"Ho tutto il tempo che ti serve" rispose lui, guardandola negli occhi. Min sospirò. "Ok, allora..." Tirò fuori una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca. "Posso fumare?" Lui annuì e lei se la mise tra le labbra, poi l'accese e aspirò. "Come ti chiami?" le chiese, prendendo a sua volta una sigaretta dal un pacchetto aperto sul tavolino davanti a sé. "Kim Min Ji, ma chiamami semplicemente Min, ok?" Il biondo annuì, memorizzando quel nome e pensando alle varie famiglie Kim che conosceva. Min continuò a guardarlo e dopo un po' lui si svegliò dai propri pensieri. "Io sono Min Yoongi, ma tutti mi conoscono come Suga" le porse la mano, ma la ragazza non la strinse, si limitò ad annuire. Suga ritirò la mano, osservandola ancora. "Quindi, la risposta alla mia domanda?" "Mio padre era un uomo violento, così ho imparato a togliere il sangue dai vestiti" affermò lei. Che risposta vaga. "Era?" "È morto" Il ragazzo la guardò e si chiese come facesse a essere così tranquilla nel parlarne nonostante, si capiva, avesse avuto un passato non molto felice. "E tua madre?" "In questo momento probabilmente è in carcere o tre metri sotto terra come lui" Yoongi sospirò. Capì che Min non aveva più un posto dove andare, probabilmente. "Quanti anni hai?" "19" Lui la guardò serio. "Davvero o mi stai prendendo per il culo?" Lei annuì. "Sono seria" "Sembri più giovane..." Fece una pausa. "Io ne ho 22." Si alzò dal divano, dirigendosi verso il frigorifero. "Hai fame?" Lei scosse il capo. "Vorrei lavarmi" disse. Lui la fissò, con una bottiglia di birra in mano. "Sai dov'è il bagno, va pure." Min andò in bagno e si spogliò dei vestiti che non cambiava ormai da tre giorni, poi entrò nella piccola doccia e si lavò per bene. Quando finì, prese un asciugamano lì vicino e se lo avvolse intorno al corpo, poi uscì dalla stanza. Trovò Suga sul divano, intento a pulire una pistola. "Mi puoi prestare una maglietta?" Lui alzò la testa e socchiuse le labbra non appena la vide davanti a sé vestita con solo un asciugamano. "Sì" si alzò di scatto e andò in un'altra stanza, tornando pochi minuti dopo con una maglietta bianca troppo grande per lei. Min, che intanto si era vestita con gli slip di ricambio che aveva messo in borsa prima di lasciare casa, si fece scivolare l'asciugamano di dosso e si infilò la maglietta, che le faceva da vestito arrivandole a circa mezza coscia. Il ragazzo la guardava sorridendo leggermente e mordendosi piano il labbro inferiore. "Non hai mai visto una ragazza mezza nuda?" "Sì, ovviamente, ma sai... fa sempre lo stesso effetto quando si ha una bella visione davanti." Min lo ignorò e si sedette sul divano, prendendo in mano la pistola che fino a poco prima lui stava pulendo. "Una Colt 45..." Lui annuì e prese posto di fianco a lei. "Te ne intendi di pistole?" Min scosse la testa. "È lo stesso modello che ha usato mia madre per sparare a mio padre" Suga la guardò sorpreso. "Quindi... tua madre ha ucciso tuo padre? Per questo prima hai detto che probabilmente ora è in carcere?" Lei annuì. "Sono stata io a denunciarla, prima di andarmene" "Hai denunciato tua madre?" "Era l'unico modo per salvarmi da quella vita" Suga mise su un'espressione confusa. "Perché lo ha ucciso? Per errore o..." "Lo ha fatto di proposito. Lui la tradiva." "Tu... hai visto tutto?" "Sì" "Hai avuto paura?" "Sì" Il biondo si morse il labbro inferiore pensieroso. "Quindi dimmi se ho capito bene: tuo padre era un uomo violento che picchiava te e tua madre, oltretutto le era infedele, così lei lo ha ucciso" Min annuì. Suga mise un braccio intorno alle spalle della ragazza, come per incoraggiarla, nonostante dalla sua espressione non sembrava averne troppo bisogno. Era impassibile, apatica e sicuramente abbastanza coraggiosa per essere lì con lui in quel momento. Chinò il viso vicino a quello di lei. "Ora non hai un posto dove andare, immagino." "Sta tranquillo, non resterò qui se hai paura che possa succedere" "Perché no?" rispose lui. "Senti, io vivo da solo e tu non hai un posto dove andare. Puoi restare qui senza farti troppi problemi... e sinceramente non mi dispiacerebbe avere una bella ragazza come te che gira per casa" Rise, ma lei rimase seria. "Che lavoro fai?" Yoongi rimase in silenzio. "Fai parte di una qualche organizzazione malavitosa, vero?" "È un problema per te?" "No" Il ragazzo sorrise. "Quindi, perché non rimani? Non resisteresti molto là fuori e sta per arrivare la stagione fredda. E prima o poi finirai i soldi, lo sai anche tu." Min rimase un attimo immobile a pensare poi annuì. "Ok. Va bene" Suga sorrise di nuovo, un sorriso gentile per essere quello di uno che uccideva per guadagnarsi da vivere. "Ok, domani parlerò con il mio capo, magari può trovarti un lavoro..." Il ragazzo si alzò dal divano dirigendosi al frigo per prendere un altra birra. "Non vorrei fare la schizzinosa, ma non mi va di fare la prostituta" disse diretta lei. Yoongi di girò verso la ragazza. "Sei vergine?" Min rimase in silenzio a guardarlo, sembrava leggermente imbarazzata. Lui sorrise notando quel leggero cambiamento di colorito sulle sue guance. "Sta tranquilla, non ti farei mai fare la prostituta comunque..." Rise e con la sua risata anche la nota di preoccupazione che aveva il viso di lei pian piano si dileguò. "E dimmi saresti in grado... di sparare a qualcuno?" Min lo guardò senza espressione, poi prese la pistola sul tavolo, tolse la sicura e sparò un colpo verso il ragazzo. Colpo che andò a vuoto. Lui era rimasto impassibile e piano le si avvicinò, sfilandogliela dalle mani. "C'era solo un proiettile e, per mia fortuna, non era in canna" Lo tolse, mostrandoglielo. "Ma sei stata brava. Se ci fosse stato mi avresti colpito." Lei, che aveva trattenuto il fiato agitata, ricominciò a respirare. Suga sorrise e le accarezzò la testa. "Avremo tanto lavoro da fare, ma penso imparerai in fretta. Sei forte, ragazzina." Si sedette di nuovo sul divano, finendo di lucidare l'arma da fuoco, poi controllò che la sicura fosse inserita, la mise nella custodia che aveva addosso e si alzò. "È tardi. Perché non vai a dormire? Sarai stanca." Min annuì, anche se non sapeva se sarebbe davvero riuscita a dormire. Il biondo l'accompagnò in camera sua e la mise a letto, rimboccandole le coperte come avrebbe fatto un fratello maggiore, poi spense la luce. "A domani, Min" "Sì, a domani" sussurrò lei, guardandolo sorridere e chiudersi la porta alle spalle.
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THORNS
FanfictionDopo aver denunciato la madre, colpevole dell'omicidio del marito, alla polizia, Min abbandona la sua casa e la sua vecchia vita, lasciando nessuna traccia della sua presenza. Un anno dopo, la troviamo a vivere in un appartamento di Seoul, insieme a...