Napoli... o Somma Vesuviana?

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GIORGIA'S POV

La mattina seguente tutta la famiglia era in fibrillazione per la partenza. Suo padre era sempre contento di tornare nella sua città natale e di rivedere i parenti, anche se cercava di nascondere la sua impazienza di partire dietro la scusa del se partiamo troppo tardi ci sarà molto più traffico.
Giorgia decise di affrettarsi per non aumentare l'intrattabilità che caratterizza i genitori prima di un viaggio di famiglia; così si sistemò velocemente i capelli mentre Andrea, il suo ragazzo, le portava la valigia di sotto.
Mentre scendeva i gradini sentì la macchina di sua sorella entrare nel cortile, mentre il fidanzato di lei salutava la famiglia. Erano quasi al completo, tutte le valigie erano state caricate in macchina; Giorgia salutò Andrea con un bacio e la mamma chiuse definitivamente casa: mancava solo più una cosa che, ovviamente, era Virginia. La sua amica aveva il ritardo nel sangue, era un qualcosa più forte di lei; a Giorgia venne in mente quella sera in cui Virginia affermò che le persone puntuali non le piacevano e quelle in anticipo le detestava proprio. Diciamo che non correva il rischio di detestarsi.
Per fortuna, mentre era immensa in questi pensieri, Virginia arrivò correndo, rossa in volto, trascinando la sua immensa valigia rosa e prima ancora di riuscire a fermarsi e a riprendere fiato cominciò a scusarsi.

"Oddio mi dispiace, ma mio padre era in ritardo e quindi mi ha scaricata dalla rotonda! Ho cercato di fare il più in fretta possibile..." ansimò Virginia con il fiato corto.

"Tranquilla, ora riprendi fiato e sali in macchina che partiamo" disse la madre di Giorgia sorridendo mentre le porgeva una bottiglia d'acqua. Alla madre era sempre piaciuta Virginia, diceva che il suo modo di essere la divertiva, perché le ricordava come era stata da giovane, anche lei una ragazza sbadata e con la testa sempre altrove.

Finalmente partirono. Il viaggio durò quasi nove ore, nonostante fecero poche soste e presero quasi sempre l'autostrada. Tuttavia fu divertente, perché Virginia si trovava bene con i genitori di Giorgia, quindi passarono la maggior parte del tempo a parlare, a scherzare e a fare quei tipici giochi da viaggio.
Dopo all'incirca otto ore, passarono il cartello "Comune di Napoli".

"Wow, quindi siamo quasi arrivati" disse Virginia risvegliandosi dal suo sonnellino.

"Più o meno, perché siamo giusto entrati in Napoli" rispose il padre.

"Quindi quanto ci vorrà ancora?" chiese Giorgia.

"Dobbiamo arrivare a Somma Vesuviana, quindi quasi un'ora" rispose il padre, un po' scocciato da quelle domande.

"Somma Vesuviana?!" chiese Virginia.

"Sì, i parenti di Carlo non sono proprio di Napoli, ma vivono in un comune vicino, Somma Vesuviana appunto" disse la madre nella speranza di mettere a tacere la questione.

"Davvero? Giorgi, non me l'avevi detto!" disse Virginia rivolgendosi all'amica.

"Scusa, non ci ho pensato. Va beh, ma Napoli non è così lontana da Somma, ci arrivi tranquillamente in treno o in pullman."

Così dopo un'ora arrivarono a Somma Vesuviana, un piccolo comune in provincia di Napoli, ai piedi del Vesuvio. Si fermarono a casa della nonna di Giorgia, dove avrebbero alloggiato i suoi genitori con sua sorella e il suo fidanzato, mentre Giorgia e Virginia avrebbero alloggiato a casa dei cugini. Scaricarono le valigie e salutarono la nonna, poi ripartirono per arrivare alla casa degli zii.
La casa era molto grande, in stile vecchio con un ampio giardino pieno di fiori e piante, attraversato da un vialetto con la ghiaia. Lo zio di Giorgia aveva ereditato quell'immensa dimora da un ricco prozio morto prematuramente, ma era troppo grande per loro, visto che avevano solo un figlio, perciò furono entusiasti di ospitare la nipote.
Appena arrivati, i suoi zii uscirono per salutare i nuovi arrivati e il cugino venne loro incontro per aiutare le ospiti con le valigie. Come Giorgia si aspettava, suo cugino puntò dritto verso Virginia e, stampandogli due baci sulle guance, si presentò.

"Hei, tu devi essere Virginia. Io sono Marco, il cugino di Gio" disse Marco con il suo forte accento napoletano. Giorgia si voltò verso l'amica e non poté fare a meno di sorridere: Virginia era paonazza e tratteneva a stento la risata. Sicuramente il cugino pensava di aver fatto colpo, ma in realtà Giorgia sapeva la ragione della reazione di Virginia: le faceva ridere l'accento.
Marco era un bel ragazzo: 21 anni, abbronzato, occhi nocciola e scuri capelli ricci. Un fisico asciutto e un carattere estroverso contribuivano a dare di lui l'immagine di un ragazzo affascinante. Tuttavia Giorgia sapeva perfettamente che non c'erano speranze; non era proprio il tipo di Virginia, anche se probabilmente sarebbero andati d'accordo.

"Mo' ti aiuto con il pacco. Gio, dammi qua pure il tuo" disse Marco prendendo le valigie e portandole in casa.
Giorgia e Virginia lo seguirono e, finite le presentazioni, entrarono finalmente in casa.
L'interno era bello come Giorgia lo ricordava. Era una casa accogliente, fatta di legno e in muratura, con colori caldi sulle pareti e piante sui davanzali a testimoniare la vita di quella casa. Gli zii invitarono le ragazze ad andare un attimo di sopra a sciacquarsi e a riposarsi perché la cena sarebbe stata fra mezz'ora.

Mentre salivano, Marco urlò dal fondo delle scale: "Ah ragazze, ci sono anche due amici miei a cena, fa niente?"

"Li conosco?" chiese Giorgia.

"Non penso. Si chiamano Gennaro e Alessio" rispose il cugino.

"No infatti, non so chi siano" disse Giorgia continuando a salire le scale.

// SPAZIO AUTRICE//

Hello people! Finalmente stiamo per entrare nel vivo della storia! Vi avevo promesso che gli Urban sarebbero arrivati e oggi finalmente ce l'ho fatta a inserirli;)
Perciò continuate a seguire la mia storia inserendola nella vostra libreria e stellatela, mi raccomando! Grazie mille <3
A presto con il prossimo capitolo di "What we've done now is lost"!





What we've done now is lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora