Capitolo 2

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Capitolo 2- Pittsburgh

       

Sam e la sua famiglia erano finalmente arrivati a  destinazione e la città in cui si erano trasferiti appariva del tutto  diversa da quella dove avevano vissuto per una vita intera. In realtà  nulla era uguale a prima. La casa che adesso si trovavano davanti era  nuova, dipinta di un colore giallo tenue e tutto sommato sembrava  accogliente.

Il signor Davis aveva scelto quell'elegante dimora con  cura, facendo ancora più attenzione ad accertarsi che non fosse troppo  distante dall'ufficio dove avrebbe iniziato il suo lavoro da giornalista  nella nuova città. Quando una mattina era arrivata la proposta del  trasferimento, il padre di Sam l'aveva accolta con grande entusiasmo,  provando a pensare alle parole migliori per annunciare la buona notizia  alla sua famiglia. Ricordava ancora di aver formulato diversi modi per  iniziare l'argomento, ma quando fu davanti a sua moglie, riuscì solo a  gridare con grande entusiasmo di avercela fatta. All'inizio la signora  Davis lo dava per matto, senza capire bene a cosa stesse alludendo,  eppure, ora che si trovava in quel giardino davanti alla sua nuova casa,  non riusciva ancora a credere se quel momento fosse vero.

La  giornata trascorse in fretta dopo lo stressante viaggio e la  sistemazione di tutti i bagagli. Qualche scatolone imbrattava ancora il  corridoio al piano di sotto e il trambusto che c'era intorno rese tutti  stanchi prima che fosse notte. Il mattino seguente la sveglia suonò di  nuovo nella stanza di Sam. C'era un po' di caos intorno ma non era male,  a parte le cianfrusaglie che non aveva avuto il tempo di riordinare e i  vestiti di sua sorella sparsi in giro come in un mercato.

<<Sam, sbrigati! È il tuo primo giorno di scuola al Kennedy>>, annunciò sua madre, che era in piedi già da un pezzo.

<<Accidenti, che ore sono?>>

Sam  sobbalzò dal letto con grande agitazione. Si preparò in fretta dopo  aver litigato con sua sorella per il disordine che lei aveva lasciato  nella stanza e per aver passato interminabili minuti ad occupare il  bagno come suo solito. Ogni angolo della camera faceva da guardaroba per  qualche vestito che Madison non aveva avuto il tempo di sistemare, così  Sam ne approfittò per afferrare un suo cardigan e se lo mise alla  svelta sperando che lei non se ne accorgesse. L'ansia del primo giorno  di scuola non riusciva a darle un po' di pace e non ebbe nemmeno voglia  di fare colazione prima di uscire di casa. Stava per iniziare il suo  terzo anno di liceo in una scuola completamente nuova e l'eccitazione  invadeva ogni fibra nervosa del suo corpo. Madison, invece, avrebbe  frequentato l'ultimo anno, quello del diploma, anche se da quando aveva  messo piede a Pittsburgh, era costantemente di cattivo umore.

Alle otto  in punto la campanella diede inizio alle lezioni e un mare di studenti  varcò l'ingresso per cominciare una nuova giornata. Dopo che ebbero  attraversato un labirinto di corridoi, lei e sua sorella si separarono  per recarsi nelle rispettive aule. Non appena giunta in classe, come al  solito, la timidezza di Sam prese il sopravvento: si sedette in un  banchetto in fondo all'aula con la speranza di non sentirsi puntare i  riflettori addosso, ma neanche il tempo di sistemarsi, che partirono i  commenti di tutta la classe.

<< Quella deve essere la ragazza nuova>>, suggeriva qualcuno.

<< Me l'aspettavo più carina...>>, sussurrava un altro.

D'un  tratto il vocio di sottofondo, ritmato dai bisbigli dei ragazzi, fu  interrotto dalla squillante voce di una professoressa che, secondo il  parere di Sam, non avrebbe mostrato più di cinquant'anni, con il suo  aspetto ringiovanito da un raffinato tailleur e un paio di labbra rosse.

<<Buongiorno  a tutti! Quest'oggi per prima cosa, vorrei presentarvi una nuova  allieva e vostra compagna di classe, Samantha Davis. Prego signorina, si  presenti alla classe>>, irruppe di sorpresa, volgendo lo sguardo  verso il suo banco. Sam diventò paonazza in viso e si alzò in piedi un  po' goffa. Quella era l'ultima cosa che voleva: presentarsi alla classe  come un burattino su un palcoscenico. Con la voce tremante e piena  d'imbarazzo, iniziò a dire qualcosa.

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