three

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Mi ritrovai stesa sul pavimento a pensare.

Pensare a dove fosse, con chi, a cosa stesse facendo. Arrivai addirittura a chiedermi se se ne fosse pentito, ma la dura verità non tardò a colpirmi dritta in faccia, ricordandomi che se si fosse pentito sarebbe già tornato indietro.

Mi alzai da per terra e mi incamminai verso la nostra stanza. Da quella mattina non ci mettevo piede dentro, convinta che non sarei riuscita a sopportare la vista dell'ultimo briciolo di quel "noi" ormai andato in frantumi.
Poggiai cauta la mano sul pomello e lo girai lentamente, aprendo la porta. Le ultime luci del giorno filtravano debolmente dalla finestra, con gli scuri socchiusi, illuminando scarsamente la stanza, avvolta nella penombra.
Il letto era ancora disfatto, le coperte arrotolate, il mio pigiama appallottolato buttato alla buona sul cuscino. Le ante dell'armadio, dalla sua parte, erano spalancate, rivelando un antro vuoto. Alcuni cassetti della cassettiera erano lasciati mezzi aperti, vuoti anch'essi.

Realizzando tutto quel che avevo di fronte, ancora ferma all'ingresso della stanza, una fitta mi colpì il cuore, ancora troppo debole per sopportare una vista del genere.
Girai la testa di scatto verso il corridoio, strizzando gli occhi tentando di cacciare indietro le lacrime.

Presi un profondo respiro ed entrai, andando dritta alla finestra spalancandola e aprendo gli scuri. La poca luce rimanente entrò in stanza, illuminandola meglio. Chiusi le ante dell'armadio e i cassetti aperti della cassettiera, rifeci il letto, piegando attentamente il mio pigiama per poi lasciarlo sotto al cuscino.

Osservai il mio lavoro e sospirai afflitta, decidendo in quel momento, che avrei dovuto imparare a convivere con il dolore per poi riuscire ad abbandonarlo. Mi chiusi la porta alle spalle, insieme ad uno dei tanti pezzi del mio cuore.

Mentre osservavo la televisione trasmettere immagini di un film che non conoscevo, mi ritornarono in mente le parole di mia sorella: non tenerti tutto dentro. Appena le pronunciò non potei fare a meno di riderle in faccia, sapeva benissimo che non ero brava ad esternare i miei sentimenti, poi mi tornò in mente di una cosa. Mi alzai di scatto, correndo verso la camera da letto e presi a cercare con smania dentro il cassetto del mio comodino. Infine lo trovai, quel vecchio regalo di compleanno, che ritenni inutile fino a quel momento.

Aprii il diario e ne sfogliai le pagine bianche sorridendo amaramente al ricordo del giorno in cui mi fu regalato, trovando nel mezzo un biglietto.

"Fanne buon uso e trattalo come un caro amico, buon compleanno amore
-M"

Tempismo perfetto Michael- pensai.

Angolo autrice
Buonaseraah amici cari, spero il capitolo vi piaccia e perdonate la mia ossessione per Clifford che vince su tutti i miei sforzi di trovare un protagonista che non sia lui. Eeee, niente, spero che il capitolo vi sia piaciuto e torno a studiare tedesco
Auf wiedersen
-e

in case »m.g.c.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora