chapter one

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"Hey, puttana! Quanto vuoi?" Min se ne stava ferma immobile vicino alla fermata della metro, fumando una sigaretta con volto inespressivo e non degnando di uno sguardo gli uomini che l'avevano appena scambiata per una prostituta. "Non rispondi? Non ti va di lavorare sta notte?" Uno le diede una spinta sulla testa con un dito per attirare la sua attenzione, ma la ragazza non si smosse. "Chi è il tuo capo? Dobbiamo dirgli di darti una bella lezione! Non si ignorano così i clienti!" Finì la sigaretta e la buttò a terra, spegnendola poi col piede. "Avete finito di infastidirmi?" Gli uomini si guardarono tra loro, con un'espressione stupita sul volto. "Come diavolo osi, ragazzina!?" Rimase impassibile, mentre l'uomo alzava una mano su di lei, pronto a tirarle uno schiaffo. "È per caso reato dire a qualcuno che la sua voce mi infastidisce?" L'uomo abbassò la mano, senza colpirla, poi guardò  i suoi due compagni. "Hai coraggio per rivolgerti con questo tono di superiorità a noi..." Si guardò un attimo in giro controllando che non ci fosse nessuno, poi sputò a terra, avvicinandosi. "Penso di doverti insegnare le buone maniere, che dici?" Tirò fuori un coltello e glielo avvicinò alla gola, prendendola per un braccio e facendola cadere a terra sulle ginocchia. Min chiuse gli occhi, respirando calma. Era spaventata sì, ma non lo avrebbe dato a vedere. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione. "Non dici niente?" le chiese l'uomo. Lei non rispose. "Parla, porca puttana!" "Cosa dovrei dire? Pregarti di non uccidermi e mettermi a piangere? Cambierebbe qualcosa?" Lui rise, guardando gli altri. "L'avete sentita?" Rise per un minuto buono, con fare divertito poi tornò serio ad osservarla. "Sei troppo bella per essere fatta fuori subito..." Le passò la lama fredda sul collo, tenendole il viso nella grande mano. "Penso che prima mi divertirò con te e poi ti..." Un'espressione di dolore apparve sul suo volto e in pochi secondi Min fu libera dalla sua presa. L'uomo cadde a terra, in una pozza di sangue. Gli altri due uomini guardavano terrorizzati il ragazzo che aveva ucciso quello che doveva essere il loro capo, che ora si faceva rigirare nella mano un coltello, giocandoci con espressione annoiata, come se non avesse appena tolto la vita a un uomo. "Allora, chi si fa avanti per primo?" La sua voce aveva un tono calmo e sicuro, di uno che sa quello che sta facendo. Lo sguardo del ragazzo si posò per qualche secondo su Min, poi tornò sui due uomini che da carnefici, stavano per diventare vittime. "Vi do tre secondi. Scusatevi con la ragazza e decidete chi di voi muore per primo." I due uomini si misero in ginocchio, chiedendo scusa e pregando di non essere uccisi. Le labbra del ragazzo si incurvarono all'insù. Scosse la testa. "Eh no... Avete infranto una delle mie regole più importanti..." Gli si avvicinò, poi si sedette sui talloni davanti a uno di loro. "Niente donne... e niente bambini." "Scusaci, ti prego! Ti prego!" La gola dell'uomo fu aperta in due. Min guardava la scena, senza batter ciglio, nonostante la visione che le si presentava davanti avrebbe sconvolto qualunque altra ragazza. L'uomo rimasto, all'improvviso, con un urlo disperato, si slanciò cercando di fuggire via, ma il ragazzo tirò fuori una pistola e premette il grilletto, colpendolo dritto dietro alla nuca. Era tutto finito. Il biondo sospirò e ripose la pistola poi, dopo aver dato un'occhiata al lago di sangue che aveva creato, spostò la sua attenzione su Min. "Aish! Ora cosa faccio con te? Hai visto tutto..." Lei lo guardò negli occhi e lui si abbassò all'altezza del suo viso, osservandola meglio. "Certo che sei proprio bella" Rise. Min continuava a mantenere la sua espressione disinteressata e a non parlare. Il ragazzo tornò serio e si passò una mano dietro alla testa. "Non hai paura di me?" "Se avessi voluto uccidermi lo avresti già fatto, o sbaglio?" Il ragazzo fece una risata divertita. "Hai ragione, devi aver notato che non mi faccio problemi" disse, guardandosi un'altra volta intorno soddisfatto, come ad osservare un'opera d'arte. Anche Min osservò quello scenario poi aprì di nuovo bocca. "Oltre tutto, nell'uccidere quella feccia, hai affermato niente donne e niente bambini, quindi non vedo perché mai dovrei preoccuparmi, dal momento che sono di sesso femminile." Il ragazzo si avvicinò, continuando a sorriderle e aiutandola ad alzarsi da terra. "Bella e intelligente..." La prese per mano. "Vieni con me, dobbiamo andarcene di qui." Min lo seguì, senza fiatare. Camminarono per circa un quarto d'ora, finché non arrivarono davanti a un locale a luci rosse. Min lanciò uno sguardo al biondo, che la guardò a sua volta sorridendole. "Io e te andiamo al piano di sopra, immagino tu sia ancora troppo giovane per lavorare qui." Min non gli rispose, ma lo seguì quando aprì una porta in una piccola via laterale al locale e su per delle scale. Presto arrivarono in un piccolo appartamento, semplice ma accogliente. Il ragazzo si tolse le scarpe e le lasciò fuori dalla porta, così fece anche Min, poi lui entrò in casa e si levò la giaccia di pelle, posandola su un appendiabiti all'entrata, rimanendo con una maglietta bianca. "Fanculo, quel maiale quando l'ho sgozzato ha schizzato!" Si girò verso Min con un'espressione abbattuta sul volto. Sembrava un bambino quando metteva il broncio. Si avvicinò a lui. "Togliti la maglia." "Cosa?" "Toglitela." Lui la guardò confuso, ma la ascoltò, togliendosela. Min gliela prese dalle mani. "Il bagno?" Il biondo glielo indicò e lei vi entrò inginocchiandosi davanti alla vasca e aprendo l'acqua. Il ragazzo, la osservava, appoggiato alla porta. "Se lo stai facendo per ringraziarmi per averti salvata puoi anche evitare, non andrà via..." "Questo è quello che pensi tu. Tolgo macchie di sangue dai vestiti da anni, andrà via." Lui sì avvicinò, guardandola strofinare la macchia con dell'acqua." "Dammi del bicarbonato" Lo prese e glielo porse, Min ne mise una manciata sulla macchia, continuando a strofinare con acqua gelata e pian piano questa andò via, lasciando solo un leggero alone, che sarebbe scomparso lasciandola riposare ancora in acqua per un po'. La ragazza si alzò, lasciando a mollo l'indumento, per poi guardare negli occhi il padrone di casa. "Tu... come fai a sapere come si levano le macchie di sangue dai vestiti e perché hai detto di toglierle da anni?" Le fece quelle domande con sguardo interrogativo. Min si sedette sul divano e così fece lui. "È una lunga storia" disse. "Ho tutto il tempo che ti serve."

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