I Boschi del Nord

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Il cielo è terso e privo di nuvole. Sul balcone dell'alta torre un passero cinguetta contro i riverberi dell'alba, intonando melodie acute. Sotto la Città, oltre le mura, vasti campi si dipanano verso l'orizzonte, puntellati qua e là da alberi di ogni tipo, prima di confondersi nel folto dei boschi.
Ogni colore brilla, si accende alla luce dei due Soli nascenti.
Nell'ampia stanza di pietra nera, là dove il passero,posto sul cornicione del balcone, sta cantando, due grandi occhi color arancio si aprono, lentamente, abbagliati dalla luce che prepotentemente entra dalla grande vetrata.
Punte di diamante impalpabili si posano sul corpo avvolto in soffici coperte scarlatte di colei che i diamanti li possiede, insieme a tutti i beni materiali di una città ormai assoggettata alla sua avarizia e fredda consapevolezza di essere temuta fino ai più estremi confini del Regno.
Beladith è, però, fragile e vulnerabile, in questo momento. Una voce la distoglie dallo stato di comune apatia in cui chiunque si trova subito dopo essere scappato alle oscure dita del sogno.
-Mia Signora...- sussurra una voce tremante, di fanciulla;- le auguro il buon giorno... Ho fatto preparare per Lei la colazione, Altezza. Desidera dell'infuso di Fiore Bianco? Questa mattina hanno preparato per Lei dolci al nettare di Bryun glassati con estratti aromatici e...-
-Quando smetterai di violentare i miei fragili timpani con la tua voce piena di frasi prive di grammatica?- controbatte Beladith con voce flebile e ancora carica di sonno.
-Non ho fame. Mangerò quando mi compiace, senza che tu, piccola sguattera, mi offra nulla. E' chiaro?-;
-Si, mia Signora...-
-Lasciami sola Rori, prima che impali la tua testa su un'alabarda.-
La ragazzina, una giovane Lupa di appena tredici anni sussulta, e i suoi occhi si riempiono di paura. Fa' un lieve inchino, muovendo il capo, e si volta per dirigersi a grandi passi verso la pesante porta di ferro dipinto di nero.
Appena la sua giovane schiava abbandona la stanza, Beladith si raggomitola tra le coperte che la sovrastano; lo fa da quando è bambina: è una sensazione piacevole, rilassante; è un momento, ormai l'unico momento, in cui può perdersi nei suoi pensieri, farli esondare oltre gli argini del ben pensare che caratterizza l'aristocrazia, renderli vivi. A nessuno, però, è permesso sapere ciò che, nella sua testa, passa: lei è la Regina Rossa, e le piace esserlo; deve mostrarsi temibile, incutere terrore con i suoi occhi arancioni e la sua alta statura coperta dai più pregiati vestiti. Sa' di potere tutto, e in tutta libertà. Nessuno ha mai osato contraddirla, purché non si trattasse di pochi, grandi nobili accecati dal denaro e dalla sicurezza di valere un briciolo di più rispetto agli altri: tutti uccisi, nel corso degli anni, a riempire le file di alabarde nel grande cortile nascosto, e le loro teste ormai ridotte in teschi, o ancora in fase di decomposizione. Non ha mai fallito, nel periodo in cui lo Scettro dei Re ha trovato posto nelle sue mani, tranne una volta, sedici anni prima... Da quel giorno non è cambiato molto, in effetti, ma sa di avere un nemico, nascosto nel buio che, pur non incutendole particolare timore, si rende conto di non dover sottovalutare.
Un suono metallico la distoglie dai suoi pensieri: stanno bussando alla porta.
-Chi è!?- urla.
-Mia signora, un messaggio per Lei; lo manda Traus.-
"Cos'ha da comunicarmi Traus di così urgente per mandarmi un messaggio a quest'ora del mattino?". La cosa la turba.
-Attendi, guardia-
Si alza di fretta, i capelli corvini svolazzano in tutte le direzioni, la vestaglia di seta intralcia i suoi movimenti. Corre verso lo specchio, si pettina come può, indossa una pesante pelliccia lavorata e intarsiata d'oro e si dirige verso la porta. Si ferma, respira a fondo e la apre lentamente, creando uno spiraglio dal quale esce solo la sua testa.
-Cosa deve comunicarmi il Capitano delle Guardie a quest'ora?- chiede con voce aspra.
-Non lo so, mia Regina. Nessuno deve leggere il messaggio.-
-Dammi la lettera.-
La guardia porge la mano guantata,tremante, fissa un punto indefinito alla sua destra per paura di incrociare gli occhi di fiamma della sua Regina. Beladith sfila velocemente la lettera dalle mani dell'uomo, sussurra un flebile " Grazie" e sbatte la porta dietro di se.
Apre la busta con calma, per paura di romperla, ma non riesce a nascondere a se stessa uno strano e quasi irrazionale senso di apprensione. È una sensazione nuova anche per lei, e se ne rende conto. La cosa la spaventa, in un certo senso,ma si concentra sulla pergamena che ora tiene tra le mani. Una scrittura rozza, frettolosa e marcata si insinua tra le fibre della carta, riempiendo poche righe sul grande foglio:
"Mia Regina,
Chiedo umilmente il permesso di convocare, alle prime luci del mattino, una riunione del Consiglio riguardo movimenti sospetti della Triade. Questa notte abbiamo avvistato, pur non intervenendo, dei membri criminali presso i confini dei Boschi del Nord. L'attendo pazientemente presso la Sala dei Re. Pregando per un buon risveglio, Le porgo le mie riverenze.

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