Capitolo 8.

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Cassie scrollò dalla camicia le briciole di pane mentre guardava fuori dal finestrino della limousine. Di solito saltava la colazione, ma quel giorno aveva fatto un'eccezione. Non voleva che il suo stomaco iniziasse a brontolare proprio mentre esponeva la sua offerta a Hunter ed agli altri suoi consiglieri.

Aveva dormito male, quella notte, ed era certa di avere l'aria stanca, proprio come si sentiva. Si era girata e rigirata nel letto per ore, la mente che inseguiva pensieri alla velocità della luce.

Aveva tutte le ragioni per essere agitata. Dopotutto, non aveva mai partecipato in vita sua ad un consiglio d'amministrazione. E non aveva idea di che cosa aspettarsi.

Anche se desiderava che fosse solo quello il motivo della sua tensione, la verità era che c'era dell'altro. Non voleva ammetterlo, ma non aveva smesso un solo istante di pensare a Hunter. Come aveva potuto invitarla a dormire a casa sua mentre lui andava a spassarsela con un'altra donna?

Era per caso una tattica per farla ingelosire? Ne dubitava. Se mai avesse provato qualcosa per lei, si trattava esclusivamente di attrazione fisica. Nulla di più.

Ma in fondo, a lei che cosa importava? Aveva cercato una notte di passione con uno sconosciuto e così era successo, no? Non si aspettava nient'altro da quell'uomo.

Tuttavia, non aveva messo in conto di rivederlo. Si aspettava di tornare a casa con un bel ricordo, ecco tutto. E invece il bel ricordo si era trasformato in una circostanza imbarazzante. Invece di essere contenta per la fantastica esperienza vissuta, si sentiva in colpa. Come se avesse commesso qualcosa di sbagliato, di illecito. E così era, in effetti. Invece di proteggere i suoi amici da Hunter Axon, ci era andata a letto.

E, per qualche assurdo motivo, desiderava che ciò accadesse di nuovo.

Che cosa le prendeva? Come poteva soltanto pensare ad un'eventualità del genere?

La limousine si fermò ad un semaforo rosso. Cassie guardò fuori dal finestrino. Si stavano avvicinando alla proprietà di Hunter. Deglutì ed ammirò i rigogliosi palmizi che bordeggiavano la strada. Il cancello di ferro si aprì mentre loro si avvicinavano e, ancora una volta, la limousine percorse il viale fino alla villa. L'accolse la stessa donna cordiale del giorno prima, che la condusse nuovamente al patio.

Hunter era lì, che parlava al telefono. Non era vestito come lei si sarebbe aspettata. In realtà, non l'aveva mai visto in tenuta così informale, bermuda e camicia di lino a maniche corte.

- Che cosa succede? La riunione è stata cancellata?- si informò subito, preoccupata.

- No - le rispose Hunter, placido. Probabilmente, lui era il capo e si vestiva come gli pareva. Inoltre, lo stile di abbigliamento degli uomini d'affari, lì alle Bahamas, doveva essere diverso da quello negli Stati Uniti.

Se quello era il caso, allora ancora una volta lei aveva sbagliato a vestirsi. Indossava un completo di cotone acquistato in saldo, una semplice gonna diritta e una camicetta di seta senza maniche sotto una maglia sottile a coste.

Mentre le sue guance diventavano rosse come un papavero, lui accennò un sorriso, mettendo a tacere i tuoi timori. - Sei bellissima.-

Cassie apprezzò il complimento e ringraziò, sentendosi un po' più sollevata.

- Bene, allora andiamo - disse Hunter. E si incamminò verso il mare.

- La tua auto è parcheggiata laggiù? - indagò Cassie, seguendolo.

- Veramente, prenderemo la barca - le rivelò lui, indicando un'imbarcazione ormeggiata di fronte a loro.

- La barca? - Cassie era confusa. - Credevo che fossimo diretti al tuo ufficio.-

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