Kreacher gli aveva portato i panini su alla torre di Grifondoro, alla fine . Harry si svegliò quella sera, al tramonto, un tramonto dorato come la gioia della vittoria e rosso, come il sangue versato per ottenerla. Quel giorno di maggio sarebbe stato ricordato per tutti gli anni a venire da generazioni di maghi come il giorno in cui l 'Oscuro Signore era stato sconfitto, ma anche come il giorno in cui cinquanta uomini, donne, ragazzi erano morti per difendere il luogo che rappresentava il loro passato, e il futuro del Mondo Magico, il luogo dove era racchiusa l'essenza stessa del loro modo di vivere. La battaglia di Hogwarts sarebbe stata nei loro cuori fino alla fine.
Harry Potter era il mago che aveva sconfitto Lord Voldemort, e per lui quel giorno portava forse più emozione che per tutti gli altri. Aveva vinto, ma aveva visto morire persone che avrebbero dovuto vivere ancora ina lunga vita felice, e una parte del suo cuore era morto con loro. Ma se c'era una cosa che sapeva, era che la vita pone tanti ostacoli sulla nostra strada, ed è normale cadere tante volte, ma poi, ogni volta, l'importante è avere la forza e la volontà di rialzarsi in piedi e andare avanti, portando la ferita di quella caduta nel cuore come ricordo eterno del sacrificio, ma anche della speranza.
Cosí Harry Potter si alzò dal suo letto nella torre, andò in bagno a sciaquarsi il viso e a darsi una lavata e si preparò per scendere di sotto, dove centinaia di persone erano riunite ad aspettare l'ora, l'ora in cui i cinquanta cadaveri che aspettavano con loro sarebbero tornati a casa . Fred, Remus e Tonks, Colin Canon e gli altri ora dovevano solo essere lasciati andare, e portati per sempre nel cuore .
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La Sala Grande era gremita si gente, e tutti piangevano e ridevano, in quel giorno bianco e nero . Tutti volevano abbracciare Harry Potter, stringere la mano al Prescelto, ma lui voleva solo trovare quelli che non lo avevano mai abbandonato. Ed eccoli là, in un angolo, una famiglia con i capelli rossi e due donne castane strette intorno a tre corpi adagiati nelle loro bare bianche . Dolore . Ecci cosa diceva il cuore del grande Harry Potter in quel momento. Solo dolore. Si avvicinò lentamente, aveva quasi paura di rivedere quella scena ancora una volta, le lacrime che gli scorrevano calde sul viso da sotto gli occhiali scheggiati.
Quando arrivò dietro di loro, una ragazza con i capelli rossi si voltò , lo vide e lo abbracciò stretto. Harry si lasciò abbracciare, affondando il viso e le mani nei suoi capelli, beandosi di quel suo profumo di fiori che lo riportava a tempi felici, passegiate nel parco e baci rubati. - Ginny...- sussurrò piano, incerto come un bimbo ai suoi primi passi. - Shh... - lo zittí lei, poi si staccò dall'abbraccio e lo prese per mano, voltandosi sldi nuovo verso le bare. Harry non voleva guardare dentro, non ancora, e osservò triste tutti i volti intorno a lui. Ron abbracciava Hermione, Bill e Percy stringevano le spalle di George, mentre i signori Weasley stavano stretti accanto al figlio morto. Harry si voltò ad osservare la donna castana, e si accorse solo allora che teneva fra le braccia un fagottino avvolto in delle coperte, da cui spuntava un ciuffo di allegri capelli azzurri. Anche la donna si voltò verso di lui, e, visto che la guardava, gli si avvicinò. - Harry Potter- sussurrò- non hai ancora visto il tuo figlioccio-. Il sorriso piú piccolo possibile le apparve sul volto mentre gli metteva fra le braccia il fagottino, che intanto si era mosso un po'. Harry lo prese più delicatamente possibile, quasi come se fosse di vetro, e lo guardò. Un neonato paffuto e sereno dormiva fra sue braccia, il ciuffo azzurro tutto scompigliato, ignaro di tutto, senza sapere che la sua mamma e il suo papà dormivano per sempre a pochi passi da lui. E mentre suonavano i rintocchi che annunciavano l'inizio dei riti funebri, una calda lacrima caduta proprio sul suo visino rischiò di svegliare il piccolo Ted Remus Lupin, che però si girò e continuò serenamente a dormire.
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La Luna negli occhi
Romance" Victoire strinse i pugni, irritata.- Sei proprio una testa di Pluffo!- esclamò, poi vide il sorriso beffardo di Teddy e cominciò a balbettare- di pluffa, volevo dire... pluffa- Il ragazzo sorrise, e replicò, guardandola:- Di Pluffo? Non saprei...