Capitolo 5

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Ho passato i quattro giorni sucessivi fondamentalmente appiccicata al divano.
Ovviamente non toccavo cibo, se non uno yogurt o una mela al giorno, che non riuscivo nemmeno a finire. Quella situazione però cominciava ad annoiarmi, volevo riprendere la scuola e lo sport, così Mercoledì ero già con lo zaino in spalla e la giacca.
-Sei sicura di voler andare?-
-Si, mamma.- Le ho ripetuto per la quindicesima volta, prima di uscire per la scuola. Avevo ancora due linee di febbre, sui 37 gradi, ma non mi sentivo male.
Ho preso il solito autobus, sono scesa alla solita fermata e ho pensato: "bentornata routine."
Ho fatto finta di essere in ritardo per convincere il mio cervello e le mie gambe a lavorare più velocemente.
Ogni caloria conta.
Sei stata a letto per troppo tempo.
Ma ho fatto gli esercizi....
Provavo a ribattere contro la vocina.
Si ma non hai camminato per niente!
Rimedio ora.
Sono arrivata a scuola con il fiatone e dovevo ancora fare tutte le scale per arrivare in classe. Alba e Vittoria mi aspettavano dai gradini, come sempre. Loro sono quelle con cui passo più tempo a scuola, anzi, tutto il tempo, nonchè le mie migliori amiche. Uno dei pochi motivi per cui mi alzavo dal letto la mattina. Quella mattina però non avevo voglia di vedere nemmeno loro.
-Elenuzzaaa! Come va?- Alba mi ha dato un bacio sulla guancia.
-Eh... Va.- Le ho risposto distrattamente, mentre salivamo su per le scale. Non ci ha fatto caso. Meglio così.
Mi sono seduta al mio posto e sebbene avessi fatto solo due rampe di scale mi sentivo morire, vicino a me c'era Vittoria, detta Tori.
-Tutto bene?- mi ha detto, posandomi la mano sulla spalla.
-Si si sono solo stanca.- Ho finto, di nuovo.
Davanti a noi sedevano Alba e Asia un'altra ragazza con cui avevo legato molto l'anno precedente. Si erano sedute anche loro ed erano voltate verso di noi per chiacchierare.
-Sei dimagrita parecchio Ele.- Mi aveva detto Alba.
-Ecco, ci risiamo.- Ho detto io, facendo l'aria di chi si scoccia a sentire sempre le stesse cose, ma dentro di me la vocina stava facendo una piccola festa.
Vedi che si nota?
-Sono stata male e non ho mangiato molto in questi giorni.- Ho aggiunto, come per giustificarmi.
-La dieta non la fai più?- Ha chiesto Vittoria.
-Si la sto ancora facendo.-
-Senti che ossicine...- Mi aveva detto posandomi una mano sulla spalla.
È entrata la prof della prima ora, quella di Arte.
"Almeno cominciamo con qualcosa di leggero.." Mi ero detta.
Ho tirato fuori astuccio e quaderno con tanta buona volontà per prendere appunti, ma niente. Non riuscivo ad ascoltare.
Poco dopo ricordo che ha iniziato a girarmi la testa, inizialmente non ci ho dato peso perchè pensavo fosse a causa dei nuovi occhiali, ma poi è diventata una cosa sempre più forte, accompagnata da un senso di nausea.
-Tori, non mi sento bene... Mi gira la testa. Mi accompagneresti in bagno?- Avevo sussurrato all'orecchio della mia vicina.
Abbiamo approfittato dell'entrata della bidella per andare alla cattedra e chiedere alla prof il permesso per andare al bagno.
Non appena uscite dalla classe ho cominciato a vedere dei luccichii, poi tutto nero, poi più niente.
-Elena, Elena... Brava, così, apri gli occhi. Piano piano...-
Un ragazzo vestito di rosso mi stava fissando con una torcia in mano, mentre una mia compagna mi stava reggendo i piedi.
-Che è successo?- Devo aver biascicato, mentre due ragazzi del 118 mi hanno tirata su e mi hanno adagiata su una sedia a rotelle.
-Sai dove ti trovi?- Non ho risposto. In effetti, non lo sapevo.
Poco dopo mi hanno trasferita su una barella e tremavo, perciò mi hanno messo una coperta. Vedevo i visi sfocati delle mie compagne di classe, c'erano Vittoria, Alba e Francesca.
Poi è arrivata una signora con i capelli ricci, che poi ho realizzato essere la preside, che mi ha stretto la mano e mi ha sussurrato: -Forza, siamo tutti con te.-
Un attimo dopo ero in un'ambulanza, ero svenuta.
Il ragazzo che mi ha soccorso mi ha chiesto dei dati e io stavo cominciando a capire. Quando ero sdraiata sul pavimento sentivo parole confuse... Cibo, dieta, non ha fatto colazione, dovevate starci attente, e roba del genere. Solo lì ho iniziato a connettere. Ho risposto alle domande del ragazzo, mentre un'altra ragazza al mio fianco mi rassicurava. Sono arrivata in pronto soccorso, dove c'era mia mamma.
-Che hai combinato?- mi ha detto con un filo di voce. Vedevo che era davvero preoccupata. O qualcuno le aveva detto che non mangiavo, o se ne era accorta da sola. Stupida non lo era di certo.
Con la barella mi hanno portato in una stanza, dove un'infermiera giovane è arrivata con due pacchi di fette biscottate e della marmellata.
-Sei svenuta perchè non hai fatto colazione.- mi ha detto. Questo sottointendeva che avrei dovuto mangiare quella roba.
-Io non le mangio.- Le avevo detto, ferma.
-Allora devo farti una flebo.-
Nel frattempo mia mamma piangeva. Era arrabbiata, delusa, preoccupata... Non riuscivo a capirlo.
Ho buttato giù metà fetta biscottata con una goccia di marmellata per evitarmi la flebo, ho una gran paura degli aghi. Poi ho discusso con mia mamma a lungo.
-Lo sai che se non mangi muori, vero?-
-Non muoio mamma, voglio solo perdere qualche chilo.-
-Ma non ne hai bisogno, sei già sottopeso.-
-Sono grassa.- Mi sono lasciata sfuggire. Maledetta vocina.
-Dove lo vedi il grasso? Elena, ti stai autodistruggendo, sono tutti preoccupati per questo tuo problema.-
-Non è un problema.-
Da quando voler perdere tre chili era diventato un problema?!
-Lo è.-
Siamo andate avanti così per una buona mezz'ora, poi è arrivato un dottore che avevo già conosciuto l'estate prima, quando mi era venuto l'attacco di panico.
-Allora, che è successo?-
Dopo avergli raccontato tutto ha detto che era meglio se ci vedevamo tutti insieme il giorno seguente (io, lui, mamma e Deborah, visto che mio papà era fuori città) per fare un po' il punto della situazione e un piano alimentare.
Non mi avrebbero ricoverato, per il momento, e io ero al settimo cielo.

Il peso della felicità // Anoressia e Bulimia - la mia storiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora