Not my memories

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Tamara si passò il braccio sulla fronte sudata, sbuffando. Aspettò che Harry spostasse il mobile, rimettendolo in una giusta posizione e poi sfilò il lenzuolo bianco con cui era stato coperto per tre settimane abbondanti.
Harry si scompigliò i capelli sudati, con la maglietta appiccata agli addominali non ancora scolpiti e gli aloni di sudore ad incorniciargli le ascelle. Di fronte la porta d'ingresso erano stati posti degli scatoloni in cui avevano riposto cose superflue e di cui Tamara aveva deciso di liberarsi.
Harry sorrise, spostando poi con un soffio un ciuffo che gli era caduto sugli occhi chiari. Vide Tamara con la fronte imperlata di sudore e i guanti bianchi a fasciarle le mani delicate, il lenzuolo bianco stretto tra la braccia prima che lo gettasse all'interno di un altro scatolone. Si guardarono intorno, sorridendo. Harry lanciò una rapida occhiata al suo orologio da polso e sgranò gli occhi.
"Sono passate quattro ore, Tam, e siamo riusciti a sistemare casa."
La ragazza aveva la matita sbavata sotto l'occhio e un sorriso che le andava da un orecchio all'altro. Avevano già sistemato il piano superiore, rimettendo a nuovo la sua stanza e gettando via le cose più inutili. Mentre lei sistemava la roba, Harry aveva cercato di pulire per terra, e fortunatamente ci era riuscito, spostando pacchi di sigarette e buste di plastica vuote.
Tamara aveva tolto i cellophane da ogni mobile, liberandoli anche dai lenzuoli bianchi che non facevano altre che rendere casa sua una villa fantasma, in cui la sua presenza era minima. Vedere tutto messo più o meno in ordine, con gli angoli puliti e i mobili pronti all'uso, si vide improvvisamente realizzata e fece un sospiro di sollievo. Harry raccolse la sporcizia con la paletta e gettò tutto in un bustone nero per la spazzatura, per poi spazzolarsi la mani tra loro.
"Mi sembra di vivere in un altro luogo" ammise Tamara, mordendosi il labbro inferiore. Si girò verso il muro accanto al divano del salone e storse la bocca, socchiudendo gli occhi. "Lì bisognerebbe appianare la parete e ripitturarla, vero?"
Harry guardò in quella direzione. "Sì, ma dovremmo raccapezzare un bel po' di oggetti da lavoro di cui non disponiamo. Il lavoro grosso, comunque, è stato fatto" disse soddisfatto, avvicinandosi alla ragazza.
Tamara abbassò gli occhi sulle sue mani e si sfilò i grossi guanti, appoggiandoli poi su un mobile lì accanto. Aprì le ante e storse il naso. "Dovrei anche fare rifornimento di cibo e altre vivande. Mi sembra di essermi appena trasferita."
Harry le appoggiò una mano sulla spalla. "Abbiamo solo reso questa casa un po' più vivibile, non volevi questo?"
"Sì." Si mise in piedi, richiudendo il mobile e staccando la pellicola trasparente dallo schermo della televisione. Girò intorno ad essa, prendendo in mano la spina e infilandola piano all'interno della presa incassata sulla parete dietro.
Harry si avvicinò poi al contatore nascosto da una piccola teca di vetro, osservando Tamara. "Posso riavviare la luce?"
"Vai" gli urlò Tamara, attaccando la spina.
Harry spinse l'interruttore verso il basso, ma la lucetta rossa della televisione non si accese.
La ragazza si portò le mani ai fianchi, delusa.
"Scommetto che mi hanno staccato la corrente."
Harry richiuse la teca di vetro e tornò da lei. "Allora poi penseremo a come fare."
Tamara si girò verso di lui, spostandosi la coda di capelli sulla schiena, poi gli circondò il busto con le braccia, appoggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi. "Grazie per essere così disponibile con me, Harry. Nessuno avrebbe passato un pomeriggio aiutandomi a rimettere a lucido questa casa."
Il ragazzo le accarezzò la schiena, scostandosi da lei. "Non fa niente, lo faccio con piacere. Tanto che sono qui, mi rendo utile e ti aiuto a fare qualcosa che non vada contro la legge."
Tamara scoppiò a ridere, dandogli una piccola spinta sul petto.
"Solo che se vuoi la corrente, dovresti poi essere in grado di pagare, e quindi dovresti trovare un lavoro.."
"Un passo per volta, va bene?" lo bloccò lei, sorridendo. "Posso fare a meno della luce, per ora."
Harry scosse le spalle, alzandosi i lembi della maglietta e iniziando a sventolarsi. "L'acqua ce l'hai?"
Tamara annuì. "Perché?"
"So che non si sentono spesso questa richieste, ma.." Si odorò l'ascella, facendo una smorfia terribile. "Posso farmi una doccia?"
"Oh." Tamara si morse il labbro, per poi sorridergli. "Certo, ti prendo degli asciugamani?"
"No, non c'è bisogno. Girerò nudo per dentro casa finchè non mi asciugo da solo."
Tamara si bloccò sul posto, girando la testa verso di lui.
Harry gonfiò le guance, per poi scoppiare a ridere. "Sto scherzando, tranquilla."
La ragazza scosse la testa, "Vai in bagno, vado a recuperarti qualche asciugamano." E così lasciò che Harry entrasse nel bagno al piano di sopra, mentre lei andava nel ripostiglio a recuperare qualche asciugamano nuovo messo da parte.
Quando Tamara entrò nel bagno, vide Harry senza maglietta, quest'ultima che giaceva a terra accanto al lavandino e le scarpe poste ordinatamente vicino la porta. Si stava slacciando la cintura dei jeans. "Ecco, tieni" disse, porgendoglieli.
Harry annuì nella sua direzione, "Grazie mille."
Tamara uscì dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle. La sua casa disponeva di due bagni al piano di sopra, e aveva lasciato che Harry prendesse il più piccolo...insomma, era sempre una donna, tutti i privilegi spettavano a lei. Andò nell'altro bagno e si chiuse a chiave dentro, spogliandosi e infilandosi nel box. Aveva un accappatoio appeso accanto, facile da prendere facendo uscire solo una mano. Aprì il getto dell'acqua e aspettò che si intiepidisse prima di passarsi il doccione su tutto il corpo.
Dall'altra parte del corridoio, Harry, chiuso nel bagno, aveva appeso il doccione al muro, mettendosi sotto il getto dell'acqua, lasciando che questa gli scorresse fresca sul corpo nudo. Aveva lo sguardo perso tra le linee di cemento che collegavano le mattonelle della parete, la mente persa in un universo totalmente diverso.
Tamara era una persona particolare, e apprezzava molto il fatto che stesse imparando a conoscerla di più man mano che il tempo insieme trascorreva tranquillo. La sera stessa in cui si erano incontrati, credeva che il suo mondo fosse cambiato in un batter d'occhio, quando invece era lui ad essere il pesce fuor d'acqua. Lei non aveva fatto altro che comportarsi analogamente a quanto avesse mai fatto, mai sapendo che il ragazzo riccio con cui aveva a che fare fosse uno sconosciuto. Nell'esatto momento in cui aveva capito tutto, accarezzandogli affettuosamente la schiena seduti sul suo letto, Harry si era reso conto di quanto Tamara fosse buona.
In quel mondo, tutti erano ribelli, delinguenti e menefreghisti di fronte ad ogni situazione. A loro non importava nulla di quello che li circondava, vivevano correndo ogni rischio e pericolo, senza alcuna responsabilità. Erano diversissimi, l'opposto delle persone che Harry era solito conoscere sebbene la sua vita sociale si riducesse ad una manciata di amici.
Quando tutta la situazione era stata messa in chiaro, non c'era stato un solo momento in cui Tamara l'avesse abbandonato, neanche un volta. Aveva piuttosto finto, che lasciarlo in balia dei dubbi altrui sulla sua persona. L'aveva protetto, certo, con modi abbastanza strani, ma stava sudando anche lei per mantenere quel segreto che, pian piano, li stava legando sempre di più.
Era diversissima dalla sua Tamara, eppure era proprio quella diversità a renderla speciale, un'amica che Harry non avrebbe potuto perdere, ma purtroppo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto dirle addio.
Proprio perché lei continuava a stargli accanto, accompagnandolo in quell'avventura al di fuori del normale in cui le leggi venivano infrante continuamente e si viveva di furti e rapine, alla scoperta di un'altra vita, Harry aveva deciso di aiutare anche lei ad essere migliore. Aveva delle qualità che sopprimeva per lasciare spazio alla sua facciata da dura, ma sotto sotto era una fantastica persona che Harry si stava preoccupando di far riemergere. Le piccole cose, le piccole azioni quotidiane le avrebbero permesso di trovare se stessa, non abbandonando mai più quei sentimenti, quelle emozioni che nascondeva per vivere in un mondo degradante.
Harry voleva aiutarla. Così come Tamara stesse per lui, il riccio ci sarebbe stato per lei e avrebbero continuato insieme quel viaggio alla scoperta di se stessi.
Abbassò lo sguardo sui suoi addominali quasi inesistenti e se li picchiettò con un piccolo pugno. Sì, avrebbe senza dubbio fatto uscire il meglio di sè. Si insaponò rapidamente e si affrettò a sciacquarsi per chiudere l'acqua che era scorsa per troppo tempo inutilmente. Quando uscì dal box, recuperò l'asciugamo e se lo legò in vita, utilizzando il secondo per asciugarsi il petto e passarselo tra i capelli.
Quando passò più volte i piedi sul tappeto, si avviò verso la porta, aprendola, e si trovò Tamara con un accappatoio intorno al corpo minuto e un asciugamano avvolto intorno ai capelli a mo' di turbante. "Ci hai messo più tempo di me, wow" ammise, sorridendogli. Si era lavata la faccia e sul suo volto non c'era un filo di trucco. Era uguale alla sua Tamara, esattamente identica, nella sua semplicità e bellezza.
Harry sorrise, passandosi ancora una volta l'asciugamano tra i capelli e lasciando che dei ciuffi bagnati gli ricadessero sul volto pallido.
"Non è che avresti dei vestiti, vero?"
"Certo!" gli rispose lei, legandosi una corda di spugna in vita. "Harry ne lascia sempre un po' qui."
Il riccio la seguì lungo il corridoio, entrando poi nella sua camera appena sistemata. Tamara aprì l'ultimo cassetto del mobile e tirò fuori un pantolone - guardate un po' - nero e una maglietta verde. "A lui vanno un po' stretti per i muscoli delle braccia, ma a te che sei più gracile potrebbero andare bene" disse lanciandoglieli contro. Tamara prese poi un pantalone morbido e una maglietta rossa anche per lei, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso il bagno che lei stessa aveva precedentemente occupato. "Non ti darò il privilegio di guardarmi nuda, come nei film" scherzò, ma Harry la bloccò.
"Infatti non ci tengo, nonostante il tuo corpo sia oggettivamente bello. Insomma, anche io ho una Tamara nella mia vita, non dimenticarlo, nonostante con lei non faccia mai l'amore, ma quelli sono dettagli personali."
"Che mi hai appena detto, tra l'altro."
Harry ruotò gli occhi. "Mi hai detto certe cose tu che avrebbero dovuto indurmi alla fuga, ma guarda un po'? Sono ancora qui." Si guardò le robe che reggeva nell'altro mano. "Hai dimenticato di darmi dei boxer."
Tamara gli indicò lo stesso cassetto. "La mia roba è in bagno, rovista lì dentro, dovrebbero esserci."
E se ne andò.
Si cambiarono rapidamente, poi Harry sentì il phon partire e lasciò che i suoi capelli si asciugassero da soli. Scese al piano di sotto, attendendola seduto sul divano in pelle, con la testa lasciata sullo schienale e lo sguardo rivolto verso il muro in alto. Gli sembrava di stare vivendo un sogno senza via d'uscita. Avrebbe mai trovato il modo di tornare a casa? Gli mancava la sua famiglia, sebbene cercasse di non piangere per non rendersi più debole di quanto già fosse. Doveva essere forte, doveva farcela senza alcuno sconto.
Sentì il phon spegnersi e poi dei passi che scendevano rapidi giù lungo le scale. Tamara apparve alla fine della tromba, rivelando i suoi occhi scuri nuovamente cerchiati di nero. Harry scosse la testa, sorridendo.
Si alzò in piedi, avvicinandosi a lei. "Allora, sono le sette, che facciamo?"
Harry scosse le spalle. "Andiamo a quell'addio al celibato."
Tamara sollevò entrambe le sopracciglia. "Stai scherzando?"
"Assolutamente no."
"Ma non ti facevo tipo da acconsentire alle mie richieste, non dopo così poco tempo."
Harry le prese il braccio, trascinandola fuori di casa e chiudendo la porta alle spalle. "Andiamo prima che me ne penta."

Reflection || H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora