MURA DI TENEBRA

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L'alba giunse coperta da una pesante coltre di nubi. Come di consueto i tre capitani si trovarono nella tenda del comando a discutere i piani per la giornata, "Abbiamo due possibili vie da percorrere", disse Falster osservando ed indicando la mappa, "Una più corta e pericolosa che ci porterà al castello in poche ore, ed una molto più lunga ma sicura". I tre si guardavano pensosi mentre un unico ricordo affiorava nelle loro menti; risaliva a vent'anni prima, quando si erano trovati a collaborare per la prima volta insieme, da allora poco in loro erano cambiato, eccetto qualche ruga in più. Olaf era stato sin dalla giovinezza un uomo ben piazzato e anni di bevute gli avevano donato una grossa pancia, era forte come un toro anche se più basso della media, la sua qualità era di essere senz'altro un grande stratega. Gli occhi azzurri e vispi erano incorniciati da una folta barba brunastra, le sopracciglia cespugliose davano, insieme al suo grosso naso, un aria perennemente corrucciata che suscitava il timore dei più giovani. Falster, al contrario, era alto ed asciutto con una muscolatura non troppo sviluppata, aveva capelli rossi come del resto la barba, e due acuti occhi verdi. La sua vera forza stava nella sua incredibile intelligenza e nel suo senso pratico, pertanto si era sempre accollato tutte le questioni di logistica e la responsabilità degli assedi. Freidrik era il più grande dei tre, più basso di Falster, ma con una muscolatura imponente. Aveva lunghi capelli biondi, come era lunga e bionda la sua barba. Gli occhi erano freddi ed azzurri come il ghiaccio. Aveva una dote naturale per il comando, i suoi uomini lo avrebbero seguito ovunque e non si era mai tirato indietro di fronte a nulla.
Si erano conosciuti durante una campagna in Danimarca. Era capitato loro di dover prendere una decisione simile e il risultato era stato la perdita di molte giovani vite. Il ricordo era ancora vivido nelle loro menti ed un brivido li percorse. Dopo diversi minuti di pesante silenzio Freidrik sbottò con voce perentoria: "Facciamo la strada più lunga, non voglio rischiare nulla e in ogni caso non abbiamo fretta", in cuor loro anche Falster e Olaf speravano prendesse quella decisione e ne furono compiaciuti. Sistemati gli ultimi dettagli logistici per la giornata ed usciti per comunicare il programma del giorno agli uomini, trovarono il paesaggio che andava imbiancandosi. La marcia quel giorno fu molto più dura di quelle precedenti a causa della neve che aveva trasformato il terreno in un paltano che risucchiava gli stivali rendendo il tutto più difficile. Dopo lunghe ore di estenuante marcia si trovarono davanti ad una ripida collina che faticarono molto a scalare, infine dall'altra parte scorsero il castello di Tønkvešt; le livide mura si stagliavano per cento piedi dal terreno candido, i bastioni ai quattro angoli e il grande portone davano alla struttura un aria massiccia ed impenetrabile. Freidrik non si fece impressionare dall'aspetto imponente del castello, pensando tra sé e sé che aveva espugnato fortezze molto più massicce. La notte oramai incombeva e i capitani fecero accampare gli uomini, i grandi fuochi rischiaravano la tenebre e mitigavano il freddo pungente, ma gli uomini erano un po' inquieti, l'assedio era prossimo e non sarebbe stato semplice.

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