Il primo sguardo

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L'inchiostro scorre sulla pergamena, graffiando la fibra morbida e sottile, diramandosi sulla sua superficie a delineare il volto di un uomo; ripassa il tratto di una matita leggera, che contorna un'armatura, un mantello e muscoli possenti. Il disegno sarà in bianco e nero, i bordi netti: nessun colore, solo sfumature leggere per unire i margini squadrati e le complesse decorazioni, e per illuminare il volto.
Bianco, nero. Così come il rapporto tra loro.
Nero, come le urla, le imposizioni, i suoi pianti a lume di candela, il dolore durante e dopo i lunghi allenamenti autoimposti solo per sorprenderlo.
Bianco, come le sue parole otto giorni fa e nei giorni successivi, i suoi sorrisi ostentati, le sue parole a tratti dolci e a tratti severe, ma equilibrate in egual maniera, e mai per sminuirla.
Brea sorride, vedendo il volto del padre impresso di fronte a lei, mentre prende espressività. Vuole rivederlo così, un giorno, tra molti anni: sorridente, ma in grado di far trasparire sempre timore e rispetto. Lo ha sempre ammirato, non può negarlo, ma fino a pochi giorni prima di adesso i momenti per loro sono sempre stati sporadici, e ancora più rari sono stati i momenti di tenerezza e di incoraggiamento. E' come se lo stesse conoscendo per la prima volta; si sente simile a Eva: felice di incontrare e conoscere colei che l'ha messa al mondo, ma timorosa, insicura di ciò che l'aspetta, e, allo stesso tempo, speranzosa di far nascere e di poter coltivare un rapporto saldo e duraturo. Ma lei... lei è diversa... La sua situazione è diversa: il rapporto tra loro sarebbe già dovuto essere forte.
Sente lacrime di frustrazione salire agli occhi, pronte a sgorgare fuori come ninfa spillata, ma le trattiene con forza: non può permettersi di macchiare la sua opera; vuole che sia perfetta quando la consegnerà a suo padre.
La luce della candela vibra nel buio, si poggia sul foglio e sulla sua mano che ora scorre lungo il torso di Ghiliar, delicatamente. Si perde nelle risme dell'armatura, non sa per quanto, finché un ticchettio la riscuote. Volta il capo alla sua sinistra: la sabbia all'interno della clessidra è terminata, lasciando cadere la piccola sfera di vetro che, a contatto con le pareti, ha tintinnato; un'altra ora è passata. Si alza dalla sedia: le gambe sono indolenzite per il poco movimento. Ha trascorso tutta la mattina seduta a disegnare e, ora, già vestita e pronta per gli allenamenti pomeridiani, deve dirigersi nella grande mensa. Prima di uscire dalla stanza controlla che tutto sia in ordine. Lancia uno sguardo fugace alle pareti,nel buio, tappezzate di disegni: lo fa sempre prima di lasciare la piccola camera, come a cercare un senso di pace nei ricordi, nei paesaggi e nei ritratti che la sua mano ha composto in tutti quegli anni. Si sofferma sulla scrivania un istante in più, e sorride, per poi voltarsi e aprire la pesante porta di legno, pronta a bagnarsi della forte luce delle fiaccole consuetamente accese lungo il corridoio. Così come lei, molti altri adepti stanno uscendo dalle loro stanze: chi pronto agli allenamenti, chi in lunghi vestiti più o meno sgargianti, di vari materiali. Parlano tra loro, ridono, scherzano e poco sembrano curarsi degli avvenimenti che stanno accadendo in Città. Da quando Kim e suo padre, insieme a lei ad assistere, hanno tenuto la conferenza, tranne coloro che giornalmente sono usciti in perlustrazione e ricognizione, pochi sembrano badare ai rischi che stanno correndo. Per la maggior parte sono nuove reclute, giovani e inesperte, e forse è giusto così: chi non è nato nel Covo come lei è bene che lo viva come una rinascita, un modo per essere attivo contro l'oppressione che ormai imperversa in tutto il Regno da quasi tre decenni, e sentirsi parte di una famiglia.
Cammina da sola, fino ai piedi della scalinata che porta al piano più alto del Covo, quando sente qualcuno chiamarla, dietro di lei.
-Brea! Ehi! Aspettami!-
Si volta: un ragazzo, poco più grande di lei, con capelli neri venati di blu e grandi occhi viola acceso, le corre incontro.
-Flyn!-
-Ciao, scusa il ritardo, ho dovuto limare la punta del bastone e ci è voluto più del previsto.-
Ricominciano a camminare per non intralciare la folla che pian piano si sta accalcando verso l'imboccatura della scala.
-Ma... Ero certa fossi ad allenamento questa mattina. Dovevamo fare la strada insieme domani, non oggi, ricordi?-
-Ah...si, hai ragione- risponde Flyn, imbarazzato.
-Ilyan? È qualche giorno che non lo vedo ormai... Ne sai qualcosa?- chiede Brea, in modo da cambiare discorso ed evitare che le guance dell'amico diventino più rosse di quanto non siano già normalmente.
Il ragazzo trattiene una risata:- Dovresti conoscerlo: è tremendamente paranoico. Dal giorno della conferenza non fa altro che allenarsi. È sempre nelle Sale d' Addestramento all'ultimo piano, rintanato in pochi metri di spazio, nel buio. "Non verrò ucciso da Beladith e le sue Guardie putride se mi allenerò come si deve"; questo mi ha detto-.
Brea abbassa lo sguardo, senza rispondere. Solo i suoi passi, uniti a quelli di tutti gli altri, risuonano nel corridoio del pian terreno nel quale sono appena sbucati. Ilyan, insieme a Flyn, è l'unica persona con la quale si è sempre trovata a suo agio prima dell'arrivo di Eva, quasi un mese prima; le dispiace sapere che, anche se non lo vorrà mai ammettere, conoscendo il suo orgoglio, è spossato dagli allenamenti. Ha bisogno di vederlo, nel pomeriggio, per accertarsi che la situazione non è grave come teme che sia. Vuole però spezzare una lancia a favore dell'amico, anche per non far trasparire le sue emozioni temendo che Flyn se ne accorga:
-Beh.. almeno qualcuno si preoccupa seriamente dei pericoli ai quali rischiamo di andare incontro, ultimamente.-
-Vero...- risponde il ragazzo, sovrappensiero; -Ho anche saputo, un paio di giorni fa, che la stessa mattina in cui si è tenuta la conferenza, la Mokalet e il Vicecomandante hanno svolto una missione di contrattazione al Mercato Nero. Si vocifera che ogni giorno qualcuno parta per portare denaro al Mercato in cambio di supporto da parte delle loro spie. Tuo padre non ti ha detto niente di interessante?-
-Non parliamo più di questo, con mio padre...- risponde Brea, leggermente imbarazzata, ma comunque felice di poterlo dire.
-Stiamo provando a concentrarci di più sul nostro rapporto padre-figlia, piuttosto che su quello comandante-soldato.-
-Ah... Capisco- replica Flyn, sorpreso. La sua bocca si apre poi in un gran sorriso; -Quindi non verrai più a bussare alla mia porta, a notte fonda, in lacrime, pregandomi di parlare perché "hai bisogno di svuotare la mente"?-
Anche Brea ride, contagiata dall'ilarità dell'amico.
-Credo... Credo di no- risponde.
Raggiungono la grande rampa di scale che scende verso la mensa, poco dopo, rimanendo in silenzio. Il chiacchiericcio degli altri membri del Covo riempie il tunnel, mentre Brea rimane immersa nei suoi pensieri: un alternarsi costante di gioia e inquietudine; anche Flyn sembra concentrato su qualcosa di un certo spessore, vista la fronte aggrottata.
-A che pensi?- chiede Brea all'amico, provando ad essere il meno invasiva possibile.
-Alla Mokalet, a dire il vero... È qui da pochissimo tempo, e già è in grado di utilizzare la Percezione come chi si allena già da qualche anno. È... Notevole.-
-È diversa Flyn. E poi come fai a sapere cosa è successo mentre lei e Marsh tornavano dal Mercato?-
-Le voci girano in fretta. Tutti sanno che cos'è successo, e di come se la sono cavata. E, a dirla tutta, una ragazza appena arrivata da un mondo a noi sconosciuto se non per sentito dire, figlia di Tenebra, in grado di apprendere rapidamente un'arte che di per sè appare semplice ma che non lo è affatto e che, soprattutto, viene definita la nuova Mokalet, fa parlare di sé, te lo assicuro.-
-Sai cos'è, vero?-
Flyn sembra perplesso. La guarda, alzando un sopracciglio.
-Non ti seguo...-
-Non è una semplice Volpe- risponde la ragazza.
-I tratti somatici sono quelli di una Volpe! Non può essere qualcos'altro. Le ibridazioni sono proibite e...-
Brea si volta rapidamente a fissare Flyn, e lui sembra capire; sgrana gli occhi, incredulo.
-Vuoi dirmi che la Mokalet è...-
-Un ibrido, dopo centinaia di anni. Mezza Volpe e mezzo Mante. Suo padre era uno Psicomante, proprio come te.-
-Incredibile...-
-Stiamo parlando della figlia di Kimberly Oshear, dopo tutto. C'era da aspettarselo-.
-Immagino che la Regina sia a conoscenza di tutto ciò. Ma se è così, perché non l'ha ancora catturata?-
-Semplice: non ha ancora trovato il Covo, e quindi nemmeno tutti noi- conclude Brea, mentre fanno il loro ingresso nella mensa, uno stanzone rettangolare riempito da lunghissimi tavoli. Sul lato destro della sala, opposta rispetto all'ingresso, una pedana ospita il tavolo riservato a Kim, Ghiliar, Marsh e il resto dei membri più rilevanti dell'organizzazione presenti in Città. E' arredata con drappi color argento, lungo le pareti, che formano sinuose onde sulla pietra viva, illuminata, come di consueto, dalle fiaccole; queste, però, a differenza di tutte le altre, fatta eccezione per quelle presenti nella Sala Conferenze, identiche, sono più grandi, poste una per angolo, in oro puro. Brea, in tutta la sua vita, non si è mai chiesta da dove provengano quei focolari così maestosi e magnifici, il cui oro è talmente fine e pregiato che quasi si può scorgere il braciere all'interno mangiare la legna, per tramutarla in carbone, liberando leggerissime gocce di fuoco pronte a emergere dalla grande bocca e librarsi nell'aria. 
Si accomoda insieme a Flyn in uno dei tavoli centrali, subito a sinistra della pedana, preceduta e seguita da tutti gli adepti. Poco dopo tutti sono seduti, in attesa dell'arrivo di Kim e i suoi comandanti. Non passa molto, e Tenebra, seguita da suo padre a destra e Marsh a sinistra, fa il suo ingresso, in un bellissimo abito cremisi bordato d'argento, preso chissà dove. Guardando bene, però, Brea nota che, in mezzo a loro, nascosta dietro i mantelli di Hor e Tyllen, i due Primi Maestri di Eliomanzia, spicca un'altra chioma rossa: Eva. 
"Che ci fa qui? di solito mangia nelle sue stanze, lontana da tutti!" pensa la ragazza, sbigottita. Non riesce a spiegarselo: avrà finalmente deciso di mostrarsi al resto del Covo? 
-E... lei?- chiede Flyn, con un filo di voce, facendo cenno a Brea, accanto a lei. La Volpe annuisce.
-Sembra così... debole, e spaesata. Non capisco come possono definirla capace di così grandi imprese... un ibrido, portatrice dell'Anima Blu, in un corpo così esile...-
Brea non lo ascolta, non vuole. Non ha intenzione di aprire una discussione con l'amico riguardo le potenzialità di Eva, di ciò che è riuscita a fare il primo giorno di allenamento, nella radura: trentasette giri non sono cosa da poco, ma questo Flyn non lo sa. Eppure, il giorno in cui è entrato in contatto con lei attraverso la Percezione avrebbe dovuto notare il suo potenziale; "Non dovrebbe basarsi sull'aspetto esteriore", pensa, ma è quello che sta facendo.
Guarda verso la base della pedana: Eva è al centro, insieme a sua madre, gli altri schierati ai lati.
Cala il silenzio nella sala: tutti si rendono conto che Tenebra ha da riferire qualcosa di importante ai suoi uomini.
-Fratelli, sorelle- inizia la donna, -quest'oggi è un giorno importante, per tutti voi. Come ormai ben saprete mia figlia, giunta qui poco meno di un mese fa dal mondo dei Dormienti, è finalmente pronta a far parte del Covo a tutti gli effetti, condividendo la nostra vita quotidiana in tutti i suoi aspetti. Fino ad oggi poche sono state le occasioni nelle quali avete potuto vederla per i corridoi, ma già da questo pomeriggio si allenerà con voi, seguita da Marsh, così com'è stato fino ad ora-. Un leggero mormorio pervade la sala, rimbalzando sulle pareti e creando un riverbero simile a quello di uno sciame d'insetti, ma Kim non vi da peso, continuando a parlare:- Non sarà necessario trattarla in maniera diversa da come vi trattate tra di voi: siamo una famiglia e, come tale, vi invito ad accogliere mia figlia come vostra sorella-. Il mormorio termina così com'era iniziato e, dopo una rapida occhiata a tutti i presenti, Tenebra, radiosa in volto per le poche parole appena spese per Eva, guarda oltre il tavolo più lontano, davanti a lei; fa un cenno con la mano. Subito dopo si volta per salire sulla pedana, seguita dagli altri, mentre decine di vassoi saturi di cibo escono da un una porta spalancata, sorretti da un piccolo globo d'aria posto sotto di essi. Brea nota che Kim, sedutasi al centro del grande tavolo, non smette di sorridere. Eva, accanto a lei, ha un'espressione tesa in volto, ma non può fare a meno di lasciarsi scappare un sorriso di sollievo quando l'amica incrocia gli occhi della madre e sembra rasserenarsi.  E' contenta di vederla lì, e farà in modo di starle accanto, mentre imparerà a conoscere il resto della vita del Covo.
-Rimango dell'idea che non può essere lei la nuova Mokalet...- esclama Flyn, quasi sovrappensiero, guardando Eva con occhi perplessi.
Brea si volta verso di lui, con espressione divertita:
- Te lo assicuro, avrai modo di scoprirlo da solo, e di cambiare idea a riguardo -.

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