New York, 15 Ottobre 2013;
Dicono che nella vita c'è una seconda possibilità per tutti, una nuova opportunità per ricominciare; credo che sia arrivata anche per me, dopo un apparentemente interminabile periodo di tempo. Io e Stacey, la mia migliore amica, nonché coinquilina biondo platino dagli occhi azzurri -classica ragazza dal fascino irresistibile- ci siamo trasferite a New York proprio per questo: partire da zero e "giocarci una nuova carta."
La Grande Mela, ricca di grattacieli e palazzi come lo Skyline, di monumenti come la statua della Libertà, e di settori della moda importanti, sembra avere un posto anche per noi. Tutto questo è così elettrizzante che mi manda letteralmente fuori di testa e sento scosse elettriche lungo tutto il corpo. Dovrò dire arrivederci alla Georgia, la cittá che non dorme mai ci sta aspettando.
***
I miei occhi si spalancano per colpa del tintinnio della sveglia, sono le sette del mattino e malgrado io voglia restare ancora a letto, devo alzarmi. Oggi mi aspetta un altro colloquio di lavoro, dopo esser stata rifiutata tre volte dalle agenzie di moda precedenti. Forse se provo a farne uno con un'azienda diversa riuscirò ad entrare nel mondo lavorativo e dedicarmi finalmente a qualcosa di nuovo che non sia la passerella. Mi alzo e barcollo, ancora stordita per il sonno. Cammino lungo il corridoio, vedendo ancora Stacey dormire nella sua camera, fino ad arrivare in bagno. Mi guardo allo specchio e noto le occhiaie nere sotto ai miei occhi verdi privi di espressione. "Accidenti, ho un aspetto di merda. Un filo di eye-liner non mi farà male."
Esco di casa, vestita con un tubino grigio perla e dei tacchi a spillo neri, classico abbigliamento da donna d'affari - cosa che non sono affatto - e cerco disperatamente un taxi, agitando la mano lungo le strade affollate e nebbiose di questa grigia mattinata di New York.
Otto e trentacinque, l'ora che segna il mio orologio prima di entrare in questo grande palazzo che a prima vista, sembra più un grattacielo. Avrà minimo cento piani. Entro dalla grande porta scorrevole e più cammino, più mi sento fuori posto. Le pareti sono bianche, ed il pavimento è grigio. Gli ascensori sono ultramoderni e c'è un bar all'entrata accanto ad una porta nera. Alla reception ci sono due donne ed un uomo, tutti e tre perfettamente ordinati. «Posso aiutarla?» mi chiede la ragazza bionda, squadrandomi come se fossi un vestitino in una vetrina. È vestita in modo molto formale, e mi sorride cordialmente. Io ricambio il sorriso per non essere scortese, ma so che a primo impatto non le sono molto simpatica. «Sto cercando lo studio di Adèl Smith» le dico, con voce sottile. Lei annuisce e digita qualcosa sul computer, poi alza di nuovo lo sguardo su di me. «E' al decimo piano, la seconda porta a sinistra. Non credo sarà molto difficile trovarlo, c'è la targhetta sulla porta. Al momento Mrs.Smith è libera, lo sarà per altri cinque minuti, credo che lei sia leggermente in ritardo. Le serve altro?» Io scuoto la testa maledicendo me stessa mentalmente per il mio costante ritardo in ogni appuntamento lavorativo e non. «Buona giornata.» Mi dice la biondina perfettamente perfetta prima di riportare lo sguardo sul suo computer. "Se il buongiorno si vede dal mattino..."
Studio Adèl Lynn Smith. Dev'essere qui. "Incrocio le dita, spero di non combinare altri pasticci." Busso alla porta ed entro, tossendo leggermente per l'imbarazzo. Mi chiudo la porta alle spalle. «Lei dev'essere Amber Thomson, io sono Adèl Smith, ma può chiamarmi Mrs. Smith, si accomodi.» Mi indica una delle poltroncine bianche ed io mi siedo, ammirando la stanza, mentre Mrs Smith scrive qualcosa sulla sua agenda. L'arredamento della stanza è moderno, ci sono degli armadietti, pile di manoscritti, una stampante, due poltrone bianche e la sua scrivania. Sopra di essa ci sono altri manoscritti, contratti, il computer ed una foto -probabilmente di lei e suo marito quand'erano più giovani- "Ce l'avrà ancora un marito? suvvia, non è così vecchia." Mrs.Smith finisce di scrivere e mi guarda, sorridendomi appena. Ha l'aria molto professionale. «Mi dica pure.» si mette più comoda sulla sedia ed appoggia i gomiti alla scrivania, aspettando che io replicassi. Ho organizzato da giorni il discorso da fare, ed improvvisamente mi sono dimenticata tutto. Mi tocco le punte dei miei folti capelli mossi nervosamente e mi schiarisco la voce. «Sono qui per un lavoro. Vorrei poter essere la sua assistente. Non ho mai lavorato in un ufficio, quindi presumo dovrebbe assumermi come apprendista.» Lei inarca il sopracciglio destro ed annuisce, interessata. «Certo, ho bisogno di un assistente e lei mi sembra sveglia. La terrò per una settimana in prova, dopodiché deciderò se darle il lavoro o meno. Non posso assumere apprendisti, dovrà imparare in questa settimana di tempo che le do. Le farò firmare un contratto con tutti i dettagli e se avrà bisogno di farmi ulteriori domande le lascio il mio biglietto da visita così può chiamarmi.» Apre un cassetto e prende il biglietto da visita, porgendomelo. «La ringrazio, Mrs.Smith» lei mi sorride ancora una volta e mi tende la mano, io la afferro e ce la stringiamo. «Grazie a lei, Miss Thomson.»
Sono fuori dal suo studio e quasi urlo per la felicità. Il lavoro non è completamente mio ma almeno non mi ha detto di no. Cammino verso l'ascensore e mi imbatto in un uomo, andandogli a sbattere contro. "Sempre la solita distratta, sta più attenta, dannazione." «Oddio mi..mi scusi» mugolo prima di alzare lo sguardo ed incontrare quello dell'uomo misterioso. Ha gli occhi azzurri, i capelli a leccata di mucca sono color castano scuro ed anche lui ha l'aria professionale come tutti quelli che avevo incontrato in quell'edificio fin ora. «Mi scusi lei, ero distratto.» mi dice prima di farmi un cenno a mo di scuse e proseguire per la sua strada. Io intanto prendo l'ascensore.
"Spero che lavori già lì, così posso incontrarlo di nuovo ed imbattermi in lui ... Dio, non ho una relazione con un uomo dai tempi del college." Penso e ripenso all'accaduto, mentre il taxi che avevo precedentemente chiamato mi riporta al mio appartamento.
«Com'è andato il colloquio?» mi chiede Stacey. Io e lei ci siamo conosciute l'ultimo anno di college, ed avevamo in programma di trasferirci entrambe a New York. Solo che lei è una modella ed io ... una donna d'affari, momentaneamente. «Bene, credo. Mrs.Smith mi ha detto che mi darà sette giorni di prova, e poi deciderà se assumermi o meno.» le dico alzando le spalle, mentre apro il frigorifero. "Sto morendo di fame."«Ci facciamo un Hamburger, ti va? c'è della lattuga, del formaggio e della carne.» dico a Stacey continuando a fissare gli ingredienti, mentre lei annuisce spaparanzata sul divano a guardare America's Next Top Model condotto da Tyra Banks.
«Sai, Amber, oggi a lavoro ho conosciuto due modelli. Sono entrambi bellissimi e ci farò qualche scatto insieme. Quasi orgasmo vedendoli in boxer.» mi confessa mentre mangiamo gli Hamburger preparati da me e delle patatine immerse nella salsa Barbecue. Io rido per la sua perversione e scuoto la testa, mentre do un altro morso al mio panino. «Io invece sono accidentalmente andata a sbattere ad un uomo ed era..attraente.» Le confesso con aria innocente, e lei mi guarda con quello sguardo che conosco bene, sembra dirmi "So che ci hai fatto qualcosa, birbantella." «Poi ci siamo scusati entrambi e ha continuato per la sua strada. No, Stacey, non mi ha lasciato il numero e non ci ho fatto sesso.» Continuo, rispondendo alle sue domande inespresse. Lei scoppia in una risata fragorosa e mi lancia un cuscino addosso. «Forse dopo tanto tempo Cupido è dalla nostra parte!» Urla emozionata ed io rido a mia volta, sapendo che erano una marea di stronzate. "Cupido, Cupido...ti fucilerei. Prova a colpirmi ancora e ti prendo a calci in culo."
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Undiscovered
ChickLitAmber Thomson è una ragazza ventenne della Georgia, la sua carriera di modella è in frantumi essendo ingrassata per una disgrazia che le è successa precedentemente. Le agenzie di moda la rifiutano continuamente e la sua autostima sembra calare ogni...