Chapter Third.

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La mia mano cercava invano di spegnere quell'aggeggio diabolico che avrebbe dovuto svegliarmi. Come si fa a trascorrere una bella giornata se la si comincia così?

Appena riuscì finalmente a metterla a tacere, tirai un sospiro di sollievo: andava già molto molto meglio.

"Leyla, la colazione ti si fredderà!" gridò mia mamma dal piano di sotto.

Odiavo essere svegliata da quel rumore assordante esattamente quanto odiavo sopportare le grida di mia madre di prima mattina, ci sentivo, era inutile gridare.

"Buongiorno." dissi, senza alcun traccia d'entusiasmo a colorare la mia voce, appena la raggiunsi in cucina.

Mi sorrise come solo una madre può fare, sì, a volte potevo non parlar bene di lei, o risponderle come non meritava, ma le volevo davvero bene. Sapeva tutto della mia vita, sapeva di Call, conosceva tutti i miei amici e non esitava a darmi consigli preziosi quando si rendeva conto che non me la passavo alla grande.

"Dove è?" allusi al mio fratellone mangiando il mio caro e delizioso pancake.

"Ha fatto tardi ieri notte e ha dormito da un amico." rispose, inclinando la voce nella seconda parte della frase, sapeva che quello che aveva detto non era assolutamente vero.

Risi d'istinto all'espressione sul suo viso, mia mamma era davvero gelosa di mio fratello e lui, in questo peridio, dormiva troppo spesso lì, da un amico.                                                                                      

Sì, un amico biondo, alto un metro e settanta, il cui fisico sembrava scolpito da degli scultori greci, ma la conferma della sua mascolinità era il nome, Jessy.

Sì, mia mamma si era arresa a vedere mio fratello fidanzato con la ragazza più bella e dolce dell'intera scuola e, a volte, la sentivo pregare mio fratello per farsi dire di essere migliore di Jessy. "Sì, mamma, te l'ho già detto." rispondeva James scocciato ogni volta.

"Tesoro, al posto di deridere la tua cara e dolce mamma, va a vestirti!" cercò di assumere un tono arrabbiato, le risposi con un sorriso beffeggiante.

Corsi di sopra, mi vestì con l'uniforme della mia scuola e, dopo avere finito tutto quello che avevo da fare per rendermi per lo meno presentabile al cospetto di quell'istituto che tuttavia oggi non mi terrorizzava un gran che, mi avvicinai alla scrivania per prendere la collana che portavo con me ogni giorno, ovunque.

La catena era la mia, il ciondolo, come dice James, un segno del destino.

Era l'agosto scorso quando decisi di andare con i miei amici in un luogo alquanto strano, si trattava di una piscina ricolma di palline, sì, tipo quella dei bimbi, ma la nostra era particolare: le palline erano tutte, dalla prima all'ultima, nere e, su ognuna di esse era incisa una frase filosofica diversa.

Alcune delle frasi che lessi quel giorno diventarono addirittura dei miei motti e, mentre raccoglievo dal fondo l'elastico che fino a poco tempo prima teneva insieme i miei capelli, un oggetto finì tra le mie mani.

Era un anello, un anello che per le dimensioni poteva solo appartenere ad un ragazzo.

Avevo sempre creduto nel destino così vidi quello come un segno, lo presi e lo portai con me e, arrivata a casa decisi che avrei tenuto quell'anello sempre e comunque e che, prima o poi, avrei trovato la persona a cui apparteneva.

Ma la mia decisione, la promessa che avevo fatto a me stessa, andò in fumo in quell'attimo.

Dove diamine era la mia collana?!

Presi d'istinto il mio telefono e composi il numero di una persona che avrebbe cercato di calmarmi: Jimmy.

"S-sì, pronto?" mi risponde dall'altra parte del telefono.

"Ma insomma, sono le otto di mattina, posso sapere come fai a dormire ancora a quest'ora?!" l'attaccai.

"Vai al punto, Smith." mi ordinò.

"La mia collana." dissi, sottolineando la parola mia, la MIA adorata collana.

"Non essere vaga, la perspicacia non mi funziona prima delle dieci de mattino."

Simpatico, davvero divertente.

"L'ho persa Jim, non la trovo!" mi agitai.

"Quando vado in auto per venire a scuola, la cerco, sta tranquilla."

Non risposi, mi limitai a sospirare.

"Dai, Leyl, davvero. Ora devo attaccare, sto facendo tardi e non esiterò a darti tutta la colpa, signorina." si congedò.

"Gentile come al solito, a dopo, Jim."

Scesi di corsa le scale, non avrei voluto perdere la corriera anche quella mattina.

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Guuys,

questo è il mio terzo capitolo, sto scrivendo spesso perché sono a casa con l'influenza, per quanto non interessi a nessuno lol.

Hear you soon

Bye for now

All the Love as Always.

xhs





"Whose is this?" hs.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora