Parte 9

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Sento il suo respiro sul mio. Lui mi guarda fisso negli occhi, e sembra.. come dire, sollevato da qualcosa. Ma io poi mi chiedo il come faccio a parlare così, anche solo giocando, con lui. Non è in me, quindi non c'è nessun motivo per la quale la mia bocca parla senza il il consenso della testa. Sento lo schiarirsi di voce di un ragazzo. E' Andrea. Mi darebbe fastidio anche quel piccolo gesto di lui se non fosse che mi ha mezza salvata da una scenata che sarebbe potuta crollare da un momento all'altro. 

"Mi scusi prof, ma mi hanno trattenuto in bagno. Sa cose da uomini." Okay. Scherzavo. Non lo sopporto comunque. Poteva fottutamente stare zitto e chiedere scusa del ritardo no? Vorrei tanto sapere il nome della bionda che è stata la sua occupazione per i precedenti infiniti minuti. Oddio. Sono di nuovo entrata nel fase gelosia. Io mi chie.. "Certo Certo. Capisco perfettamente. Si sieda pure. Ha perso uno strabiliante gioco di citazioni tra me e la magnifica signorina Rossi." "Come?? Cosa è successo con jess?" "Ehi Ehi Ehi Caro. Sono Jessica per te. E comunque niente che ti riguarda dato che hai avuto cose da uomini da fare." Prima che me ne renda conto, di nuovo la mia boccaccia malsana parla senza consenso. "Ah. Beh. Si. Giusto..." Abbassa la testa e quello che sembrava nell'inizio di una brutta lezione, prosegue più o meno beatamente.

Suona ed esco velocemente dalla classe. Ho economia e matematica, e fortunatamente la giornata procede senza previsti non desiderabili. Esco dal cancello della scuola e mi suona il telefono. Pensavo fosse Annie o mio padre invece è Alessia. 

"Pronto?" "Jessi?" "Ehm si, dimmi tutto alessia.." "Dimmi che sei libera oggi pomeriggio ti prego" "Dipende da cosa vuoi fare con me.." "Se sei libera, vieni a casa mia. Urgentemente. Oggi pomeriggio devo uscire con un ragazzo e io non so come comportarmi e..." "No ma credi che io lo sappia? ahaha Scusami ma io sono più imbranata di tutte nelle uscite." " Eh dai ti prego. Ho solo bisogno di supporto morale." "Okay. Va bene. Ma devi prepararmi/comprare qualcosa da mangiare. Siamo intesi?" "Certo. Era ovvio. Allora alle 15 da me. A dopo." "Cia.." non ci credo. non mi ha nemmeno fatto finire di parlare. E' proprio entusiasta di questo appuntamento. Sarà divertente vederla trafficare tra abiti e parole. Ricomincio a camminare e sento il rombo di una moto dietro di me. Mi giro e ce la persona che assolutamente non vorrei vedere ora. "Cosa vuoi Cadetti?" "Ho visto che sei a piedi. Ti accompagno salta su." "Neanche un parere mio vuoi? Come sei prepotente. Magari potrei accettare." "Vorresti che ti dia un passaggio?" "Ovviamente no." "Ma tu hai appena detto che avresti detto di si." Ha spento la moto ed è sceso. "Ho detto che potevo, non era mica certo. E comunque ci mancherebbe pure che io venga su quella cosa con te oltretutto." "Primo tu non la chiami cosa. Quella moto è la mia vita e tu ci porterai sopra il tuo bel culetto. Non mi importa se con le buone o con le cattive maniere. So che devi venire da noi oggi pomeriggio quindi verrai da noi a mangiare." "Sei proprio certo e sicuro delle tue scelte. Peccato che a me non piacciono. Quindi non verro con te e la tua carrozzina." giro i tacchi e me ne vado. Ma come si permette a decidere al posto mio? E poi io non salirò mai su una moto. E' pericoloso.

Sento i miei piedi sollevati in aria e il sangue al cervello. Mi ha preso in braccio quel disgraziato del cavolo. Inizio a scalciare e a urlare ma niente non molla, ma neanche io così continuo. "Senti piccola, tu continua, tanto io ti porto su quella sella e andiamo da una parte che sicuramente ti piacerà." Ha detto piccola. Okay muoio. No vado a fuoco. "I-io con te non vado da nessuna parte." "So che sarai rossa come un pomodoro, e balbetti, quindi significa che sei in imbarazzo e so che ti piacerà molto quel posto amore mio. No cioe, jessi." "Ma come ti permetti di chiamarmi amore?? ma sei pazzo?? lasciami" niente proprio parole sprecate. Parte a razzo con questo suo aggeggio e io non posso fare a meno di strigermi forte a lui. E' così possente. Ha un profumo magnifico. E' così... lui. Non so perché ma questa situazione mi fa ricordare un momento della mia vita molto simile a questo. Ero su una moto. Un ragazzo. Un profumo. Una luce. Un urlo. un..

"Siamo arrivati" a distrarmi da questo flash back ce lui con la sua voce irritante. Scendo e cammiano per due tre minuti. Davanti a me si estende un panorama fantastico. Siamo al mare, si, ma tra due montagne. Si è creata una specie di grotta tra di esse e una cascata come porta. E' semplicemente stupendo. "Sapevo sarebbe stato di tuo gradimento. Vieni." mi porge la mano e non faccio altro se non di prenderla e stringerla. Scendiamo verso la grotta e mi sento come una bambina la notte della vigilia che aspetta la mezzanotte per aprire i regali.

Arriviamo in questo posto assolutamente magico e non posso fare altro se non aprire la bocca meravigliata di quello che i miei occhi vedono. L'acqua cristallina risplende nelle pareti di quella che sembra una stanza; da un lato della terraferma c'è una coperta e del cibo con dei petali di rosa e dall'altro una... libreria?!?! "Cosa è tutto questo?" "Voglio che questo sia il posto in cui ti rifugi. Dove sarai te stessa. Dove tutte le tue paure saranno scacciate. Voglio che tu, qui, stia bene." "I-io non so che dire. Perché? Perché mi hai chiamata amore prima? perché mi hai portata qui?" l'ansia prende il posto dell'entusiasmo. Io non ho bisogno di questo posto, sopratutto per sfogarmi come dice lui. Ma poi cosa ne sa lui delle mie paure? "Mi è scappato. Non lo dirò più scusa. Sei qui perché penso che tu abbia bisogno di avere il tuo spazio e so che qui lo troverai. Ti conosco abbastanza da saperlo. E poi è ora di pranzo e ho pensato di mangiare qui e poi andare da mia sorella. Che ne dici?" annuisco più incerta che mai.

Alla fine il pranzo non si rileva tanto orribile. Non abbiamo parlato per niente se non di cosa avrei voluto mangiare. 

"Da piccolo venivo qua spesso con mio fratello. Era il nostro paradiso e lo è ancora, solo che voglio cederne una parte a te. A volte ho paura di non riuscire ad andare avanti. Di non riuscire a sopportare quello che succede. Di non riuscire ad andare avanti. E facendo così sicuramente non lo faccio, anzi peggioro solo le cose." "Cosa stai dicendo Andrea?" "Quello che penso. A volte fa bene parlare senza che le persone che ascoltano capiscano." Parlare senza far capire. L'ho facevo sempre da piccola. Era il mio modo di distrarmi, e per i primi tempi so che ci sono riuscita, è il dopo che mi sfugge. "Che colore ti piace?" non so perché ho fatto questa domanda ma è spontanea e mi piace. "Nero." "No il nero no. E' scuro. Buio. Profondo. Immenso. Lungo. Orribile..." "Passato. Volevi dire questo giusto? e il tuo colore preferito piccola Jenni?" come ha fatto ha capire cosa volessi dire..? "Si, proprio quello. Comunque azzurro. Si azzurro. Mare. Cielo. Insieme. Profondo. Serenità. e..." "Occhi. Giusto" ma che cazz?? "Ma come fai a sapere quello che voglio dire??" "Forse perché ti conosco." "Forse perché sei un alieno." "Un alieno carino" "Un alieno stupido" "Deficente" "Coglione" "Acida" "Cavernicolo" "Sei bellissima." "E tu un minch...Aspetta. Cosa?!?!"



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