Dyaln

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Sento qualcosa scuotermi da cinque minuti, ora mi sono davvero rotto i coglioni. Con uno scatto mi alzo e metto al mio posto colui che ha osato rompermi le palle. Sapete chi è? Quel moccioso di Dylan.

- Che cazzo vuoi?! -

- È... è pronta la colazione, sign... Jeff. - Sospiro e lo lascio andare.
- Il clown è tornato? -

- Si... ieri notte, verso le 5. -

- Quindi sta ancora dormendo, bene. - Mi alzo da sopra di lui, prendo una felpa pulita, bianca, e dei pantaloni neri, infine metto le scarpe. - Avanti, scendiamo Moccioso. -

- LA VUOI SMETTERE DI CHIAMARMI MOCCIOSO?! IL MIO NOME È DYLAN! DYLAN! NON MOCCIOSO, MOCCIOSETTO O RAGAZZINO! MA DYLAN! -

- Ma guarda, il moccioso sé l'è presa. - Ridacchio. Lui si mette a ringhiare. - Va bene, va bene. Sai, mi sembra di avertelo già detto ma... mi piace il tuo carattere, Dylan. Avanti, scendiamo. Ho fame. - Apro la porta ed esco seguito da lui. Se fino ad un attimo prima sembrava un mastino che abbaiava e ringhiava, adesso sembra un cucciolo in preda al terrore con le orecchie basse e la coda fra le gambe.
Arrivo in cucina e trovo anche la mocciosa, era un po' che non la vedevo.
Mi siedo e il ragazzino mi serve da mangiare.

- Pancake. Bravo, ottima scelta. -

- Ne ho fatti anche per Laughing Jack... - Mi informa con la testa bassa.

- A lui ci pensa tua sorella. Prendili e mangiali tu. -

- Ma... -

- Avanti. Vieni qui, siediti e mangia. -

- Va... va bene. - Fa come gli ho detto però, quando sta per sedersi dall'altra parte del tavolo, gli dico di sedersi accanto a me. Lo fa e si mette a mangiare.
Sua sorella fa per uscire ma il moccioso la ferma.

- Dove vai Stephy? -

- A svegliare Jack. -

- Non ti azzardare. Più dorme quello, meglio è. -

- Ma... mi ha detto di svegliarlo. -

- Non mi interessa. Lo sveglierai più tardi. -

- Va... va bene, signore. -

- Piuttosto, perché non fai colazione con noi? -

- Posso? -

- Si, certo. - La ragazzina si siede di fianco al fratello e lui le passa parte della sua colazione. Iniziano a mangiare in silenzio. - Dimmi moccioso, ti fa ancora male il mio regalo? -

- Io non lo chiamerei esattamente "regalo". Comunque no. Non mi fa più male. Ma mi resterà la cicatrice. Anzi, LE cicatrici-

- Era proprio quello che volevo. -

- Mi sono dovuto mettere i punti da solo. -

- Quanti sono? -

- Troppi. -

- Su per giù? - Sospira.

- Più di trenta. -

- Io mica mi sono messo i punti quando ho deciso di incidermi questo fantastico e meraviglioso sorriso. -

- Perché tu sei pazzo. -

- Mpf. Caro il mio Dylan, io, Jack e tutti gli altri... siamo tutti pazzi. -

- Lo ammetti anche? -

- Dylan, non saremmo quello che siamo che non fossimo pazzi. Però ricorda: noi saremo anche pazzi, ma non siamo né scemi ne stupidi. Ricordatelo. - Lo sento sospirare pesantemente, mentre finiamo di mangiare. - Erano molto buoni. Complimenti, moccioso. -

- Com'è che si passa così infetta da "Dylan" a "Moccioso"? - Rido a queste sue parole. Penso le abbia dette più a se stesso che a me.

- Mi scusi, adesso posso andare a svegliare Jack? -

- Prima ti consiglio di preparargli la colazione, piccoletta. -

- Ma l'avevo già preparata io anche... -

- Vedi Dylan, tu sei il Mio schiavo. Tu devi servire Me, non quella sottospecie di clown da strapazzo. Ti è chiaro fin qui? - Annuisce. - Bene. E la tua sorellina, è la schiava di Jack, è lei, che deve servire Lui. È lei che deve preparare la colazione, per Lui. Non tu. -

- Ma... -

- "Ma" cosa, mocciosetto? -

- Lei... lei ha solo 12 anni. Non sa cucinare. - Ci penso su qualche istante e mi avvicino alla mocciosa.

- Dimmi, piccoletta... - Mi abbasso fino ad arrivare alla sua altezza e poterla guardare meglio. Mi guarda negli occhi. Ha iniziato a tremare, si vede che gli faccio paura. - Secondo te, e rispondi sinceramente, sono bello? -

- Cosa ma... che domanda è? -

- Zitto! Ho fatto una domanda a tua sorella, non a te. Allora, - Mi rivolgo nuovamente alla sorella. - sono bello, o no? -

- Si, sei... molto bello. -

- Risposta esatta. - Mi alzo e mi rivolgo a Dylan. - Prepara la colazione al Clown. - Detto questo me né vado a giocare ai video games.
Dopo tre partite, sento qualcosa sulle spalle, mi volto con uno scatto e mi ritrovo due labbra sulle mie e due braccia che mi fanno voltare completamente e mi stringono ancora di più.

- Tu bastardo pervertito! -

- Ehehe, sembri molto informa oggi Jeffy... ieri non abbiamo fatto niente, adesso ho voglia. - Sta per baciarmi di nuovo.

- Jeff... - A quel richiamo si ferma a pochissimi millimetri dalla mia bocca e ci voltiamo.

- Che cosa vuoi, moccioso? Jeff ha da fare adesso. Sparisci. - Gli ordina irritato Jack.

- Soltanto io posso dirgli cosa fare! Dimmi pure Dylan. -

- Ecco... ci sarebbe da fare la spesa... -

- E bé? Và a farla, no? - Ringhia Jack.

- Il fatto è che, non so come arrivare in città. -

- Bé, mi spiace per te moccioso, ma noi non possiamo uscire alla luce del sole. Adesso vattene e lasciaci da soli.-

- Tu sta zitto! Solo io posso parlargli in quel modo. Lui è Mio, non dimenticarlo! - Lo spingo via e raggiungo Dylan. - Andiamo. Ti accompagno. - Usciamo dalla casetta e ci dirigiamo in città. Dio sa solo cosa mi farà sta notte quel bastardo.

- Grazie. Mi hai salvato, Dylan -

- Di Niente. L'ho fatto volentieri. -

- Ma... per quale motivo lo hai fatto? -

- Bé... ecco... io... -

Jeff e Jack (TKB)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora