa ed arrivare davanti l'entrata principale.
Dopo aver suonato il campanello, gli venne ad aprire una domestica.

Era una donna sui quarant'anni, alta e snella, aveva in mano uno spolverino grigio col manico in legno. I suoi capelli castani erano raccolti in una cipolla.

"Buongiorno, scusi il disturbo, cerco Suzuki, sono un suo compagno di scuola" disse Haru, naturalmente con indosso la sua "maschera" sorridente.
"Buongiorno, prego si accomodi" rispose gentilmente la donna facendolo entrare.

La villa dall'interno sembrava ancora piú grande, solcato il portone d'ingresso si vedeva un enorme scalinata centrale che portava al primo piano, partiva dal basso stringendosi piú si saliva. A destra della scalinata c'era il salotto, dove la donna condusse e fece accomodare il ragazzo.

"Aspetti un attimo qui, vado a chiamare la signorina" disse la domestica uscendo dalla stanza.
"Ha detto "signorina"? Sentendo parlare il professore pensavo fosse un maschio, si sará confuso..." pensó Haru, guardando con attenzione l'elegante salotto.

"Un ospite?!" sentí urlare dal primo piano.
Al sussegguirsi di quell'urlo ci furono altri rumori: passi veloci che non facevano altro che spostarsi, andarono da destra a sinistra tre o quattro volte, dopo di che si sentí qualcuno scendere le scale, e si spalancó la porta del soggiorno.

Sul bordo della porta c'era una ragazza splendida. Lucenti capelli biondi le scendevano ad onde sulla schiena e un semplice vestitino blu le copriva il corpo alto e snello.
I suoi occhi erano di un azzurro di quelli che ti lasciano senza parole, come quando le persone, stanche un po' di tutto si mettono a guardare il cielo liberando la mente.
Aveva il respiro affannato, probabilmente i passi che si sentivano fino a poco prima erano i suoi. Stette sulla soglia della porta un paio di minuti piegata con le mani poggiate sulle ginocchia e la testa rivolta verso il basso a riprendere fiato.

Quando alzó lo sguardo e guardó il ragazzo mostrandogli un sorriso a trentadue denti, si diresse velocemente verso di lui e gli strinse la mano dicendo, con voce allegra:
"Ciao, io sono Kanade Suzuki, Asami la mia domestica, mi ha detto che sei un compagno di scuola."
"Si, è un piacere conoscerti, sono Haru Yagami, il professor Yamazaki mi ha chiesto di portarti questa cartella e questi appunti, vorrebbe anche che tornassi a scuola" rispose Haru, dandole la cartella e gli appunti, Kanade li prese in mano, gli guardó un attimo, e la sua espressione cambió completamente. Passó da un meraviglioso sorriso ad una faccia seria e forse, un pó malinconica...

Occhi dal colore nascostoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora