Le Cascate Nere

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Il rumore dei passi rimbomba sulle pareti delle scale verso il piano più profondo delle Sale di Addestramento; Eva e Marsh camminano una accanto all'altro, senza parlare.
La ragazza, ad ogni passo, si sente soffocare, stretta come in una morsa dai lacci e dalle giunture del bustino di pelle che, stranamente, anche dopo lo scontro in città e gli allenamenti nei quali è stata obbligata ad indossarlo (soprattutto se svolti nella radura), non sembra volersi adattare completamente al suo corpo.
"Forse è solo un po' di stress; gli allenamenti potrebbero aiutarmi a scaricare la tensione" pensa, non eccessivamente angosciata. A volte le è capitato, durante la sua vita, e senza ragione alcuna, di trovarsi in una situazione di generale malessere, più emotivo che fisico: tutto ciò l'ha sempre portata a soffermarsi su qualcosa che, magari, poteva farla giungere a un miglioramento interiore.
Sebbene succedesse sporadicamente, questa situazione si presentava, solitamente, dopo una giornata particolarmente impegnativa e stancante a scuola, o dopo un avvenimento di grande importanza caratterizzato da ansia e insicurezza, o dopo un litigio con le sue amiche, evento più unico che raro, o in famiglia, scenario ancora più singolare: con loro era solita scherzare e ridere per qualsiasi cosa, e i piccoli diverbi avvenuti negli anni erano stati causati da fatti di poca importanza.
Con loro era felice, felice davvero.
E ora, che si fermava a pensarvici, la sua vita, prima del suo sedicesimo compleanno, era quasi invidiabile, regolare, e senza nessun tipo di sconvolgimento repentino.

Le sue amiche... La sua famiglia...

Forse è questa la ragione del suo sconforto; a questo pensiero una gelida morsa allo stomaco la stringe ancora più forte del corpetto, spazzando via ogni dubbio.
Non ha più pensato a loro dopo l'arrivo al Covo, e si sente profondamente in colpa per questo. Deve a loro, a tutti loro, il merito di averla resa la persona che, ora, sta affrontando una vita completamente nuova e diversa.
Chiara, Tommaso e il piccolo Andrea ( i suoi genitori adottivi vuole ricordarli così, e non come Naaryn e Andior) sono stati per lei un dono e, molte volte, la fievole luce in fondo a un tunnel di profondo buio adolescenziale che, inevitabilmente, tutti riescono a conoscere, e quasi toccare, durante il delicatissimo "periodo della prima scoperta", dove si impara, o almeno si prova, a scoprire nuove sfaccettature di sé ma che, se privi di sostegni forti, rende inevitabile l'inesorabile caduta verso il buio.
I suoi sostegni ora sono lontani, persi a chissà quanta distanza da lei, e nemmeno un suo pensiero gli è stato dedicato.
Solo ora comincia a capire il motivo per il quale si trova al Covo: Kim vuole riabituarla alla sua vera natura, vuole farle vivere una nuova "prima scoperta", non meno delicata di quella vissuta pochi anni prima, e vuole essere il suo sostegno.
Si sente divisa, spezzata in due parti ambedue pesanti come montagne: da un lato il peso della mancanza, la voglia di riabbracciare coloro che tanto le mancano; dall'altro la consapevolezza e il bisogno di ampliare la sua conoscenza, di trovare se stessa, di combattere per e con coloro che, da così poco tempo, sono entrati a far parte della sua vita, e con i quali è consapevole che passerà molti momenti, pur non sapendo cosa ancora l'aspetta.
Si farà guidare da sua madre, le darà ancora fiducia, imparerà da lei tutto ciò che sarà necessario sapere; si è sentita dire, più volte, da Marsh e da Brea, che in un mese ha fatto passi enormi: ha imparato le tecniche base di difesa, ha tonificato la muscolatura, si è allentata molto duramente nel combattimento corpo a corpo, e con il pugnale. A livello emotivo, però, non ha ancora sviluppato a pieno dei sentimenti solidi verso coloro che la circondano.
Certo: si sente legata a Brea, a Marsh e a sua madre; sente il contrasto con Ghiliar, pur comprendendo che, in fondo, anche lui ha un animo gentile, sotto la spessa corazza e i muscoli guizzanti. Ma è consapevole di doverli conoscere ancora meglio, se davvero vuole imparare quello che le serve per far parte, a pieno, di un mondo che tanto le appartiene e dal quale si sente ancora distante.
Distante però, non è la spessa porta di legno nero e cardini metallici che dà sulla Sala.
-Presta molta attenzione a ciò che vedrai in questa Sala. È diversa dalle altre: è unicamente dedicata ai Manti. Ci passerai molto tempo, quando sarai pronta- sussurra Marsh, aprendo lentamente la porta, mentre lampi di luce si fanno spazio attraverso la fessura, per brillare sul suo viso, unendosi ai bagliori tremolanti delle torce.
-E allora... se non sono ancora pronta perché stiamo entrando?- risponde Eva perplessa.
-Non sempre ti troverai pronta di fronte ad una situazione, e dovrai reagire. Ne va della tua vita. Certo, non è questo il caso, ma prima iniziamo, meglio è, non trovi?-
Eva non risponde; accenna un sorriso, un po' sarcastico, un po' divertito, distogliendo lo sguardo dall'uomo e poggiandolo sul legno, che lentamente continua ad aprirsi.
La sala che le si presenta di fronte è uguale a tutte le altre; nulla coglie la sua attenzione, se non il fatto che è occupata unicamente da Manti, proprio come ha detto Marsh.
Brea è l'unica nota disarmonica nel contesto, e ora anche lei e Marsh, che le si stanno avvicinando.
La ragazza, però, non sembra trovarsi a disagio tra i lampi di luce che, certamente, hanno una modalità totalmente diversa di apprendimento dall'arco e le frecce alle quali è abituata. Sta parlando con lo stesso giovane che tanto l'ha resa perplessa, nota Eva; "Forse è ormai giunto il momento di saperne di più su di lui" pensa.
Marsh attraversa la sala a lunghe falcate, ed Eva fa quasi fatica a stargli dietro, evitando uomini, donne e giovani intenti nelle più svariate forme di incantesimi: litomanti che plasmano spuntoni di pietra simili a stalattiti, idromanti intenti a controllare l'acqua in tutte le sue forme, creando muri di vapore bollente, o congelando piccoli oggetti, psicomanti che agiscono sul proprio corpo per farlo levitare, camminare sulle pareti, creare sfere di energia e lanciarle contro manichini autorigeneranti.
Tutta la loro forza, la loro energia che non sembra avere fine, le luci che colorano la stanza, scaturiscono da lunghi bastoni dei più svariati tipi di legno: tutti hanno una lama di daga incastonata alla base, e un grande cristallo in cima, ognuno dei quali possiede il colore della casta del Mante che lo possiede. Nessun bastone e uguale a sé stesso, così come non lo sono i Manti che riempiono la stanza.
-Perchè i bastoni? - chiede la ragazza, - nelle stanze superiori ho già visto i Manti allenarsi, ma nessuno di loro aveva il bastone.-
-Questa è la stanza dedicata unicamente ai Manti che hanno già superato i primi anni di addestramento, dove è possibile utilizzare solo le proprie mani per compiere semplici incantesimi, e dov'è fondamentale imparare a difendersi con la daga, grazie a bastoni molto più pesanti di questi, ma con i quali non è ancora possibile lanciare incantesimi. Il bastone è un catalizzatore: condensa e plasma l'energia del Mante per renderla più potente grazie al cristallo posto in cima, e per lanciare incantesimi in modo più rapido e preciso. A breve inizierai l'addestramento anche tu, e i corsi di meditazione li seguirai con Flyn.-
Eva segue il braccio di Marsh, che sta puntando il giovane psicomante.
Raggiungono il piccolo gruppo, e Brea, voltatasi verso di loro, li saluta con un sorriso.
-Eva, Mokalet, ti presento Flyn e Ilyan-
I due ragazzi la stanno fissando; abbassano rapidamente, all'unisono, il capo in segno di saluto. Eva prova a non guardare Flyn: si sente in soggezione con lui accanto, visto l'episodio che ha coinvolto entrambi, e la connessione mentale che ha creato con lei.
Guarda invece Ilyan: pelle olivastra, occhi color nocciola venati di rosso, naso aquilino, molto alto e snello; il bastone in mano gli dà un' aria autorevole, se pur la sua stazza non sia imponente.
Il ragazzo si accorge di essere osservato, e porge un timido sorriso ad Eva.
-Dunque-, irrompe Flyn, ponendosi esattamente accanto all'amico, risultando decisamente più basso, - oggi incanaleremo nuovamente la nostra Energia nel bastone Mokalet. Prova a starci dietro per come puoi.-
-Non ho mai seguito nessun allenamento da Mante: non so maneggiare un bastone, né attaccare con la daga; a stento riesco a lanciare incantesimi unicamente con le mani, e l'ho fatto una sola volta... E...-
-Impari in fretta. Ilyan ti presterà il suo bastone quando sarà il tuo turno. Sai già usare la Percezione discretamente, e sei qui da solo un mese. Questo non dovrebbe essere più complicato- risponde il ragazzo in maniera sbrigativa.
Eva cerca lo sguardo di Brea, e Flyn sembra intuirlo.
-Brea si allenerà contro i manichini; anche se questa Sala non è per lei, nessuno ha mai fatto storie.-
-Si ma... ogni bastone si basa su un elemento, e solo il Mante che lo padroneggia può...-
-La psicomanzia-, la interrompe per la seconda volta Flyn, a voce leggermente più alta, - è una forma di magia arcana, precedente alla magia elementare. La psiche del Mante si orienta all'apprendimento dell' elemento di appartenenza, ma cosa succede se questo elemento è la sua stessa mente? Puoi capire da sola, spero, che quest'ultima, se molto allenata, può controllare tutti gli elementi. Di conseguenza non dovresti avere problemi con il bastone di Ilyan, se sei promettente come dicono.
Ora iniziamo, abbiamo perso già troppo tempo.-
Detto questo il ragazzo si dirige verso il centro della Sala, e tutti lo seguono.
Eva si avvicina a Brea, il più possibile.
-Perchè non mi hai detto che lo conoscevi quando lo abbiamo visto meditare?-
La ragazza sembra esitare; - non credevo l'avresti conosciuto. Non così almeno...-
-Sa anche essere gentile?-
- Si, certo, ma è scettico sulla questione della Mokalet. Spero si ricrederà presto, può essere insopportabile se vuole.-

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 07, 2017 ⏰

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