Nessuno avrebbe mai saputo

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La ragazza rispose al bacio , sentendo di desiderarlo con tutta se stessa. Per la prima volta, dopo tanto -troppo- tempo si sentiva desiderata. Decise di soffocare l'impressione che fosse tutto uno sbaglio, di cui si sarebbe amaramente pentita. Avvertiva l'urgenza di approfondire quel bacio, per questo non si ribellò quando Draco le sussurrò parole confuse che suonavano come "...casa".

Abbandonarono la terrazza e gli occhi indiscreti, smaterializzandosi.

Malfoy... Anzi, Draco l'aveva presa per mano e l'aveva condotta verso una discreta villetta. Hermione dedusse che quella fosse una delle tantissime proprietà della famiglia. Ovviamente, lui non l'avrebbe potuta condurre al Manor. La ragazza sapeva del suo matrimonio, i giornali avevano persino dedicato una sezione a quello che era stato definito "la cerimonia dell'anno". Ricordò il momento in cui aveva letto la notizia : un senso di insofferenza l'aveva fatta sbuffare e le aveva fatto girare la pagina con una certa ferocia. Aveva sempre attribuito quel fastidio all'odio che provava nei confronti del ragazzo.

Ma ora, mentre lui le toglieva delicatamente il vestito, si rese conto che avrebbe dovuto analizzare più approfonditamente i suoi sentimenti. Quando gli si stagliò davanti con la camicia leggermente sbottonata, smise di pensare.

Draco si risvegliò, pervaso da un senso di appagamento. Distese le mani e , ancora mezzo addormentato, sfiorò pigramente i capelli della figura femminile che respirava lentamente al suo fianco. Con orrore, si rese conto che non si trattava dei capelli lisci di Astoria. Tutto ciò che era accaduto gli ritornò in mente in un attimo. Fu pervaso da un senso di panico e disgusto nei confronti di se stesso. Aveva tradito Astoria. Aveva tradito la fiducia dell'unica donna al mondo che lo avesse mai amato.

La sua dolce, delicata e tenera Astoria. Era stato un terribile errore.

Weasley lo avrebbe ucciso, per non parlare di Potter che non aspettava che un'occasione per buttargli addosso il suo viscerale disprezzo.

La sua mente incominciò a lavorare febbrilmente, alla ricerca di una soluzione. Doveva risolvere quel casino, prima che assumesse le dimensioni di una catastrofe. E poi, d'un tratto, la soluzione.

Hermione si sentì scuotere leggermente. Quando apri gli occhi e vide Malfoy, pensò di essere ancora in un sogno. "Hermione" le disse, sommessamente e con fare solenne, "devo riaccompagnarti a casa." Lei, ancora nel dormiveglia, mugolò, chiedendo l'ora.

"Sono le quattro del mattino."

Hermione scattò sul letto, improvvisamente consapevole di tutto ciò che era accaduto. Non che i vestiti sparsi in giro per la camera non fossero già una prova abbastanza chiara. Richiamò con un incantesimo di appello tutti i suoi indumenti, e con suo grande imbarazzo incomincio a vestirsi. Non voleva che Malfoy la vedesse in quello stato.

Malfoy si accorse del suo stato d'animo e, con un ghigno sarcastico, le bisbigliò: "Granger, è inutile che tu nasconda le tue grazie. Stanotte ho avuto la possibilità di conoscerle... Approfonditamente." Hermione arrossì violentemente, assumendo un cipiglio di superiorità.

Poi, senza incontrare lo sguardo del giovane, con tono autoritario disse: "Me ne vado. Addio Malfoy."

Malfoy le prese il braccio, per potersi smaterializzare insieme a lei. Cercò di nascondere il proprio disprezzo di fronte a quello che , evidentemente, lei chiamava casa.

Hermione aveva colto quello sguardo di insofferenza negli occhi del ragazzo. Era furibonda. Furiosa nei confronti di se stessa e nei confronti di Malfoy, che l'aveva messa in quella situazione. Senza dire una parola, proprio mentre stava per entrare in casa, sentì Draco sussurrare qualcosa dietro di lei. Si rese conto troppo tardi e non fece in tempo a reagire.

"Oblivion".

Si dileguò appena prima che Hermione, palesemente confusa, lo scorgesse.

Era andato tutto secondo i piani.

Nessuno avrebbe mai saputo.

Draco entrò dall'entrata secondaria del Manor. Decise di trascorrere le poche ore che precedevano il mattino nel suo studio. Si prese la testa tra le mani, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Era stata una notte indimenticabile per lui, finalmente aveva tenuto tra le braccia Hermione.

Era stato affascinato da lei fin dal primo momento. Era una bambina insopportabilmente saccente ed orgogliosa; era, però, innegabilmente intelligente e coraggiosa. Lui aveva dovuto tramutare l'ammirazione in astio ed acredine, visto e considerate le sue origini. Il fatto che fosse l'amica più stretta di Potter, la rendeva praticamente irraggiungibile. Per questo la insultava, la punzecchiava e le dava fastidio: per cercare la sua attenzione. Per essere considerato, almeno per un attimo, da quella ragazzina coi capelli ricci folti ed un'espressione di perenne superiorità.

Con il passare degli anni, aveva abbandonato l'idea che accarezzava da tempo: non avrebbero mai potuto intraprendere una relazione. Appartenevano ai fronti opposti di una guerra, non avrebbero mai potuto mettere da parte le proprie divergenze.

O almeno così pensava Draco fino a quel momento.

La serata appena trascorsa aveva mandato in frantumi tutte le sue certezze su Hermione. Il fatto di averla avuta anche solo per poche ore, ribaltava certe convinzioni che si era costruito per non soffrire. Lui non l'amava, assolutamente no. Era stato un attimo di follia da parte di entrambi.

Non sarebbe mai più accaduto. Nessuno avrebbe mai saputo. Neppure lei. Al pensiero di ciò che le aveva fatto, avvertì quasi un dolore fisico.

Hermione pensò di essere impazzita. Si trovava nel vivace ingresso della casetta che condivideva con Ron.E non aveva la più pallida idea di come ci fosse finita. Inoltre, era quasi l'alba. Sperò ardentemente che il marito non si fosse accorto della sua prolungata assenza, un litigio -l'ennesimo, ormai- era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

Salì di soppiatto le scale, per poi rifugiarsi nel bagno. Aveva bisogno di ordinare la idee, anche se in quel momento le pareva impossibile. Quando le sembrava di aver dato vita ad una spiegazione razionalmente coerente, i pensieri sgusciavano via, tradendola. Ridacchiò di fronte alla sua immagine allo specchio: i capelli scarmigliati, le labbra gonfie e gli occhi splendenti. Si sentiva felice, spensierata e leggiadra. Improvvisò perfino una piroetta, salvo poi rischiare di cadere rovinosamente. Attribuì la sua condizione mentale precaria all'alcol, decidendo di non fare più supposizioni.

Poi, una volta riempita la vasca, si immerse nella schiuma. Il profumo di gelsomino che si espandeva per tutta la stanza, ebbe su di lei un effetto soporifero. Proprio nel momento in cui Hermione stava per assopirsi, accarezzata dall'acqua piacevolmente calda, una fugace ed impalpabile immagine raggiunse la sua mente.

Era uno sguardo. Nel dormiveglia, Hermione non riusciva a distinguere il colore di quegli occhi conturbanti.

Anche se, qualcosa in lei le diceva che fossero grigi.


Nessuno avrebbe mai saputo - DracoxHermioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora