Si fanno chiamare Urban Strangers

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VIRGINIA'S POV

Virginia si era subito trovata bene con la sua nuova famiglia napoletana. Gli zii di Gio si erano dimostrati gentili e ospitali, la madre aveva preparato una cena che sembrava un banchetto di nozze. Marco, il cugino, era davvero uno spasso: estroverso, divertente, il tipico ragazzo del sud che Virginia ammirava.
Anche gli amici di Marco si erano rivelati una piacevole sorpresa. Virginia si era molto preoccupata quando il cugino aveva accennato a ulteriori ospiti, perché nonostante la facciata estroversa e socievole, aveva sempre avuto paura di ciò che era nuovo e sconosciuto. La novità era un qualcosa che l'attirava e la terrorizzava allo stesso tempo.
 Alla fine però le cose si rivelavano sempre più semplici di quelle che sembravano: Alessio si era presentato molto calorosamente, salvo poi riservare la maggior parte delle sue attenzioni a Giorgina. Non che la cosa la disturbasse particolarmente. Virginia in passato amava essere al centro dell'attenzione, ma crescendo, un po' per necessità e un po' per scelta, aveva imparato a stare da sola e con il tempo cominciò persino ad assuefarsi a questa solitudine fino a trasformarla persino in una necessità.
Per questo motivo, appena resasi conto di non essere più parte integrante della conversazione, aveva subito colto l'occasione per uscire e restare un po' da sola: così presi telefono, cuffiette e cicche era uscita dalla porta sul retro.
Lo faceva spesso quando era a casa, erano quei piccoli momenti che si riservava per sé, ne aveva bisogno.

Tuttavia, uscita nel giardino, rimase stupita quando, mentre si accingeva ad accendere una sigaretta, aveva sentito una canzone provenire dal cortile di fronte alla casa. Ed era rimasta ancora più sorpresa nel vedere che a suonare e cantare quella canzone era un ragazzo dai capelli ribelli seduto sul cofano dell'auto degli zii.
In genere Virginia si scocciava quando qualcuno o qualcosa interrompeva il suo momento, ma quella volta invece sentì qualcosa attrarla sempre di più vicino a quel ragazzo, era come se la sua voce e quelle note la chiamassero.
Per questo motivo, dopo averlo ascoltato, non si era potuta trattenere dal chiedergli che cosa stava suonando, nonostante potesse immaginare il fastidio che avrebbe provocato nel ragazzo quella domanda, essendosi lei accorta del suo evidente stato di mood.

Ma le soprese non erano finite.

Quando il ragazzo alzò il viso verso di lei, Virginia fu colta da due occhi azzurri, grandi e intensi, che rimasero a fissarla con un misto di stupore e smarrimento per un tempo che Virginia non avrebbe saputo quantificare. Rimase ipnotizzata da quello sguardo: gli occhi azzurri la affascinavano da sempre, li trovava magnetici, profondi ma freddi, intensi ma distaccati. E gli occhi di quel ragazzo sembravano proprio uno specchio di ghiaccio.
Virginia avrebbe potuto perdersi in quel pozzo azzurro, ma s'impose di tornare alla realtà: temeva l'ignoto e tutte quelle sensazioni che non riusciva a spiegarsi razionalmente.

Il ragazzo di cui ancora non sapeva il nome disse che la canzone era sua. Quindi aveva incontrato un musicista dai capelli ribelli e gli occhi di ghiaccio sul cofano di una macchina. Che conoscenze, per essere il primo giorno della sua vacanza.

La loro conversazione fu interrotta da Alessio, così Virginia scoprì che il ragazzo si chiamava Genn e presumibilmente si trattava dell'amico di Marco, quel Gennaro che doveva venire a cena. E questo spiegava la sua presenza nel cortile. Almeno un mistero era risolto.

"Genn, rimetti la mia chitarra a posto, che c'è cena" disse Alessio all'amico, poi aggiunse con un sorriso: "Giorgia mi ha detto di chiamarti" rivolto a Virginia.

"Grazie, però prima posso chiederti una cosa? Hai detto che la chitarra è tua, quindi suoni anche tu!" disse la ragazza. La storia si faceva sempre più interessante.

"Sì, in effetti io e Genn suoniamo insieme..." cercò di dire Alessio, ma Gennaro lo interruppe.

"Dobbiamo andare dentro, tanto poi Marco le dirà sicuramente tutto" disse Genn con aria annoiata, dirigendosi verso la porta d'ingresso.

Gli altri due lo seguirono a ruota.
Appena entrati in casa, il cugino esplose in un sonoro: "Oh finalmente, gli Urban Strangers ci hanno onorato della loro presenza!"

// SPAZIO AUTRICE //

Ciaooo <3
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, non va molto avanti la storia, perché è un po introspettivo, ma spero non vi abbia annoiato troppo!
Ora vi lascio perchè devo studiare, vi chiedo solo un po' di like per aggiornare il prossimo capitolo e.... coraggio, commentateeee :)
Grazie per il vostro sostegno, e a presto con il prossimo capitolo di "What we've done now is lost" <3

What we've done now is lostDove le storie prendono vita. Scoprilo ora