Forgiving and cooking

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Harry girò per tutta la scuola alla ricerca di Tamara, ma di lei non c'era traccia. Aveva controllato nelle aule che avrebbero occupato quella giornata, nella mensa, in segreteria, nella sala dei docenti, ma non era da nessuna parte. Gli studenti continuavano a guardarlo, perché erano sbalorditi di fronte quel cambiamento repentino. Insomma, l'Harry Styles che conoscevano si era trasformato in un ragazzo con piercing, modi di fare sfacciati e fortemente scurrile e maleducato?
Era impossibile credere che il ragazzo più intelligente della scuola, in un weekend, potesse cambiare così. Eppure Harry continuava a non fregarsene niente, lasciava che le persone gli parlassero alle spalle, perché tanto sarebbero rimaste sempre dietro di lui.
Aveva un priorità, e finchè non l'avesse trovata, non sarebbe stato soddisfatto. Non poteva lasciare Tamara da sola, non dopo quello che le aveva detto.
Era stato meschino, non si meritava di essere trattata in quel modo di fronte la folla di studenti in fila per i pasti. Continuava a girare intorno, controllando ogni angolo. Persino i collaboratori scolastici gli chiedevano chi stesse cercando, ma puntualmente Harry li allontanava con scatti delle braccia. Quando suonò la campanella, segnando la fine della pausa pranzo, Harry si avviò verso la classe di chimica, con i compagni di classe che lo superavano per prendere i posti migliori, ovviamente. Quando varcò la soglia dell'aula, Harry senza pensarci troppo andò ad occupare l'ultimo posto, quello accanto alla finestra, incrociando le mani sotto il mento e osservando in cerca della testa bruna che tanto aspettava di vedere. Poi la vide entrare con i capelli sciolti lungo la schiena, i libri stretti in mano e lo sguardo orgoglioso a cui non lasciava libertà di vagare intorno, come se stesse evitando accuratamente la testa riccia del ragazzo dell'ultimo banco. Harry scorse il professore fuori dall'aula che parlava con un altro docente, e ne approfittò per mettersi in piedi e avvicinarsi al banco in prima fila. Sarebbe stata l'ultima lezione della giornata, quella di chimica, dopodiché sarebbero potuti tornare a casa tranquillamente. Il ragazzo si accostò al banco in prima fila, toccando la sedia accanto a Tamara, ma la ragazza lo ignorò e aprì il suo quaderno, scrivendo la data e il nome della lezione del giorno. Harry fece un grosso sospiro, poi la vide spostarsi i capelli su un'unica spalla, continuando ad ignorare la sua presenza ingombrante. Quando il docente entrò, Harry scosse la testa e tornò sui suoi passi, andandosi a sedere nuovamente all'ultimo banco. Lanciò un'occhiata alla ragazza che fingeva di trovare interessante qualche appunto sul suo quaderno pieno di scritte, poi solo quando Harry puntò il suo sguardo fuori dalla finestra, Tamara si girò verso di lui, con le labbra strette e il fastidio capeggiarle in volto. Poi guardò il professore che iniziò a parlare di legami ionici e gruppi ossidrili.
Harry non badò alla chimica per niente - non ascoltava le lezioni nel suo mondo, figurarsi se l'avrebbe fatto lì - e aspettò impazientemente che quella maledetta companella suonasse. Un ragazzo riccio e con i capelli biondi era seduto accanto a lui, e spesso gli lanciava delle occhiate ostili notando l'insistenza di Harry nel muovere freneticamente la coscia, spazientito. Mentre il professore si girava per scrivere l'ennesima formula alla lavagna, Harry indicò il cellulare del ragazzo biondo. "Posso vedere una cosa?"
"I tanti video che ti ritraggono e i seguenti commenti?" Prese il telefono in mano e inserì il blocco schermo, aprendo la pagina internet e mettendola sotto il naso di Harry. "Non fanno altro che parlarne tutti. Guarda un po' cos'hai combinato."
Harry serrò la mascella e contrasse le sopracciglia, poi prese in mano il telefono nascondendosi dietro la schiena della ragazza che gli era seduta poco più avanti.
Quando fece scorrere il pollice verso il basso, iniziò a leggere i migliaia di commenti relativi ai video condivisi, e si rese conto di quanto fosse sembrato anormale.
In quella scuola era diventato un fenomeno da baraccone, qualcosa che si vede una volta e basta nella vita, e di certo non si sarebbero mai aspettati che uno come Harry Styles avrebbe fatto tanto scalpore in una mattinata sola. Quando scese ancora più in giù, verso il fondo della pagina, notò un altro breve video dalla qualità pessima. Abbassò il volume e lo guardò. Qualcuno aveva filmato anche lui e Tamara litigare, zoomando su di lei che lo lasciava al tavolo da solo e lui che faceva capovolgere la sedia in un impeto di rabbia.
Ecco, adesso la gente pensava fosse anche irascibile.
"Povera Tamara, forse si era stancata del suo Harry monotono e, spingendolo al cambiamento, l'aveva reso persino insopportabile."
Povera Tamara.
Povera Tamara.
Harry alzò lo sguardo su di lei proprio mentre la campanella suonava e rimetteva a posto i libri. Bloccò il telefono e lo restituì al ragazzo accanto a lui che continuava a guardarlo di sottecchi. "Sai" disse quello, infilando il quaderno nella tracolla verde, "è strano vedervi litigare, non fate altro che fare i piccioncini innamorati dalla mattina alla sera."
Peccato che lui non fosse innamorato di lei, o almeno, non di quella Tamara.
Harry annuì, scrollando le spalle e prendendo in mano la sua tracolla che non era stata aperta neanche una volta durante la mattinata. "Ogni coppia ha una crisi, no?" Abbozzò un sorriso, poi controllò il banco di Tamara, vuoto.
Spalancò gli occhi, guardandosi rapidamente attorno. Salutò con un cenno del capo il ragazzo biondo e si gettò fuori dalla classe, mettendosi in punta di piedi per distinguere la testa della ragazza nuovamente scomparsa. Poi ricordò.
Quella mattina non l'aveva, per caso, accompagnato lei a scuola?
Harry iniziò a sgomitare tra la folla di studenti accalcati per i corridoi, ragazzine che lo guardavano in tutta la sua altezza, sorridendogli stupite.
Quando giunse al portone di ingresso, Harry spinse il lato della porta ancora chiuso e superò la mandria impazzita, con le prime gocce di pioggia che scendevano dal cielo.
Non si era neppure reso conto che il cielo si fosse annuvolato improvvisamente.
Scese giù per i gradini, iniziando a correre sotto la pioggia che diventava più pesante ogni secondo che passava, fino a trasformarsi in un vero e proprio acquazzone.
Harry distinse la macchina bianca di Tamara nel parcheggio e aumentò la velocità della sua corsa, con gli occhi socchiusi colpiti dalle gocce di pioggia e i capelli fredici incollati alle tempie. Si morse il labbro, i piedi che si muovevano rapidi sull'asfalto lucido e le pozzanghere che puntualmente scavalcava. Poi notò le luci della macchina accendersi e la vettura fare retromarcia, così iniziò a rallentare, vedendo poi Tamara uscire dal parcheggio e partire a gran velocità, lasciandolo solo sotto alla pioggia incessante delle tre del pomeriggio. I vestiti gli erano incollati al corpo, la tracolla di stoffa appesantita sulla spalla e la pioggia che gli colpiva, fredda, il corpo muscoloso.
Molte macchine gli passavano accanto, suonando il clacson ripetutamente per farlo spostare, ma Harry aveva i piedi ben fissi per terra. Liam Payne si fermò con la macchina proprio accanto a lui, abbassando di poco il finestrino per far passare almeno la voce.
"Vieni, ti accompagno" disse, ma Harry scosse la testa.
"Non fa niente, tanto sono già bagnato."
Liam annuì poco convinto, rialzando il finestrino e partendo, mentre Harry finalmente iniziava a camminare. Quando uscì dal parcheggio le strade erano piede di macchine bloccate nel traffico, mentre lui procedeva piano sul marciapiede, la pioggia che lo costringeva a tenere lo sguardo abbassato.
Il tragitto verso casa non fu lungo, ma nemmeno tanto breve, così quando arrivò alla sua villa suonò il citofono rabbrividendo per il freddo. Il cancello venne aperto mentre sulla testa di Harry scoppiava un forte tuono.
Anne spalancò la porta di ingresso, portandosi una mano alla bocca nel vedere il figlio conciato in quel modo. Aveva una tuta azzurra addosso, non la si riconosceva nemmeno. Quando Harry si fermò sotto l'arcata della porta, vide Jamie portare un tappeto nell'atrio. Vi appoggiò i piedi sopra ed Anne richiuse la porta con un scatto del braccio.
"Tesoro mio" disse la madre sfilandogli dalla spalla la trocolla fradicia e sollevandogli la maglietta sulla pancia. "Com'è possibile che tu sia ridotto in questo modo?!"
"Problemi di trasporto" rispose il riccio che allontanò le mani della donna per sfilarsi da solo la maglietta. Quando fece uscire la testa, spostò i capelli indietro, bagnando la porta alle sue spalle, iniziando a bagnare anche il tappeto ai suoi piedi. Anne lo guardò dispiaciuta, aiutandolo a mantenere le cose, vedendo poi Harry sfilarsi le scarpe e poi i jeans. Jamie gli portò una specie di vestaglia color blu notte. Harry tirò su con il naso, annuendo soltanto. Non aveva voglia di prendere nessuno in giro.
La lezione che gli aveva impartito Tamara doveva pur lasciargli qualcosa.
Prese la vestaglia dalla mani della domestica e le diede i vestiti bagnati.
Strofinò i piedi sul tappeto prima di poggiarli sulle piastrelle lucide del pavimento, si allacciò la vestaglia blu in vita e salì al piano di sopra, seguito da Anne.
"Non dovevi tornare con Tamara?" gli chiese, mentre Harry entrava in bagno e si guardavano intorno per cercare un asciugamano. Ne trovò uno appeso ad un gancio e se lo passò tra i capelli bagnati, alcune ciocche sugli occhi verdi.
"Diciamo solo che me l'ha fatta pagare per una cosa che è successa a scuola, ma non ti riguarda, davvero."
Anne incrociò le braccia al petto, con un ciuffo di capelli tenuto indietro da un ferretto. "Mi dici sempre tutto, Harry. Che sta succedendo?"
Il ragazzo scosse le spalle, strofinandosi un'ultima volta i capelli e lasciando l'asciugamo a terra. Anne sgranò gli occhi. "E' un periodo un po' strano, ma non preoccuparti perché passerà."
La donna annuì, poi si spostò per lasciare passare il figlio diretto in camera sua. Quando Harry si richiuse la porta della sua stanza alle spalle, si andò a stendere sul letto, con gli occhi puntati sul soffitto. Poi lanciò uno sguardo sulla finestra chiusa e dalle persiane abbassate.
"Appena smetterà di piovere, verrò da te, Tam."

Reflection || H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora