Capitolo 25

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Una lacrima era caduta silenziosa bagnando il mio viso ed era scivolata sul cielo azzurro di quella fotografia.
Aveva lasciato una piccola macchia sul cartoncino ed il colore si era fatto più scuro. Aveva lasciato un ombra proprio come lui aveva fatto con i nostri momenti.

Ero io. Era Lui ad averla scattata.
Eravamo noi. Un noi che non sarebbe mai dovuto esistere per il mio e forse anche il suo bene.
E più in fondo nel cassetto altre due foto rubate ad attimi clandestini.
Tempo rubato alla verità e alla trasparenza dell'adolescenza.
Stavolta il flash ci aveva catturati insieme in una stretta al suo petto ed io sembravo troppo piccola.
Lui al mio fianco con la sua postura torreggiante, il suo sguardo da duro ed il mio sorriso ingenuo.
Le mie guance rosse per l'emozione e la sua sicurezza di chi non prova sentimento alcuno. Di chi non si lascia sfiorare né da una lacrima né da una paura.
Di chi vive senza freno e senza remore andandosi a perdere nella follia.
Il mio maglione lungo sulle mani, le curve di chi sta crescendo, l'apparenza di una donna e l'aria ancora da bambina.
Un trucco rosso sulle labbra bastava per sentirsi più grande e sporcare le parole.
Come faceva male la sua insistente vicinanza lì vicino a me.
Le corse in moto al freddo e il vento forte sulla pelle che non bastava il giubbotto pesante a proteggerci.
Il primo bacio che sembrò il più bello ma d'altronde non ne avevo altri da paragonare.
Le carezze sul mio viso acqua e sapone e i suoi sguardi che sapevano solo di malizia e guardavano oltre.
Un oltre a cui io, allora, nemmeno pensavo.
Il ricordo logorante di come era stato bello osservare il tramonto oltre il guard-rail della strada ad immaginare un futuro insieme.
Il ricordo struggente di quella volta, su una coperta al buio a guardare le stelle, con una bottiglia messa fra le mani. 
Il casco che scompigliava i capelli e le mie mani intrecciate alla sua vita a tenermi stretta a lui, mentre incurvava veloce e sicuro e le gomme stridevano sull'asfalto lasciando segni, non sapendo che lui ne stava regalando uno a me.
La sicurezza che sapeva incutermi il suo corpo teso mentre guidava e adesso.... adesso gli occhi rossi riapparivano pensando a Lui.
Il nostro non era amore. Era solo l'illusione di chi non conosce bene il mondo e di chi non si sforza a capire la gente.
Era stato tanto bello illudermi quanto lo era stato brutto scoprire che vita faceva dietro quella parvenza di normalità e che dipendenze si nascondevano dietro quegli occhi lucidi e parole senza senso.
C'era sempre un pianto ad attendermi quando il suo volto riappariva chiaro e mai nitido all'improvviso.
Anche in fotografia sapeva farmi male.
E così lontani quei giorni eppure mai troppo il dolore che poteva infliggere anche un solo piccolo pensiero.

Avevo respirato più forte e col dorso della mano avevo asciugato quelle gocce amare oramai appiccicate alle guance.
Avevo stretto con più rabbia la foto fra le mani e un impeto di furia cresceva dentro me.

"Cosa hai visto?" la voce di Larry si era fatta strada fra i rumori che avevo nella testa e un altra fitta.
Un altro colpo all'anima per riportarmi al presente.

"Cosa centra lui con te" la mia non era una domanda. Era una pretesa a denti stretti e le lacrime agli occhi mentre stropicciavo quel maledetto pezzo di carta.

"Posso spiegarti. Non dovevi entrare qui. Ti avrei detto tutto io nel momento adatto" aveva risposto agitato e nervoso muovendo le mani fra i capelli.

"Ci sono entrata per sbaglio, ma adesso non dare la colpa a me, perché se qui c'è qualcuno che ha sbagliato di grosso, sei tu! Tu soltanto! Mi hai mentito. Chi sei? Dimmelo una volta per tutte chi diavolo sei? Sei pazzo come lui? Come lo conosci? Perché qui ci sono le sue cose? E le foto? E la sua felpa? La sua collana? Eh? Chi sei? DIMMELO! DIMMELO UNA VOLTA PER TUTTE!"
Urlavo.
Piangevo.
Chiedevo senza sosta.
Chiedevo confusa.
Irrequieta.
Delusa.
Disperata.
Amareggiata.
Scoraggiata.

"Non è come credi Paige"

"A no? E com'è allora? Perché io non so cosa pensare.
Qui c'è lui. Ci sono io.
Io non ci voglio credere ma c'è!
È vero ed io non capisco te e non capisco cosa sta succedendo!"
Cercavo di parlare piano ma il mio tremare tradiva le emozioni.

"Era mio fratello ma credimi che io non sono come lui"
Gesticolava nervoso in cerca di verità.
Suo fratello.
Le paure si facevano verità.

"Però vedo che da lui hai imparato a mentire. Ti ha insegnato ad illudere la gente e stupida sono io che mi innamoro sempre della persona sbagliata"
Avevo stretto il pugno ma un pugno lo avrei dato anche a me stessa.

"No Paige ti prego. È vero era mio fratello, il figlio di mia madre, ma io non sono come Logan"

"E per favore non ripetermi il suo nome! Mi fa schifo solo a sentirlo"
Mi faceva male.
Io non lo avevo più pronunciato il suo nome da quel giorno.
L'unica cosa che avevo lasciato quella sera, su quella strada, era proprio il suo nome.

"Paige mi dispiace per tutto questo, ma adesso lui ha pagato. È morto. Ha avuto quel che meritava"

"Non cercare di difenderlo! Non cercare parole che saprebbero solo ferirmi. È morto si, ma questo non cambia e non cambierà mai quello che mi ha fatto passare. Lui era pazzo capisci!? Ero diventata la sua fissazione! Era malato! Io ero diventata la sua malattia!
LO CAPISCI?" e lo avevo spinto al muro. Avevo agitato pugni carichi sul suo petto che accoglieva inerme, senza difendersi.
Mi lasciava fare.
Mi lasciava sfogare e lì, mi rendevo conto di quanto lui somigliasse poco al fratello. Poi d'improvviso tutte le sensazioni di conoscerlo già, tutte le volte che mi ricordava quel Lui avevano preso una piega, un senso.
In fondo avevo sempre sentito che c'era un qualcosa di importante che io non sapevo.
In fondo avevo fatto bene a non fidarmi ciecamente.
Mentre lui mi lasciava fare a pugni infuriata con i suoi silenzi io mi perdevo. Mi perdevo in mille punti interrogativi. Mi domandavo se lui avesse amato davvero me in quei giorni.
Mi domandavo come avesse potuto mantenere un segreto così grande.
Mi domandavo perché mi avesse lasciato credere che lui fosse quello giusto. Quello che avrebbe cambiato la mia opinione sull'universo maschile.
Mi domandavo come fosse riuscito a starmi accanto pur sapendo ciò che suo fratello mi aveva inflitto.
Mi domandavo come fosse suo fratello siccome io non sapevo dell'esistenza di una vera famiglia per Logan.
Sapevo solo che viveva con il padre separato e la madre si era risposata, ma lui aveva scelto il padre perché gli concedeva più libertà. Sapevo che di tanto in tanto trascorreva i weekand a casa della madre e lui bestemmiava quei giorni perché odiava il suo impicciarsi, il suo informarsi su che amicizie frequentava e su che locali scegliesse per passare le notti insonnie.
Odiava il suo volerlo bene. Il suo volerlo salvare da quel suo mondo fatto di alcol e droga.
Mi domandavo se Larry mi fosse stato vicino per il sentirsi in dovere di farlo.
Mi domandavo cosa avesse pensato quando l'aveva scoperto o se lo avesse sempre saputo.
Mi domandavo così tante cose da perderne il conto e farmi scoppiare la testa e continuare a colpirlo.

"Perché non me l'hai detto Larry? Perché ti sei preso gioco di me?
Cosa volevi da me?"

"Io non volevo nulla da te. Ti giuro che quando l'ho scoperto era troppo tardi. Ero già innamorato di te"
E mi aveva bloccato i polsi per tenermi buona e mi aveva guardato negli occhi per dimostrarmi che le sue parole erano verità.

"Quindi tu non lo sapevi che ero io la ragazza in questione?"

"No. Dopo la sua morte mia madre mi ha voluto tenere  fuori per paura che potessi inciampare anch'io nei suoi sbagli. Io e lui non siamo mai andati d'accordo.
Di rado lo vedevo qui. Non veniva mai perché non poteva soffrire né mio padre, né mia madre, né me e né Ben.
Paige la droga lo aveva reso incapace di provare sentimenti.
Io l'ho scoperto dopo che eri tu la  ragazza.
Qualche giorno dopo la morte di Stephy sono venuto qui, in questa stanza chiusa. Volevo capire cosa girasse nella testa di chi crede che quella maledetta polvere possa rendere più bella la vita.
Volevo capire ed entrando qui, sedendomi su questo letto, guardando i suoi libri, i suoi film, i suoi passatempi sul computer non ho trovato nulla, se non un grande isolamento dal mondo e un'incapacità di aprirsi e chiedere aiuto. Ma poi... Poi ho aperto quel cassetto e l'immagine di quella ragazza dai capelli rossi mi ha provocato una morsa allo stomaco. Eri tu Paige! Tu! Ed io non potevo fare niente! Io mi stavo già innamorando di te.
Hai capito Paige?"

"Larry no ti prego. Non chiedermi di capire. Non puoi. Non ne hai il minimo diritto!
Come hai potuto pensare che io potessi volere avere a che fare con il fratello di colui che mi ha violata?
Come hai potuto nascondermi questo per tutto questo tempo?"

"Ho dovuto farlo. Ho dovuto perché tu mi avresti allontanato da te, ma tu avevi bisogno di me.
Non lo avresti mai ammesso ma tu ti stavi innamorando di me, proprio come io stavo facendo con te!"
Quelle parole erano uscite dalla sua bocca così.
Naturali.
Chiare e decise.
Forse anche vere.
Io avevo bisogno di lui.
Mi stavo innamorando di lui ancor prima di accorgermene, ma poi?
Poi era una bugia troppo grande da poter sorvolare.

Save me (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora