No. Non poteva riaccadere.
Inizio a tremare, a vedere sfocato senza versare una lacrima, perche non ci riesco piu. Non da quando la vita mi é caduta addosso. Inizio a dire sottovoce no, no, no,no.. E mi ritornano in mente tutte le scene, tutte quelle merdate del mio passato che sono indelebili dentro di me.
"Tranquilla non voglio farti del male, voglio solo averti." A risvegliarmi dai miei pensieri ce lui, la sua voce che mi porta un brivido che mi attraversa l'anima. Comunque non riesco a calmarmi, anzi mi inizio a preoccupare sempre di piu capendo chi é. Lui é Andrea Cadetti, il ragazzo piu carino e voluto da tutto l'istituto di ragioneria and company. Non capisco proprio perche lui ora é qui che mi tiene ferma in un vicolo cieco.
Mi accarezza la guancia con il pollice, e mi da un bacio sulla fronte. Dopo qualche minuto che sembra per me un'eternità disse "No, non ce la faccio. Devo andarmene."
Penso proprio che questo sia malato di mente. Cosa vuole da me, cosa gli ho fatto, cosa non riesce a fare?
Mentre mi faccio queste domande senza ricevere risposte, arrivo a casa a piedi e non so proprio come ho fatto.
É buio, cavolo sono stata via tutto il pomeriggio e non ho studiato nulla per domani. É troppo tardi per iniziare e troppo presto per andare a letto. La soluzione? Il CIBO.
Prenoto due pizze, e cucino una bella torta al cioccolato; preparo un film e mi stravacco sul divano. Vado nel mio bagno e mi faccio una doccia rilassante, esco dopo circa quarantacinque minuti dalla doccia e mi metto il mio amato pigiama con i gufi.
Sento il campanello, e quasi cado dalle scale rotolando; sono cosi sbadata che a volte (sempre) mi odio. Pensavo fosse la pizza in realtà é solo mio padre che torna da lavoro, come sempre tardi e stanco.
Dimenticavo lui é Mario Rossi, l'uomo pii potente e ricco di tutta la città, nonché il mio adorabile, amato e unico padre.
Mi da un bacio sulla testa mentre taglio una fetta di torta prima della pizza e mi disse "Ciao piccola jessy, come é andata a scuola? Mi sei mancata molto oggi" "Bene papi, mi sei mancato molto anche tu. Niente di nuovo, la solita noiosa scuola e un pranzo non fatto." Mio padre mi guarda dubbioso ma annuisce ghignando.
Arrivano le pizze e non penso di aver mai avuto cosi tanta fame in vita mia. Attraverso il cortile e vado al cancello a prendere il mio amore, ma mi sento fissata e nel buio noto un'ombra che mi fissa. Penso di avere le allucinazioni da astinenza da cibo, e lascio perdere. Pago ed entro in casa.
Di mio padre neanche un rumore. Sarà nel suo studio o sarà già andato a letto; cosi posso liberamente abbuffarmi e vedere quel thriller. Li amo.
Il tempo passa cosi veloce che si fa subito mezzanotte e io sto sbadigliando da cieca mezzora così vado a letto.
Salgo le scale pigramente e vado verso camera mia e sento una leggera aria primaverile. Ma ora che mi ricordo non ho aperto mica la finestra io. Cosi entro timorosa in quello che dovrebbe essere il mio covo di nuvole. Sembra non esserci nessuno cosi mi rilasso, ma sento la porta chiudersi, a chiave. Mi giro e riconosco subito il ragazzo di oggi. Sul serio inizia a starmi sul cazzo sto tipo. Si siede sul mio letto e mi dice di avviccinarmi a lui. Non lo faccio e lui me lo ripete. Non faccio nessun gesto ne segno, non voglio. Si alza si dirige su di me e mi sbatte contro il muro. Mi bacia il collo e ho paurissima. Mi guarda gli occhi e si irrigidisce. Se ne va dalla finestra lasciandomi li con i dubbi in testa. E poi mi guardo allo specchio: sono rossa come un fottuto peperone, e poi, oddio, no, ho il pigiama con i gufi. Mi odio.