LEYLA'S POV:
"Possiamo parlare, Leyla?"
Non pensavo che la voce di Carol sarebbe mai arrivata al punto da darmi un fastidio simile.
No, io non ci volevo parlare, si era comportata in un modo pessimo e sebbene io fossi sempre stata una che perdona senza problemi, quella volta non mi sarebbe scivolata addosso facilmente, anzi, ero quasi sicura che non mi sarebbe scivolata addosso affatto.
Eravamo amiche, un tempo, sempre perché lei si definiva così.
In realtà dovevo ammettere che a lei un po' mi ci ero affezionata da quando durante quella gita a Monaco mi prestò la sua spalla su cui piangere, ma da quel momento le cose andarono degenerando.
Cominciò a stare sempre attaccata a Call, a procurarmi alcuni dei più strazianti dolori mai provati, pianti che sembravano non avere fine, e questa volta sapeva di aver esagerato perché si erano fatti vedere insieme ad una festa a cui era partecipe praticamente tutta la scuola, e si erano baciati, lì, sulla pista, mi aveva detto Kate.
Avevo fatto la mossa giusta convincendo Jim ad andarcene prima.
La ragazza che nel mentre continuava ad insistere sperando in una mia risposta mi sfiorò un braccio, d'istinto la guardai con disprezzo più che con rabbia e la lasciai lì, sola, nel bel mezzo del corridoio, immersa nella sua ipocrisia.
La campana suonò, ma quella volta decisi di saltare la lezione di diritto; la mia voglia di studiare in quel periodo andava sgretolandosi ogni giorno di più.
Tra me e Callum le cose non erano mai andate a gonfie vele, Sarah mi aveva sempre raccomandato di non farmi prendere troppo da quella storia, secondo lei era una cosa palese che il sentimento che ci univa fosse un qualcosa a senso unico e che lui stesse con me solo per attrazione e convenienza, ma io, quando fece la sua entrata in aula di scienze e si sedette accanto a me con quel maglione blu che profumava di fresco, caddi in balia dei suoi occhi, dei suoi modi, di lui.
E probabilmente non ero ancora totalmente libera, lui, il suo sorriso continuavano ad tornarmi in mente e non potevo fare a meno di accigliarmi ogni volta che ci pensavo e di rimpiangere di non essermi goduta l'ultimo bacio come avrei dovuto.
Il nostro esserci lasciati non è dipeso da me, lui aveva detto di non provare più quello che provava una volta e che non voleva prendermi in giro e così lasciarmi era la cosa più saggia da fare.
Io, però, mi sono sentita presa in giro, da lui, da Carol, da tutti.
Dannazione, avevo bisogno di una pausa, anche quella volta pensare a lui mi aveva lasciato un amaro nodo in gola che non riuscivo a mandar giù in nessun modo.
Mi avviai verso il cortile, avrei partecipato alla lezione pomeridiana di diritto, anche se non era nel mio piano di studi.
HARRY'S POV:
Cory aveva ragione, ero cotto, semplicemente andato per lei e la cosa mi rodeva a non finire, non l'avevo lì vicino a me e non sapevo nemmeno se stesse ancora con quel tizio.
Le avevo lasciato quel biglietto sul banco ormai tre ore prima e nulla, nessun segno, alcuna risposta, neanche il vociferare degli studenti aveva portato a galla la notizia.
Avevo diritto a quell'ora, c'era anche lei, frequentavamo lo stesso corso.
Ero abbastanza combattuto, ma alla in scelsi di scendere in cortile, non avrei sopportato il vederla in tutto il suo splendore senza potermi nemmeno avvicinare.
La situazione mi stava sotterrando.
****
Giunsi finalmente nel luogo in cui i ragazzi della mia scuola trascorrevano le pause dalle lezioni.
Mi sedetti su di un gradino un po' più in là rispetto all'entrata secondaria.
Il rumore di alcuni passi che si avvicinavano a me mi stavano infastidendo, volevo stare solo, dannazione.
Con fare scocciato sbuffai cercando di far capire alla persona che avrebbe passato quell'ora con me che la sua presenza era molto più che sgradita.
Appena cominciai a tossire per dare un segnale magari più plausibile quasi il mio respiro si bloccò.
Leyla si sedette accanto a me.
"Posso?"-domandò impacciata.
Non risposi non perché non volessi farlo, ma perché le parole mi si erano bloccate e la mia bocca non voleva schiudersi per dare ad esse voce, mi limitai ad annuirle dopo una buona manciata di secondi.
Si appoggiò ad una delle colonne portanti dell'ingresso, e piano piano arrivò a sedersi sul prato quasi di fronte a me, la stavo osservando ma lei sembrava così assorta nei suoi pensieri che non credo ci stesse facendo caso.
Studiavo i suoi movimenti quando ad vidi una piccola goccia arrivare a bagnarle la guancia, no, non poteva essere, stava piangendo?
Eppure non sembrava avere quell'aria triste e malinconica quando era arrivata qui.
Estrasse dalla tasca posteriore dei suoi jeans un foglietto e col polso scacciò via le altre lacrime che nel frattempo avevano continuavo a rigarle il perfetto viso.
Quando il foglietto fu in una posizione che mi consentiva di guardaci sopra, riuscì a scorgere la mia scrittura su di esso.
Persi un battito, forse due.
Rimasi a fissarla inerme.
Lei scostò i capelli dalla spalla sinistra, lo faceva sempre e soprattutto da quel lato, sistemò una ciocca di essi dietro l'orecchio e consapevole di non essere passata inosservata, mi chiese con fare evidentemente imbarazzato ed un sorriso ad ornarle il volto:
"Posso farti una domanda?"
*****
Sperando che sia all'altezza delle vostre aspettative, spero che abbiate passato un bel weekend!
Grazie a chi continua a leggere la mia storia ancora oggi.
Buonanotte
All the love as always
Xhs
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"Whose is this?" hs.
Fanfiction"I didn't know who you were, but I knew we'll be like two pieces of the same puzzle, fitting only together."