Capitolo 7.

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Erano circa le sei quando l'aereo atterrò a Nassau.

L'assistente di volo accompagnò Cassie giù dal velivolo ed alla limousine che la stava aspettando ai bordi della pista. Durante il tragitto, lei sfogliò di nuovo il fascicolo contenente la sua proposta e ripassò gli appunti un'ultima volta.

Dopo una riunione di sette ore, i dipendenti della Demion Mills erano giunti ad un accordo. Avrebbero rinunciato al brevetto, perché non potevano permettersene l'acquisto, ma avrebbero fatto a Hunter un'offerta per la fabbrica. L'accordo, però, dipendeva tutto dalla volontà di collaborazione dell'uomo. Lo avrebbero pagato a rate, dilazionando l'intera somma in pagamenti mensili, esigendo da lui lo stesso trattamento che potevano ricevere da una banca.

Cassie sapeva che l'offerta non era abbastanza consistente e vantaggiosa per Hunter, ma non aveva scelta. Nessun istituto di credito avrebbe accordato loro un prestito. Le loro abitazioni erano l'unica garanzia che potevano offrire, ma se l'azienda avesse fallito, case e terreni non sarebbero bastati a coprire le perdite.

Perché, quindi, la Axon Enterprise, avrebbe dovuto accettare la proposta?

Ancora una volta, Cassie mise in discussione la decisione di acquistare la fabbrica. E se Hunter avesse avuto ragione? E se fosse stato più vantaggioso per loro accettare in buon ordine la liquidazione?

Non riusciva a togliersi dalla mente, però, l'idea di poter ancora salvare l'azienda. Perché, nonostante tutto ciò che aveva sentito sulla spietatezza di Hunter, aveva intravisto in lui anche altre qualità. Era certa che, sotto quella scorza d'invulnerabilità, si nascondesse un animo dolce e protettivo, quello che lei aveva conosciuto per la prima volta che si erano incontrati.

L'autista rallentò. Cassie si rese conto immediatamente che non si trovavano davanti ad un ufficio, ma a un'abitazione privata.

Mentre si avvicinavano, il cancello elettrico si aprì e la vettura percorse un viale che li condusse davanti ad una villa in stile spagnolo, con prati ben curati tutt'intorno.

L'accolse non un maggiordomo in livrea, come si sarebbe aspettata, ma una donna di mezza età, vestita molto semplicemente in jeans e maglietta, il viso struccato, aperto e sorridente. - Il signor Axon la sta aspettando sul retro.-

Cassie s'introdusse all'interno del cavernoso atrio d'ingresso. Enormi tele a olio, che occupavano le pareti dal pavimento al soffitto, adornavano la stanza. Una sontuosa scalinata ricurva, che sembrava la copia di quella di Tara in Via col vento, si inerpicava verso il cielo.

Seguì la donna attraverso una portafinestra in fondo all'atrio, che si affacciava sul patio.

La vista era da cartolina. Acri ed acri di verde lussureggiante si inseguivano fino ad una spiaggia bianca e alle acque turchesi dell'Atlantico. Sulla destra, leoni in pietra si ergevano a guardia di una piscina infinita.

Hunter era seduto ad un tavolino in veranda e le offriva le spalle.

- Salve, signor Axon - lo salutò Cassie.

Quel saluto formale gli portò il sorriso sulle labbra.

Lui si alzò e le tese la mano. Non era vestito per una riunione di lavoro. I capelli castani, che a Shanville portava pettinati all'indietro, erano mossi e scomposti. Indossava un tipo di abbigliamento simile a quello della sera in cui si erano conosciuti, una morbida camicia di lino e pantaloni sportivi. - Signorina Edwards.-

Lei gli strinse la mano. - Dove sono gli altri? - domandò, guardandosi intorno.

- I membri del consiglio d'amministrazione? -

Cassie annuì.

- Dobbiamo raggiungerli noi - le spiegò lui. - Sei pronta? -

- Spero di si. -

- Bene. - Hunter indicò con un cenno del capo il sole che stava tramontando. - Avrei sperato d'incontrarli oggi stesso, ma poiché l'aereo è arrivato più tardi del previsto ho rimandato la riunione a domani mattina.-

Il che significava che ci sarebbe stata una notte di mezzo. E lei non aveva prenotato nessun albergo.

Quasi le avesse letto nel pensiero, Hunter soggiunse: - Mi sono preso la libertà di riservarti una camera presso un albergo qui in zona. A meno che tu non voglia restare da me. Di posto ce né quanto.. -

- No, grazie - tagliò corto lei. - Preferisco stare in albergo. Tornerei in quello dell'altra volta.-

- L'hotel Barter? -

Cassie annuì. Come faceva a saperlo?

- E' momentaneamente chiuso per restauro.-

- Oh, peccato.-

- Sei proprio convinta di non volere restare qui da me? -

Lei scosse la testa. - No, no, grazie.-

Hunter consultò l'orologio. - In tal caso, ti accompagno alla macchina.-

- Me ne vado di già?-

Quando lui rimase qualche istante interdetto, Cassie distolse lo sguardo, imbarazzata. Che cosa le era preso? Sembrava che non volesse staccarsi da lui. E per quanto detestasse ammetterlo, era rimasta delusa da quel congedo frettoloso.

- Mi dispiace, ma ho un impegno per sta sera.-

La notizia la lasciò senza fiato. Un impegno? E con chi? Una donna?

- Sfortunatamente, è un appuntamento che non posso disdire - precisò lui, voltandosi dall'altra parte, come a liquidare in breve l'argomento.

- Non mi aspetto che tu faccia una cosa del genere - ribatté lei, freddamente. Che cosa le importava, in fondo, se usciva a cena con un'altra donna? Non aveva nessun diritto di essere gelosa.

Comunque, ingoiò la rabbia e la delusione mentre lui l'accompagnava alla limousine. - Spero che l'albergo sia di tuo gradimento - disse Hunter. - Naturalmente, sei mia ospite - aggiunse.

- Ti ringrazio, ma non è necessario.-

- La mia compagnia dispone di una serie di camere in quell'albergo, riservate appositamente per i visitatori - le spiegò lui. - Non è mai successo che abbiamo fatto pagare il conto ad un nostro ospite.-

- Oh, se le cose stanno così, allora.. grazie.-

- Ci vediamo domani mattina - la salutò lui, richiudendole la portiera.



Qualche ora più tardi, Hunter stava di nuovo fissando il mare. Scosse la testa ripensando all'espressione sconcertata del suo avvocato, che aveva incontrato prima di cena, quando lo aveva informato che intendeva rivendere la fabbrica ai suoi dipendenti.

Hunter non aveva ancora visto l'offerta, ma sapeva già che non sarebbe stata abbastanza allettante.

Perché lo fai?, gli aveva domandato il suo avvocato. Sei forse impazzito?

Hunter non aveva risposto. Dopotutto, che cosa avrebbe dovuto dire? Che si era invaghito di una delle operaie che volevano comprare la fabbrica? Era tutto talmente ridicolo. A stento conosceva quella donna.

Ma bastò il pensiero di Cassie a portargli il sorriso sulle labbra. Ricordò com'era entrata nel suo ufficio, le braccia incrociate sul petto, il bel viso sollevato con aria di sfida. Indossava i suoi abiti da lavoro, come a voler rimarcare che era una semplice tessitrice. Solo che non si era resa conto che a lui non importava nulla che lei fosse fotografa o un'operaia. Non si lasciava condizionare da titoli altisonanti o da bei vestiti. Persino la bellezza esteriore non lo colpiva particolarmente. La sua attrazione per lei era legata a qualcos'altro, qualcosa che lui stesso non riusciva a definire. Una qualità, o più qualità messe insieme che la rendevano una delle donne più interessanti che lui avesse mai conosciuto.









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