CAPITOLO TRENTATRÉ

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Rimango sveglia tutta la notte, guardando il soffitto e sentendo il respiro dei miei compagni. Non ho la forza di dormire, non voglio che i miei incubi mi assillino anche nel sonno.
Lo scenario della paura dà di che pensare alla notte.
Improvvisamente sento muoversi attorno a me.
Gli iniziati si alzano contemporaneamente e vagano per la camerata, vestendosi come degli automi. Capisco subito che è iniziata la simulazione e mi unisco a loro; in fondo alla stanza Peter sta facendo lo stesso, l'unica che non si sta vestendo è Tris.
Questo prova definitivamente che lei è una Divergente e mi chiedo se devo andare da lei e avvertirla, smascherando il mio segreto. Una parte di me sa che non dovrei neanche esitare e metterla subito al corrente della situazione, ma sono ancora diffidente su di lei.
Per fortuna capisce da sola che deve seguire gli altri e anche lei si veste.
Usciamo dal dormitorio e camminiamo insieme per i corridoi; c'è Max che ci guarda attento, probabilmente nella speranza di scorgere qualche Divergente.
Arriviamo in una caverna dove ci sono già molti Intrepidi ad attenderci. Su dei tavoli sono state sistemate pistole, fondine e cinture.
Un brivido mi percorre la schiena; lo sapevo per cosa ci volevano usare, ma avevo sperato fino alla fine di sbagliarmi.
Una volta armati ci dirigiamo verso l'uscita. Prendo il ritmo di marcia degli altri e fisso il niente difronte a me, sperando di risultare abbastanza credibile.
Poco dopo siamo all'aria aperta, tutti in fila lungo i binari intenti a salire sul treno fermo.
Mentre aspetto il mio turno cominciano a sudarmi le mani; mi sento come un uccello con le ali spezzate circondato da un branco di gatti che non si sono ancora accorti di lui, ma che lo faranno presto.
So in realtà di non essere del tutto sola, ma non oso neanche cercare con lo sguardo Peter.
Salgo sulla carrozza e mi posiziono in mezzo agli Intrepidi, immobile, senza avere il coraggio di muovere un dito.
Per tutto il tempo del viaggio rimango a rimuginare sul mio flebile piano. Non so dove stiamo andando, ma devo essere in grado di tornare al quartier generale degli Intrepidi, però non prima che Eric non mi abbia visto scappare verso i Pacifici.
Il treno si ferma e dobbiamo saltare giù, cerco di imitare il più possibile gli altri, ma metto un piede in fallo e per poco non cado.
Pregando che nessuno abbia notato il mio barcollamento, mi rimetto in fila con gli altri.
Cerco di capire dove siamo e quasi emetto un gemito di disperazione quando mi rendo conto che ci troviamo nel quartiere degli Abneganti. Le strade dissestate e gli edifici tutti uguali non possono essere di nessun altro se non loro.
Il mio enorme problema ora è che non conosco la strada per tornare nel quartiere degli Intrepidi.
Una mano mi stringe improvvisamente il braccio ma mi costringo a non sussultare.
Eric mi trascina dall'altra della strada, dietro ed un edificio.
«Vattene ora.» mi ordina «Veloce, prima che ti veda qualcuno»
Lo guardo negli occhi con fermezza. Vorrei dirgli qualcosa, urlargli che stanno per commettere un azione vile e ignobile, ma non servirebbe a niente.
Soffoco la mia rabbia e mi volto verso i campi dei Pacifici. Sembra ancora tutto così tranquillo che mi sembra di essere in un sogno, in un incubo.
Corro più veloce che posso verso la recinzione, sparendo alla vista di Eric e del suo esercito.

La strada verso la recitazione è familiare e spero di poter trovare da lì dei punti di riferimento. Sto ancora correndo quando sento esplodere i primi colpi. Mi fermo e mi volto verso le case degli Abneganti, ma non riesco già più a distinguere niente.
Mi si gela il sangue nelle vene ma devo rimare calma e lucida.
Cammino lungo la strada dissestata mentre il sole tenta di fare capolino all'orizzonte.
Sento un fruscio dietro di me e porto subito la mano alla pistola. In questa parte della città c'è una grande concentrazione di Esclusi e in ogni angolo buio mi sembra di vedere delle ombre che muovono.
Devo muovermi in fretta, più tempo passo qui e maggiore è il numero di vite che si spengono.
Lancio un'ultima occhiata verso la direzione del rumore e poi mi metto a correre, decisa ad imboccare la via più breve, quella dalla quale sono venuta, quella lungo i binari.

DIVERGENTEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora