Sgomento, dolore, incredulità.

1.6K 108 7
                                    

Anche se Draco non lo avrebbe confessato neanche sotto tortura, aveva trascorso lunghe ore davanti allo specchio per preparare quel discorso. Si schiarì la voce, pronto a recitare quella parte che ormai conosceva a memoria, tanto l'aveva ripetuta per apparire convincente. Ma ora, di fronte ad una Hermione visibilmente scombussolata e confusa per la sua presenza, si era reso conto che non ci sarebbe mai stato un modo giusto per descrivere ciò che era accaduto. Nessuna spiegazione sarebbe mai stata sufficiente per giustificare certe sue deprecabili azioni. Sospirò profondamente, improvvisamente conscio dell'impatto violentissimo che le sue parole avrebbero avuto su di lei. E poi, incominciò a parlare.

Sgomento. Dolore. Incredulità.

Non era vero niente. Non poteva esserlo. Era soltanto un brutto scherzo alla Malfoy, di sicuro da un momento all'altro si sarebbe messo a ridere beffardo e l'avrebbe derisa per esserci cascata. Le aveva spiegato con voce pacata cos'era accaduto tra di loro. Fortunatamente, non si era soffermato sui dettagli, al solo pensiero di aver trascorso la notte con Malfoy era stata sommersa da un'ondata di vergogna e riprovazione nei confronti di se stessa. Ma come ... Aveva trascorso tutta la vita a disprezzarlo ed ora scopriva che il ragazzo avrebbe potuto essere il padre del bambino? Di suo figlio. Purtroppo, Draco non sembrava essere in vena di giocare. Anzi, i lineamenti del volto terribilmente seri lo rendevano quasi austero. Si era ovviamente indignata quando era venuta a conoscenza dell'incantesimo di memoria. Violare i suoi ricordi, modificandoli a proprio piacimento ed edulcorandoli senza rispetto: ecco ciò che le aveva fatto il giovane uomo davanti a lei. Malfoy non significava niente per lei: non gli avrebbe permesso di rovinare tutto.

Se non fosse stato per il bambino, nessuno avrebbe mai saputo a parte lui. Malfoy aveva architettato un piano apparentemente perfetto, con l'intenzione di proteggere se stesso. Ma, nonostante questo, aveva fallito. Ed ora, era venuto con una certa faccia tosta a chiederle di risolvere la questione. Hermione era furente, frustrata e ferita. Fece un respiro profondo, relegando in un angolo remoto i pensieri e le emozioni tumultuosi Ma pronta a combattere per preservare la felicità della sua famiglia e del suo matrimonio. Poi, con voce gelida, gli chiese: Che cosa hai intenzione di fare? Lui soppesò un attimo quelle parole, per poi rispondere in maniera beffarda: Pensavo che fossi tu la strega più brillante della nostra età. Ignorò deliberatamente quella provocazione, troppo stanca per poter rispondere per le rime. Poi, risolutamente, disse: Non ho alcuna intenzione di abortire. Nessuna. Quindi scordatelo. Malfoy aprì leggermente la bocca, stupito per essere stato scoperto in flagrante. Si ricompose quasi subito, adottando un cipiglio altero: Per quanto mi riguarda, era l'unica soluzione possibile. Radicale certo. Ma avremmo estirpato il problema alla radice.

Hermione, stancamente, lo informò che la medicina babbana era più sviluppata di quella magica, in quel determinato settore. Un semplice esame del sangue e si sarebbe potuto stabilire il probabile padre. Ma questa proposta sembrò terrorizzare Draco, il quale in maniera sdegnosa liquidò con un gesto della mano la possibilità. Non aveva alcuna intenzione di sottoporsi a strampalati esperimenti babbani o di essere visitato da medici privi di bacchetta magica. Scostò la sedia dal tavolo, non intendeva stare lì un minuto di più. La presenza della Granger lo innervosiva, facendolo sentire un adolescente impacciato alle prese con la prima cotta. E poi... Di cosa andava blaterando la Granger? Analisi del sangue? Avrebbero prelevato il suo preziosissimo sangue? E per farne cosa? Non se ne parlava.

Tergiversò un attimo sulla porta, pregando che lei lo richiamasse a sé. Se avesse seguito il suo istinto l'avrebbe stretta a sé. Le avrebbe chiesto di iniziare una nuova vita insieme a lui e a quel bambino. Di chiunque fosse stato, alla fine. Era pronto ad abbandonare tutto per lei: lo era sempre stato.

Ma Hermione, terribilmente pallida, non lo stava degnando di uno sguardo. Per questo, con la morte nel cuore, uscì senza guardarsi indietro. Soltanto il fragore della porta sbattuta sembrò ridestare la ragazza, che incominciò a piangere sommessamente. Che cosa avrebbe fatto?

Draco.

Sono giorni che non dormo, non riesco a smettere di pensare a ciò che ci siamo detti nel mio ufficio. Inizialmente, ho pensato che tu stessi scherzando. Ma poi, ragionandoci sopra è scandagliando ogni minimo dettaglio della storia che mi hai raccontato, sono giunta alla conclusione che sia la verità. Soprattutto, perché non penso che diffondere un pettegolezzo del genere potrebbe giovarti in alcun modo. Sono terribilmente furiosa, sia con me stessa che con te. Ma ora è troppo tardi. Anche se volessi, è scaduto il tempo per ... Liberarsi del problema. Siamo in gabbia, Malfoy. Non possiamo far altro che aspettare. Come hai potuto farmi questo? Avrei dovuto saperlo fin dall'inizio. Solo in questo modo avrei potuto decidere con più lucidità e coerenza.

Hermione

Astoria si rigirò tra le mani la busta che un elegante gufo aveva appena depositato sul davanzale dello studio di Draco. La curiosità la stava divorando, così come un senso crescente di timore per ciò che avrebbe potuto scoprire. Osservò ancora una volta la calligrafia che aveva vergato il retro della busta, indicandone il destinatario: sig. Draco L. Malfoy, Malfoy Manor. Era, senza ombra di dubbio, una grafia femminile. Rosa da un improvviso impeto di gelosia, quasi strappandola, lacerò l'involucro della lettera. Scorse velocemente il contenuto, alla ricerca di informazioni compromettenti. E poi le sembrò che tutto crollasse intorno a lei. Il tono, le parole adottate ... Erano volutamente ambigue. Ma vi era poco da travisare: la donna si rivolgeva a lui con una certa confidenza, faceva riferimento ad un "problema" di entrambi. Non era una lettera d'amore: non venivano sbandierate passioni travolgenti. Ma in quelle parole, in quelle frasi vibrava una certa intensità, che le rendeva ancora più fastidiose e minacciose ai suoi occhi. Hermione. Non poteva essere che la Granger. Era lei. Era sempre stata lei. Poi si concentrò sulla firma: la ragazza aveva scribacchiato malamente il suo nome in fondo alla pergamena. Quando riuscì ad interpretarlo, le sembrò che il mondo le stesse cadendo addosso. In cuor suo, aveva sempre saputo del debole di Draco nei confronti di quella scialba sciaquetta. Lui non l'aveva mai esplicitamente detto a nessuno, ma il modo in cui l'aveva più volte scoperto a guardarla ... Non sarebbe mai riuscita a competere con lei. Avvertì l'odio che aveva covato in tutti quegli anni travolgerla, spezzandole quasi il fiato e facendole visibilmente tremare le mani. Quand'era più giovane, si era perfino fatta arricciare i capelli, per assomigliarle di più. Hermione era graziosa, anche se non sembrava essere particolarmente interessata alla sua bellezza esteriore. Raramente si truccava, i capelli scompigliati le ricadevano disordinatamente sul volto e si sotterrava dentro maglioni e vestiti che certamente non le donavano. Non che avessero qualcosa in comune: Astoria aveva lineamenti delicati, un fisico mozzafiato messo in risalto da abiti su misura. Era perfettamente consapevole del proprio aspetto e non lasciava nulla al caso. Eppure, Draco l'aveva sempre desiderata. In quel momento Hermione Granger non era più la Salvatrice del Mondo Magico, l'estremamente intelligente amica di Potter, la secchiona dei tempi di Hogwarts. Era diventata l'altra.

Fece a coriandoli la pergamena, intimando -una volta finito- agli elfi domestici di spazzare via tutto. Draco non l'avrebbe mai letta. E lei avrebbe fatto finta di essersene dimenticata. Improvvisamente, un dolore al basso ventre la colpì con ferocia. Fece appena in tempo a chiedere all'Elfa domestica di chiamare aiuto prima di piombare nel buio più totale.



Nessuno avrebbe mai saputo - DracoxHermioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora