Parte 7

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"Salve. Ehm, ha bisogna di qualcosa?" "Si ho bisogno che mi spieghi." "C-cosa esattamente?" "Il tuo discorso di prima." era dannatamente serio, sembrava volesse fare paura, peccato per il fatto che a me non ne facesse mezza. "Erano i miei pensieri privati che non volevo assolutamente condividere e.." "Però l'hai fatto." "Non volontariamente." "Voglio capire i tuoi pensieri." " Senti non sei nessuno per dover capire cosa penso. Tu sei solo un insegnante come gli altri che deve fare lezione e mettere voti. Bona. Quindi cosa vuoi da me?" sta sorridendo. Ma è matto per caso? " Quando siamo passati al grado inferiore? Primo sono un tuo superiore e devi darmi del Lei. Secondo sei un bimba cattiva sai? Non ti è bastato ciò che è successo?" Ma cosa sta dicendo? Da quando in qua sto qui mi chiama bimba cattiva e poi cosa apparentemente più importante, cosa sa sto qui di me?

Suona la campanella del fine ricreazione, e posso dire che non l'ho amata così tanto mai in vita mia. Evidentemente però lui non l'ha sentita. "Senta è suonata la campanella e io avrei lezione, come anche lei d'altronde quindi mi sa che è meglio che vada." mi fissa per secondi, minuti infiniti e sembra che mi volesse dire qualcosa che cerco di afferrare ma non ne ho il tempo dato che decide di dileguarsi. Devo indagare su di lui. C'è qualcosa che non mi quadra, e scoprirò presto cosa.

Ho diritto ora, e chi cavolo ha voglia di subirsi questa ora di merda? io no. E in più dopo l'assalto del nuovo so tutto io non ha aiutato ad alimentare la mia voglia di scuola. Mi dirigo verso la classe e rullo di tamburi; non ce la professoressa. Che bello; questo significa che posso fare quello che mi pare, ovvero finire il mio libro. sto leggendo |Bianca come il latte, rossa come il sangue| e vi posso assicurare che è stupendo. Parla di un ragazzo, Leo, che ha poca voglia di studiare e tanta di dichiararsi a Beatrice, la ragazza dai capelli rossi che frequenta il suo liceo. Perdutamente innamorato, prova in tutti i modi ad avvicinarla ma ogni volta non sembra mai quella buona. Leo chiede aiuto agli amici Niko e Silvia, quest' ultima però è invaghita di lui dalle medie. Beatrice però è affetta da leucemia che le ha compromesso il futuro. Mi manca l'ultimo capitolo e poi rimpiangerò di averlo letto così velocemente. Se mi chiedessero cosa mi ha colpito io non saprei cosa dire, ma potrei raccontare i passi più importanti che mi hanno fatto riflettere, e uno di questi è appunto quello che scrive Bea nel suo diario personale: La malattia mi faceva chiudere gli occhi e ho capito che a occhi chiusi vedevo meglio.

La morte ti acceca ma questo non significa che non riuscirai più a vedere. Anzi, ti migliora le condizioni con cui guardi il mondo. 

Io non ho sofferto di una malattia, ma ho vissuto come quest'ultima abbia lacerato l'anima di persone molto care a me, e ho visto come ti logorano dentro; ne sono stata sopraffatta pur non essendone affetta, eppure ho capito il dolore.

Stavo pensando e leggendo contemporaneamente quando sento urlare. "Ho detto, fate meno confusione, per la miseria." Oh ma aspetta, quando è entrato sto qui? Non mi ero assolutamente accorta che ci fosse un insegnante, men che meno della casino che si era creato in classe. In effetti c'erano le siliconate sui banchi, i secchioni che studiavano, i cosiddetti popoular al telefono o a pomiciare con le presunte ragazze e gli asociali, in questo caso tipo io, che stavano in disparte a farsi i cavoli loro. Sinceramente odio stare in compagnia, odio anche solo la vicinanza, quindi a me andava più che bene stare così. 

Finisce la lezione e ora ho informatica. Viva il cazzeggiamento. Vado in aula e mi ritrovo Mattia Montagna, il migliore amico del deficiente Andrea. E' uno di quelle persone strafottenti che volentieri strozzerei. Di fianco a lui non ce nessuno e per mia grande fortuna non c'è nessun altro posto libero. Vado verso di lui, e nemmeno mi nota, meno male. Entra la prof e non fa altro che parlare della verifica di due settimane fa, che si è decisa a correggere. Lei parla e sinceramente non mi importa più di tanto dato che so di aver preso sopra il sette. Così cerco su internet qualche nuovo libro da leggere. Tra le mie ricerche c'è la solitudine dei numeri primi. Non l'ho mai letto, ma l'ho sempre sentito. "Sei seria? Giordano? Ti facevo più una ragazza di tipo Eco, non so se intendi" e ride. No ma che cosa vuole sto qui? Ovviamente ho letto molti libri di Umberto Eco, e non trovo cosa ci sia di male. Lo fisso per secondi interminabilmente duri ma non gli rivolgo la parola. "Stavo scherzando su, fammi un sorriso. Faremo anche il corso di matematica insieme tesoro quindi mi dovrai sopportare per il doppio delle ore." Oddio. Ma perché devo averlo tra i piedi? Circa due mesi fa nessuno mi cagava pari, da quando mio padre è diventato l'uomo più ricco e potente della regione però puf sono apparsa. Mi sta sulle palle sta cosa, anche se sinceramente non voglio persone attorno a me. "Hai deciso di non rivolgermi la parola? Non sono antipatico quanto sembro dai.." "Semplicemente mi sembra inutile sprecare aria per... mmh te." "Non pensavo ti facessi tanto schifo. Sai ti capisco, io 6 mesi fa non esistevo neanche io in questa scuola. Solo Quando hanno scoperto che ero il migliore amico di Andrea e mio padre è entrato in affari con il tuo, sono nato." "Perché mi stai raccontando questo? non voglio niente da te, quindi mi sembra solo inutile questa conversazione." detto questo lo ignorai per il resto della lezione, nonostante lui cercasse in qualche modo di avvicinarsi a me; il che mi sembra strano in quanto non ci conosciamo e non ci siamo mai rivolti la parola. E ora lo sta facendo, non dando peso al fatto che io lo ignori. E la cosa mi fa sorridere dentro di me, perché è cosi ostinato e non si ferma. Però penso al mio muro, quello che mi sono creata per non soffrire. Non ancora. E così ritorno alla lezione, o almeno quello che ne è rimasto. 

Si torna a casa e finalmente si mangia. Aspetto queste ore con ansia. Ho bisogno di sfogarmi e con il ben di Dio che ho in casa lo riesco a fare benissimamente. Decido di mangiare un piatto di pasta, una insalata e quattro diversi tipi di biscotti. 

Riempio il mio dolce pancino, e mi appisolo sul divano, mentre la tv mi guarda. Ma sinceramente non avrei voluto che succedesse. 









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