Capitolo 7 - Fratello maggiore

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Perché i suoi genitori non si erano sposati prima? Così magari lei sarebbe nata nello stesso anno di Teddy.
Victoire camminava un po' imbronciata a fianco del ragazzino, a braccia incrociate, mentre lui  avanzava con lo sguardo perso,senza fare troppo caso al fatto che la bambina doveva trotterellare per stargli dietro, con un sorriso sulle labbra. Un sorriso ebete. No, non doveva essere cattiva. Era arrabbiata perché Teddy sarebbe andato ad Hogwarts a settembre, mentre lei doveva rimanere ancora due anni lì, nella scuola babbana. Le piacevano la scuola e le sue amiche, ma senza quel buffone che ogni tanto sbucava per fare qualche battuta scema  oppure si arrampicava sugli alberi e poi si lasciava penzolare a testa in giù mentre le maestre gridavano non sarebbe stata la stessa cosa. In più, avrebbe perso il suo miglior compagno per le BSC ! Avevano vinto ogni anno, almeno da quano c'era lei, ma ora uno degli atleti migliori li lasciava! Va bene, magari questo non era in cima alla lista dei motivi per cui aveva il muso lungo, ma c'era comunque. Non si era sprecata neanche a fare capricci, tanto sapeva che era del tutto inutile. Se non avevi undici anni, ad Hogwarts non andavi, e lei non aveva undici anni, ma solamente nove.
Le sarebbe mancato tantissimo Teddy. Per tutto l'anno avrebbe vissuto nel castello, e sicuramente non sarebbe tornato neanche per Natale, visto che era al primo anno e avrebbe voluto godersi l'esperienza. Intanto lei sarebbe rimasta lì con i cugini e i fratelli, a cui avrebbe fatto da mammina come sempre, ma con uno scemo a fare il papà mattacchione era più divertente. E poi non lo poteva più comandare a bacchetta! Erano otto anni, cioè da quando stava in piedi, che passava le sue giornate a dirgli « corri lì», « fai così » e soprattutto « smetti di fare lo scemo! », e ora? Se lui andava via, lei che cosa faceva? Perdeva il suo compagno di avventure, lui si sarebbe fatto nuovi amici e non l'avrebbe considerata più, almeno finché non fosse cresciuta. La predizione della mamma si stava avverando, seppur in ritardo. Doveva avere un'espressione davvero triste, perché finalmente Teddy se ne accorse e si fermò.
- Ehi Vi, che hai?- le chiese gentilmente. - È per la scuola? Non preoccuparti, tra due mesi ci tornerai!- cercò di consolarla, ma evidentemente non ci aveva capito un bezoar.
- È proprio quello il punto!- sbottò la bambina, mordendosi poi le labbra. Non voleva fare i capricci o litigare. Il cugino aggrottò la fronte, perplesso.
- Uff...è che vorrei tanto venire a Hogwarts, ecco- spiegò lei, cercando di non essere piagnucolosa. Il ragazzino sorrise comprensivo.
- Lo so. Ma ci verrai tra due anni!
- Due anni sono lunghi. Io volevo andarci adesso!- ecco il tono da capriccio. Victpire tentò di ricomporsi, ma lui non sembrò farci caso. Si era raddrizzato e sembrava lontano, come se stesse pensando a qualcosa di molto importante per lui. Aveva gli occhi fissi a terra e i capelli un po' flosci, spenti.
Victoire gli si avvicinò.
- Teddy?- lo chiamò esitante, tirandolo leggermente per la manica. Funzionò.
- Eh?
- Ci hanno lasciato indietro- gli fece notare, e questo lo riportò a terra. Saltò sul posto e cominciò a correre, tirandosela dietro.
- Dai vieni!
Raggiunsero la famiglia proprio mentre svoltavano l'angolo, e per miracolo sembrò che nessuno si fosse accorto della loro assenza. Stavano tutti discutendo tra di loro, mentre i bambini saltellavano fra i passeggini.
Un po' ansanti, i due ragazzini ripresero a camminare normalmente. Victoire pensò che non era il caso di riprendere il discorso in quel momento, visto che prima l'amico le era sembrato triste, e si mise ad osservare i cuginetti e i fratellini. Ma quanti erano! Non capiva come facessero i nonni a ricordarsi tutti i nomi. Un momento, il nonno non se li ricordava. Nonna Molly, invece, non ne perdeva uno, soprattutto se c'era da sgridarli. Vicky, Teddy, Domi, Lucy, James, Rose.... Di qua, di là, per le scale e all'angolino. Che peccato però. Se avesse sbagliato nome qualche volta, lei avrebbe potuto ignorare ciò che aveva detto con la scusa che non era rivolta a lei, e invece niente.
Guardò verso i passeggini, dove i più piccoli stavano beatamente dormendo. Lily si agitava come al solito, rigirandosi nel sonno con tutti i capelli sul faccino da angioletto che si ritrovava. Non aveva neanche un anno, ma aveva i capelli più lunghi che si fosserl mai visti su una bambina di quell'età. La zia Ginny non voleva che le fossero tagliati, perché erano così belli da far invidia alla nonna paterna, così le arrivavano quasi a mezza schiena. La nonna glieli pettinava in mille modi diversi, e lei non riusciva a stare ferma e scappava via, combinando puntualmente qualche disastro. Tanto, con quegli occhioni azzurrissimi, si faceva sempre perdonare. Quello che ci rimaneva sempre in mezzo era il povero Hugo, che lei trascinava con se e che poi prendeva le sgridate dalla madre, che se la prendeva con lo zio Ron accusandolo di essere di pessimo esempio. In quel momento Hugo dormiva vicino alla cugina, e come al solito era molto più tranquillo di lei, anche se muoveva continuamente le mani. Era iperattivo, solo che riusciva a trattenersi. Quando voleva.
Appollaiati sulle pedane dei passeggini, dietro di loro, i fratelli più grandi ridevano e indicavano tutte le semplici cose che li stupivano. Albus stava puntando il dito verso una signora distinta con un enorme cappello di piume, facendo ridere la bambina li accanto, che scuoteva i crespi capelli ramati. Loro due erano i tranquilli della combriccola, giocavano tra loro e, a parte qualche sprazzo di scherzositá qui e lì non causavano problemi. Rose, con i suoi capello castano-rossicci e quegli occhi verdastri era la principessa del papà, mentre Albus, moro con due smeraldi al posto degli occhi, sembrava la fotocopia di suo padre. Le zie parlavano tranquillamente al di sopra delle loro teste, perché tanto il turno di guardia dei birboni toccava agli uomini, poveri loro. Le Tre Disgrazie, così chiamate, si stavano rincorrendo per la strada, colpendo alle gambe i passanti e senza curarsi minimamente del rischio di finire spiaccicati sotto un bus. James, Fred e Louis, l'unico che si salvasse un pochino, erano tre bambini di cinque anni che avevano in corpo la vitalità e la potenza distruttrice di un tornado. Uno ciascuno. Erano le tre maledizioni, i malandrini accaniti che facevano disperare chiunque dovesse stargli dietro. Combinavano guai su guai, e spesso trascinavano con sé altri poveri innocenti. L'unica cosa che riuscisse a renerli buoni erano le storie, quelle vere delle Guerre Magiche, che però i genitori erano restii a raccontare, oppure quelle che ai inventava Teddy, che li incantavano sempre. Lui però preferiva aspettare che distruggessero mezza casa prima di intervenire. Ma d'altronde, anche lui era un erede dei malandrini no?
James Sirius Potter, con quel nome, altro non poteva essere che un combinaguai vanitoso e senza speranza, capelli neri arruffati e occhi nocciola, era il ritratto di suo nonno ( ma la nonna di Teddy profetizzava  che sarebbe stato anche peggio); Fred Arthur Weasley, con quel suo faccino morbido e due cioccolatini al pistacchio in faccia passava per angioletto, ma era un piccolo diavolo, anche lui con quel nome lì cosa poteva essere?; e infine Louis, povero piccolo biondino, era il più tranquillo dei tre, la voce della ragione, il Remus Lupin della situazione, e come Remus però si faceva trascinare dai cugini e lasciava in un angolo il suo lato mite. Victoire pensava di impazzire ogni volta che doveva fargli da babysitter. La sua piccolina preferita, si fa per dire, voleva un gran bene a tutti, era la dolce, pacata, obbediente Roxanne. Fortunatamente per lei, aveva in comune con il fratellone solamente la pelle color cappuccino e i ricci capelli castani scuri, che la mamma le lasciava liberi, mentre Fred portava le treccine. Era la bimba di due anni più dolciosa del mondo, vivace ma non troppo, obbediente e più responsabile di qualche bambino "grande" di sua conoscenza. Piccole pesti.
Il suo sguardo vagò alla ricerca di sua sorella e delle due gemelle, Mooly e Lucy. La sua sorellina dalla veneranda età di sei anni, che ( purtroppo) l'anno dopo l'avrebbe raggiunta a scuola. Le voleva un mondo di bene, ma a volte era così capricciosa..... capelli biondo-rossicci e occhioni azzurri, vivace e ribelle al punto giusto, qualche capriccio di troppo e una smodata passione per gli animali e le piante. La sorella maggiore spesso la accompagnava in giro appena fuori dal giardino di casa, e mentre lei leggeva seduta a terra Dominique passeggiava qua e là raccogliendo i fiori, oppure rincorreva il loro cagnolino, Rudolf ( ma che razza di nome!) insieme al fratellino.
Le gemelline inceve erano due cosettine esileranti. Sembravano un po' Pinco Panco e Panco Pinco,  sempre a bisticciare.Si assomigliavano moltissimo, anzi, erano esattamente identiche, ma avevano un carattere molto diverso. Lucy era educatissima, ligia alle regole, un po' permalosa e molto molto chic. Adorava vestirsi bene, le piacevano i vestitini eleganti e le gonnellina, i suoi capelli erano sempre pettinati con la massima cura e fermati con una molletta o un cerchietto, lunghi fin quasi alla vita. Se Molly avesse avuto dei capello così lunghi, avrebbe finito per strapparli tutti! Lei era iperattiva, esplosiva, aveva la parlantina svelta e adorava fare sport. Era un po' un maschiaccio, i capelli rigorosamente tagliati alle spalle, sempre spettinati, e vestiti molto casual. Entrambe però avevano un eccellente portata vocale quando urlavano, poca pazienza con chi faceva lo scemo e  una singolare intesa tra loro, come se si leggessero nel pensiero. Victoire le invidiava, le sarebbe piaciutl così tanto potersi capire con uno sguardo....
- Vi?
La voce di Teddy interruppe il corso dei suoi pensieri. Victpire alzò lo sguardo, e si accorse che erano arrivati alla Regina Vittoria.
- Oh, siamo arrivati....
Teddy aggrottò la fronte.
- Si può sapere che hai?
- Bhè... te l'ho detto...- balbettò lei- vorrei venire e poi....- prese un bel respiro, mentre il ragazzino la guardava con un sopracciglio alzato.
-Mi mancherai, Ted.- il suo sguardo si addolcí e Teddy sorrise alla bambina.
- Anche tu mi mancherai- le disse,  abbracciandola con un braccio - Ma non preoccuparti, ti manderò fiumi di lettere! Una alla settimana, più altre se succede qualcosa di molto interessante - la rassicurò - affare fatto?
La bambina sorrise alla sua mano tesa verso di lei . Alzò la sua e la strinse.
- Affare fatto! - esclamò - Più un regalo per Natale e uno per il compleanno direttamente da lì!
- Ma come faccio... non posso andare a Hogsmeade fino al terzo anno....- si lamentò lui, riprendendo a camminare.
- Ti arrangi.
Un secondo di silenzio e poi scoppiarono entrambi a ridere.

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