"Oh, non ci provare nemmeno" Harry si puntellò con i piedi per terra, fuori dalla piccola chiesa.
Tamara aveva un pantalone beige e una maglietta nera con qualche disegno color cachi, le braccia incrociate al petto a quell'espressione. Quella domenica mattina era passata a prendere Harry da casa, trovandolo con Anne che gli mostrava degli articoli e gli chiedeva dei pareri su alcune fotografie scattate nell'ultima sfilata. Il padre era rimasto tutto il giorno dentro lo studio, immerso nel suo libro. Secondo quanto avesse detto Anne, era arrivato già a buon punto, con le mani che non smettevano di pigiare i tasti del computer. Harry era stato ben felice di uscire di casa per districarsi dalla presa ferrea della madre, e vedere Tamara al di là della finestra lo aveva fatto mettere in piedi di scatto, raggiungendola in un baleno. Di certo non si sarebbe aspettato che lei lo avrebbe portato in chiesa.
"Io ed Harry godiamo di ottima fama nell'ambiente ecclasiastico, facciamo persino parte del gruppo giovani e ogni domenica partecipiamo alle funzioni mattuttine."
Harry indicò il suo abbigliamento scuro, sgranando gli occhi e toccandosi ripetutamente il piercing al labbro. "Sai, vero, che non sono un santo come voi due?"
"Harry-"
"Potrei morire incenerito appena varco la soglia!"
"Harry!" Tamara gli si accostò e gli bloccò le braccia al busto. "Vuoi rimanere fuori?" chiese esausta.
Harry annuì con vigore, sorridendole. Le nocche scorticate avevano iniziato a seccarsi, così come il labbro di Tamara a crosticizzarsi.
La ragazza si guardò intorno, poi gli indicò una panchina. "Durerà massimo tre quarti d'ora, aspettami seduto lì."
Harry spalancò gli occhi e infilò la mano nella tasca del pantalone, tirando fuori delle banconote. Tamara aggrottò le sopracciglia. "E questi per cosa sono?"
"Per la mia parte della cena di ieri."
La ragazza sollevò lo sguardo su di lui, mentre le campane della chiesa alle sue spalle rintoccavano l'inizio della celebrazione. Afferrò i soldi, titubante. "Ma te l'ho offerta io."
"Non voglio rimanere in debito con le persone" rispose Harry, sorridendole. "E non guardarmi così, non li ho rubati. Me li sono fatti dare da Anne."
Tamara strinse le banconote e le infilò in borsa, spingendosela su un lato, sorridendo timidamente. Poi però Harry le afferrò la borsetta, indicandogliela. "Però ridammi le mie sigarette, devo pur fare qualcosa nel frattempo."
Tamara sbuffò e gli ridiede il pacchetto. "Evita di farti vedere, intesi?" e girò i tacchi, entrando nella piccola chiesa all'angolo della via. Harry strinse vittorioso il pacchetto in mano, dirigendosi piano verso la panchina alla fine della via, lontano da occhiate indiscrete. Appena alla sua sinistra c'era un parcheggio per motocicli, eppure non c'era nemmeno una moto in sosta. Si accomodò, appoggiando il busto allo schienale ferreo della panchina, e sfilò una sigaretta e l'accendino. La portò alle labbra e se la coprì con la mano per far partire la piccola scintilla senza che il vento gliela spegnesse. Il cielo era nuvoloso, eppure il meteo aveva detto che non avrebbe portato pioggia, così Harry aveva deciso di non prendersi uno dei tanti ombrelli nell'atrio di casa sua. Fece un grosso tiro, giocando con il fumo in bocca, poi sollevò la testa espirando la sua nuvoletta che si avviluppò su se stessa, sparendo e uniformandosi al grigio del cielo sopra di lui. C'erano alcuni ritardatari che si affrettavano a correre per prendere parte alla liturgia, mentre alla sua destra c'era un minuscolo parco giochi per bambini, i quali si lasciavano dondolare sulle altalene dai loro nonni. Harry spostava lo sguardo da una parte all'altra, perdendosi nei suoi stessi pensieri. Come avrebbe fatto a tornare nel suo mondo? Insomma, ricordava di essere precipitato in uno spazio bianco uniforme, in cui solo il suo sosia terrorizzato ricambiava il suo sguardo bagnato, eppure non aveva idea di come ci fosse arrivato lì. Si era semplicemente specchiato in uno specchio retrovisore della macchina parcheggiata adiacente il secondo ingresso del pub, come aveva fatto a passarci attraverso? Chiuse gli occhi, inspirando nuovamente il fumo dalla sigaretta pendente sulle labbra. Non era un debole che si faceva vedere come un rammolitto, avrebbe affrontato quel casino a testa alta, senza mai abbassare la guardia.
Il tempo passava inesorabile, le lancette del grande orologio in piazza ticchettavano, e senza che Harry se ne rendesse conto era passata mezz'ora, con la stessa sigaretta ormai consumata a lambire la sua bocca delicata. Era stato troppo impegnato a pensare, per poter fumare pienamente cosciente. Aprì gli occhi solo quando il rombo di un motore si accostò al suo corpo, appena a sinistra, e un ragazzo biondo con il casco e la tracolla parcheggiava rapidamente la sua moto grossa.
Harry sfilò la sigaretta dalle labbra e la gettò a terra, pestandola con il suo stivaletto. "Horan, quando l'hai presa?" chiese. Il ragazzo si sfilò il casco e lo depose dentro il sedile della moto, sorridendogli.
"Ciao Harry. L'ho comprata qualche giorno fa. Che bel gioiellino, vero?" disse, fiero del suo acquisto.
Il riccio si soffermò a guardare il ragazzo, la sua assenza di piercing in volto e lo sguardo da bravo studioso. Alzò impercettibilmente il sopracciglio, poi sentì le campane rintoccare la fine della celebrazione. Tamara sarebbe uscita in poco tempo.
"Me la presti?" gli chiese, sorridendo.
Niall prima si avvicinò al suo viso. "Non sapevo ti fossi fatto un piercing, comunque la puoi tenere solo per mezz'ora."
Harry scosse la testa. "Di più."
"Non posso, la mia sorellina uscirà dalla chiesa tra poco e voglio stare con lei al parco giochi, ho solo mezz'ora libera."
Il riccio scosse le spalle. "E va bene." Si fece dare le chiavi della moto, mentre la folla usciva rapida dalla chiesa. Quando scorse la testa scura di Tamara spingere per farsi strada sorrise, e tirò fuori il casco, mentre Niall Horan lo salutava e andava incontro alla sua sorellina, bionda come lui. Tamara si avvicinò ad Harry, stringendosi la borsa al petto.
"E questa?"
"Horan me l'ha prestata. Ti va di fare un giro?" le propose, dondolandole davanti le chiavi.
Tamara spostò lo sguardo sulla moto alle spalle del riccio, e sorrise con un angolo della bocca. "Non sono mai andata su una moto."
"Mai?!" fece Harry, strabuzzando gli occhi. "Certo che il tuo ragazzo non ti fa proprio divertire." Scavalcò la moto e si mise a cavallo, impugnando i manici nelle sue grosse mani. Porse poi il casco alla ragazza. "Infilalo."
Tamara sorrise e si passò la borsa a tracolla, prendendo il casco e mettendolo sulla testa, allacciandoselo sotto il mento. Calzava a pennello. Si sedette dietro Harry, aprendo le gambe e accogliendo il bacino del ragazzo tra di esse. Gli allacciò le mani intorno al petto, per poi spostare la testa per guardarlo di profilo. "E tu, il casco?"
Harry tolse il cavalletto e infilò le chiavi, facendo andare il motore su di giri e smuovendo piano i manici di accelerazione. Scosse le spalle, sollevando un piede da terra. "Ce ne ha solo uno, e non vorrei che, cadendo, tu ti possa fare del male."
"Harry..." Tamara si abbassò la visiera sugli occhi per ripararli. "Sai guidare una moto, vero?"
In tutta risposta il ragazzo scoppiò a ridere e sollevò anche l'altro piede, partendo subito e abbassandosi leggermente in avanti per tagliare il vento frontale. Tamara si sentì il sangue gelare nelle vene, il cuore che batteva forte e la testa appoggiata alla schiena di Harry. Tenne gli occhi chiusi, all'inizio, poi quando la velocità di Harry si uniformò, li aprì lentamente, l'asfalto rapido che si muoveva sotto i suoi occhi. Sollevò il capo appesantito dal casco e guardò avanti. Erano su una strada poco trafficata, il vento sferzava i loro vestiti e si sentiva la maglietta tirarla da dietro, come se avesse voluto gettarla a terra. Incrociò le braccia al petto di Harry, il quale iniziò a fare lo slalom tra le macchine ferme al semaforo. Quando appoggiò il piede per terra, in attesa, Tamara staccò la testa. "Sei un pazzo!" urlò, la voce attutita dal casco. Aveva paura per lui, nel caso in cui si fosse fatto del male. Ma i suoi pensieri si fermarono di botto quando il semaforo si fece verde ed Harry partì a tutta velocità. La sua schiena venne scossa da un tremito, e Tamara giurò che stesse ridendo, con i capelli ricci spostati violentamente e gli occhi verdi socchiusi per non risentire del vento che gli colpiva la faccia. Continuarono a girare intorno a gran velocità, e Tamara si ritrovò a sorridere perché Harry le stava facendo provare cose che il suo ragazzo non avrebbe neanche lontamente pensato di fare. Le mancava il suo Harry, ma avere la sua copia al fianco non la faceva rammaricare più di tanto. Forse perché la situazione era assolutamente irreale da credere, però era come se lui fosse realmente con lei, in ogni singolo momento della giornata. Approfittò della velocità bassa che Harry aveva adottato per sollevarsi la visiera dagli occhi, appoggiando la fronte sulla schiena muscolosa del ragazzo, sulla sua maglietta grigia - per cui aveva fatto tanto storie -, sentendo l'odore del suo Harry permeare il tessuto, oltre ad un retrogusto di tabacco, ma così lieve da non sentirlo nemmeno. Ancor prima che se ne accorgesse, erano arrivati nuovamente al parco giochi antistante la chiesa, e Niall Horan teneva la sorellina accanto. La piccola aveva un piccolo casco in mano, fatto apposta per lei. Tamara sorrise al biondo, mentre Harry appoggiava i piedi per terra e metteva il cavalletto. Spense la moto e fece scendere per prima la ragazza che, togliendosi il casco, lo porse immediatamente a Niall.
"Piaciuto il giro?"
Harry scese dalla moto, ridandogli le chiavi. Tirò su con il naso, spettinandosi i capelli scomposti. "Chiedilo a lei" disse, smuovendo il capo verso Tamara. La ragazza si girò verso il sosia del suo Harry e sorrise radiosamente, con le dita delle mani infreddolite e il corpo scosso dall'adrenalina. Era una bellissima sensazione che non aveva mai potuto provare.
"E' stato bellissimo" ammise, dando poi un buffetto sulla guancia della piccola che si rigirava tra le mani il piccolo casco rosa pallido.
Harry sorrise di rimando, spalancando la mano davanti alla ragazza. "Dammi il cinque."
Tamara gli sbattè contro la mano, facendo persino un piccolo saltello, poi Niall disse alla sua sorellina di infilare il casco. "Non sapevo fossi in grado di guidare le moto, Harry."
Il riccio si guardò le unghie della mano, per poi far finta di pulirsele sulla spalla. "Ci sono cose che nessuno sa di me, come l'essere un tantino fuori dagli schemi."
"Fuori dagli schemi? Tu?" Niall rise, allacciandosi il casco alla gola. "Non sono termini che possano accostarsi in una tua frase. A domani, allora." E fece salire la sorellina, assicurandosela dietro la schiena, poi con un colpo di clacson brevissimo salutò i ragazzi e si allontanò lungo la via. Tamara si pettinò con le dita le punte dei capelli incatenati.
"E' stato davvero bellissimo, Harry, grazie."
Harry ruotò le spalle. "Volevo sentirmi come se fossi nel mio mondo" le rispose semplicemente.
"Hai una moto, lì?"
Harry scosse la testa, mordendosi il piercing al labbro e avvicinandosi a Tamara, imboccando la strada per tornare a casa. "No, non ho un cazzo di soldo da potermi permettere qualcosa che mi piaccia."
"E allora-"
"Le prendo in prestito." Sorrise sornione, e Tamara sbuffò, ruotando gli occhi.
"Prima o poi ti prenderà la polizia."
"Nah" fece Harry con una smorfia. "Non credo. Finora non mi hanno mai scoperto."
Quando giunsero di fronte alla villa di Harry, il riccio notò Jamie sotto l'arcata della porta d'ingresso, e guardò Tamara sorridendo. "Ti va un caffè?"
"Okay" acconsentì lei, spostando il cancello e percorrendo il viale del giardino accuratamente custodito. Jamie, quando li vide, si spostò per farli passare, e poi Harry le riferì cosa i due giovani volessero. La domestica annuì e si avviò in cucina, mentre il riccio faceva accomodare Tamara nell'immenso salone. Si sedettero entrambi sul divano in pelle, lasciandosi cadere a peso morto. Harry poi prese il telecomando e accese la tv.
"Wow, è addirittura extrasottile" disse notandola attentamente.
Tamara si portò un dito alla bocca, scuotendo le spalle, mentre l'odore del caffè arrivava fino alle loro narici. Harry iniziò a fare zapping, prima di fermarsi per l'entrata improssiva del padre che aveva due mani premute contro la base della schiena. Harry si irrigidì di riflesso, e Tamara gli sorrise incoraggiante.
"Alla buon'ora." Harry aguzzò lo sguardo su di lui. "Che c'è, hai deciso di abbandonare questa famiglia, sparendo per tutto il giorno?"
Non lo faceva apposta. Le risposte taglienti gli arrivavano sulla labbra e le feceva uscire ancora prima che se ne rendesse conto. Tamara gli lanciò un'occhiataccia.
Jeremy Styles si fermò sotto l'arcata della porta. "Scusami, figliolo, ma il romanzo mi ha preso troppo. Non ho deciso di abbandonare nessuno, ma se lo finisco quanto prima riesco poi a passare del tempo con te e tua madre prima che parta nel tour di promozione."
Harry storse il naso, riprendendo in mano il telecomando, con gli occhi puntati sulla televisione accesa. "A che punto sei?" domandò, fingendosi interessato.
"A quando uno dei due ragazzi scambiati scopre come tornare indietro."
Ad Harry cadde il mondo sulle spalle improvvisamente. E se, senza volerlo, avesse dato in mano la sua storia e qualsiasi cosa avesse partorito quella mente gli avrebbe dato una mano a tornare a casa? Si girò di scatto, il telecomando ben impugnato in mano. Tamara si spostò più vicina al suo corpo, guardando attentamente Jeremy.
Il signor Styles sollevò in alto le braccia e si sgranchì. "Stare però troppo tempo seduto mi costerà la salute fisica."
"Beh, c'è lo yoga per quello" scherzò Harry, rimanendo serio in volto. "Ma dimmi" disse, assottigliando lo sguardo verso la copia perfetta del padre, "come farà a tornare a casa sua?"
Jeremy Styles gli sorrise e si andò a sedere accanto ad Harry, dall'altra parte. Gli si accostò all'orecchio ed Harry ingoiò a vuoto, a disagio, Tamara con le orecchie ben tese.
"Lo scoprirai quando lo pubblicherò" rispose il padre, ed Harry lanciò il telecomando sulle sue cosce. Prese le spalle del'uomo e puntò i suoi occhi su di lui.
Tamara si aggrappò al braccio di Harry, facendolo staccare dal padre.
Jeremy aveva gli occhi sgranati. "Ma che ti prende?" urlò, pulendosi le spalline della giacca casual che stava indossando. I capelli erano scomposti. gli occhi spalancati sul figlio.
Harry si guardò le mani e le chiuse a pugno, infilandosele in mezzo alle cosce per non correre altri rischi. Fece un profondo sospiro. "Scusami" disse a denti stretti, poi puntò i suoi occhi smeraldini sul volto spigoloso del padre, la bocca leggermente schiusa e la barba di due giorni a coprirgli il mento. "Però sono stato io a darti l'idea, non mi merito di sapere qualcosina?" chiese, assumendo il miglior sguardo compassionevole.
Tamara spostò lo sguardo da Jeremy ad Harry, soffermandosi poi nuovamente sul padre. "Per favore, Jeremy."
L'uomo guardò la ragazza. "Perché ci tenete così tanto?"
Harry guardò Tamara. No, non poteva dirglielo. Sbuffò, chiudendo gli occhi. "Perché nell'esatto momento in cui ti ho parlato di quei due ragazzi, mi chiedevo come avrebbero fatto a tornare nei rispettivi mondi. Un piccolo spoiler a tuo figlio non si può proprio dare?"
Jeremy sbuffò, poi gli sorrise, appoggiandogli una mano sulla spalla muscolosa. Si soffermò un momento di troppo sul suo piercing, per poi puntare i suoi occhi piccoli in quelli verdi del ragazzo che aspettava pazientemente una risposta. Sorrise. "Tornano nello stesso modo in cui si sono scambiati." Si alzò in piedi, "Ora torno di sopra, così da poter continuare prima che l'ispirazione si allontani da me."
Harry si alzò di scatto, spaventando Tamara. "E cosa significa?" urlò, spalancando le braccia. "Non ha senso!"
Jeremy scoppiò a ridere. "Pensa, un senso questa storia non ce l'ha."
Harry scosse la testa, allargando le narici. "Io credo ce l'abbia eccome." Serrò la mascella, e Tamara si alzò in piedi. In quel momento Jamie sbucò nel salone reggendo in mano un vassoio con due tazzine sopra. "Caffè?"
Harry continuò a parlare, stringendo i denti. "Credo che voglia mostrare cosa il ragazzo si è perso e che avrebbe potuto benissimo avere, se le cose fossero andate solo un tantino diversamente."
Tamara si sentì un colpo al cuore, a quelle parole. Sapeva che Harry avesse sofferto nel suo mondo, ma non era riuscita a capire quanto tutta la situazione lo stesse facendo sentire persino peggio. La vita di Harry mostrava tutto quello che lui avrebbe potuto avere e magari essere, se avesse avuto accanto una famiglia come quella che aveva conosciuto. Jeremy si portò le mani al mento.
"Giusta osservazione, potrei anche approfondire quest'aspetto."
"Dimmi come cazzo fanno a tornare indietro." sputò, poi Harry rimase zitto, con il padre che lo guardava con la bocca spalancata e Jamie che era sussultata al suono della sua voce minacciosa. Tamara aiutò la domestica a pulire il caffè che era uscito da una tazzina per lo spavento che la donna aveva avuto.
"Harry" disse Jeremy a bassa voce. "Ma che modi sono?"
Tamara, dopo aver pulito con un fazzolettino, si mise di fronte a Jeremy, lanciando un'occhiataccia ad Harry. "Ti prego, dicci come fa. Non ne faremo parola con nessuno. E' per una ricerca della scuola, come salvarsi in casi di scambio. E' un compito che ci ha dato il supplente di italiano, ed è per questo che Harry gliel'aveva chiesto ieri."
Quella ragazza aveva spirito di osservazione e di salvaguardia del culo, pensò Harry, mentre si passava una mano tra i capelli. Contegno, ragazzo, contegno.
"Se me lo avessi detto con gentilezza, te l'avrei detto subito."
"Ma-" avrebbe iniziato a sparlargli nuovamente contro, se Tamara non lo avesse fulminato. Quando voleva, quel bel faccino delicato poteva incutere timore, incredibile.
"I due ragazzi si riscambiano semplicemente guardandosi nello specchio, contemporaneamente, nei due mondi diversi. E ora vado di sopra." E sparì, stizzato, su per le scale. Harry si avventò sulla tazzina di caffè e lo bevve tutto, sorridendo poi a Tamara e prendendole le mani.
"Dobbiamo provarci."
"Harry non avrebbe mai trattato suo padre così" disse arrabbiata mentre Jamie era ormai troppo lontana per sentirli.
"Abbiamo un modo per poterci scambiare!" disse Harry euforico, ma vedendo lo sguardo cupo di Tamara, si agitò.
"E come facciamo a sapere quando Harry si specchierà? E' impossibile."
Harry serrò la mascella. "Mi piazzerò davanti allo specchio tutto il giorno, prima o poi si dovrà specchiare da qualche parte."
"Speriamo, Harry, speriamo che sia così."
Il ragazzo si morse l'interno della guancia, poi gli venne un lampo di genio, alzando lo sguardo sulla ragazza. "Credo di saperlo, invece."
"Cosa?"
Harry sorrise, poi si morse il labbro inferiore, iniziando a percorrere il perimetro della stanza. "Spero solo che qualcuno gliene abbia parlato."
"Parlato di cosa?" chiese preoccupata Tamara, impuntandosi di fronte ad Harry.
"La festa di mercoledì!"
La ragazza sollevò le sopracciglia, scettica. "Quale festa?"
"Nel mio mondo, hanno organizzato una festa alla casa di Fanny Mitchell, più comunemente chiamata "casa degli specchi", questo mercoledì. Spero davvero che Tamara ed Harry ci vadano, lo spero davvero per lui."
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Reflection || H.S
Fiksi Penggemar"Harry si alzò in piedi, ingoiando a vuoto. Stava sognando. Oppure era morto. Una delle due cose. Anzi, era più probabile la seconda. Si spostò i capelli dalla fronte, facendo un leggero passo indietro. «Chi sei?» chiese Harry in un sussurro, ma in...