Capitolo 5.

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Cassie avanzò di un altro passo e si fermò. Era ancora in tempo per tornare indietro. 

Alzò lo sguardo su villa Demion. L'edificio vittoriano, che non era mai stato un posto allegro, pareva addirittura una casa infestata dagli spiriti, quella sera, rischiarato da una luna che lo avvolgeva in un bagliore spettrale. Dalle finestre scorgeva stralci della sontuosa festa in corso al suo interno, il polso ingioiellato di una donna, parte dello smoking di un uomo.

Chi era tutta quella gente?

E che cosa ci faceva a Shanville?

Forse era lì per conoscere il famoso e spietato Hunter Axon?

Cassie aveva impiegato una giornata intera per riprendersi dal trauma subito quando aveva scoperto che l'uomo che aveva alimentato i suoi sogni era anche colui che le aveva causato i suoi incubi peggiori.

Una coincidenza, così l'aveva definita lui.

Un incredibile scherzo del destino. Un incidente che si sarebbe potuto tranquillamente evitare formulando una delle domande più ovvie quando si conosce una persona. Come ti chiami?

Tuttavia, per quanto difficile da ammettere, lei non rimpiangeva affatto quello che era successo alle Bahamas. Era stata la notte più bella della sua vita.

Emise un sospiro. Come era possibile che l'uomo così dolce, il tenero amante che l'aveva portata in paradiso fosse proprio Hunter Axon? Un uomo d'affari con quella nomea sarebbe dovuto essere un tipo dall'aspetto ripugnante ed i modi sgradevoli.

E, invece, rassomigliava nella maniere e nell'aspetto a un vero principe.

Prima di suonare alla porta, Cassie si guardò il vestito. 

Sua nonna ne aveva tessuto la stoffa e Luanne gliel'aveva confezionato. Era il più bell'abito che avesse mai posseduto e faceva ancora la sua bella figura.

Trasse un ampio respiro e suonò al campanello. Andò ad aprire Willa. La donna la scrutò da capo a piedi, inarcando il sopracciglio perfettamente disegnato. - Prego, accomodati.-

Cassie entrò. Rimase perplessa quando notò come era vestita Willa. E come erano vestiti tutti gli altri. Come se fosse un normale giorno lavorativo. Gli unici ad indossare degli abiti da sera erano i camerieri.

All'istante, capì. Era stata invitata non come ospite, bensì come cameriera. Ne ebbe la conferma quando la stessa Willa lo comunicò a Oliver che, vedendola, si era avvicinato, guardandola con aria a metà tra l'incuriosito e il terrorizzato. - Una cameriera si è ammalata - gli spiegò la perfida fidanzata. - E Cassie è stata così carina a venire a darci una mano.-

Cassie si sentiva ribollire il sangue nelle vene. Era caduta come una stupida nella trappola di Willa. Ma non avrebbe permesso a quella iena di distoglierla dai suoi piani. Il governatore era li, quella sera, e lei doveva a tutti i costi parlare con lui.

- Spero che tu non abbia frainteso le mie parole, cara - miagolò Willa. - Avevi capito che ti avevo chiesto di venire a lavorare, no?-

- Certamente - rispose Cassie senza scomporsi. Si tolse il soprabito ed iniziò ad arrotolarsi le maniche del vestito.

- Sono pronta - annunciò, guardando l'altra donna dritta negli occhi.

- Salve - echeggiò una voce familiare alle loro spalle. 

Cassie avvertì uno sfarfallio nello stomaco. Per quanto stesse facendo del suo meglio per dimenticare quell'uomo, il suo corpo reagiva a lui con inequivocabili fremiti di desiderio. 

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