Book of myself

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Quando Harry aprì nuovamente gli occhi verdi, era avvolto nella coperta bianca attorcigliata alle sue gambe magre. Quando spostò lo sguardo sulla finestra, notò il cielo grigio che offuscava la luce del sole. Spostò di scatto la coperta e aprì le imposte, uscendo fuori casa prima che Jeremy potesse apparire. Grazie al cielo, non aveva ancora avuto modo di vederlo dopo la rissa che li aveva intrattenuti. Scosse la testa, allontanando il pensiero e si lasciò scendere sulla scala anti incendio che era accanto al piccolo balconcino della sua stanza. Quando mise i piedi per terra si rese conto di avere ancora i vestiti addosso e le scarpe ai piedi. Da quando aveva iniziato a dormire vestito? Si allontanà subito dalla villa consunta degli Styles, uscendo sulla strada con lo sguardo perso per un attimo sull'abitazione. Doveva assolutamente avvisare Tamara, non era una cosa che avrebbe dovuto mantenere per sè. Quel venerdì corse come un forsennato per le vie del quartiere. Non aveva idea di che ora potesse essere, non aveva più il suo adorato orologio al polso. Quando notò la casa di Tamara, scavalcò il cancelletto e si fiondò sulla porta di ingresso, sbattendo ripetutamente il palmo sul legno consumato. Dopo qualche minuto la porta si aprì e Tamara guardò il ragazzo attravero lo spiraglio. "Oh, sei tu." E la aprì totalmente, lasciando passare il ragazzo che entrò strisciando come un serpente.
"Devo parlarti." Harry poi si rese conto della ragazza che era ancora in pigiama, con le ciabatte ai piedi e i capelli spettinati sulla fronte. Era struccata e con gli occhi ancora gonfi di sonno. "Ma che ora è?"
"Le dieci" rispose lei, sbadigliando. Richiuse subito la porta. "Non è tornato, comunque" disse, riferendosi a Liam.
Harry annuì, afferrandole le spalle. "Ho una notizia da darti, e spero sia la migliore che tu abbia mai avuto."
"Harry è tornato?"
Il riccio si rabbuiò. "Ehm, no. Ma ho scoperto una cosa che potrebbe risolvere le cose, una volta che lui sia ritornato qui."
Tamara si andò a sedere sul divano nel salone, incrociando le gambe e avvolgendo le ginocchia con le mani delicate, il collo ben teso per evitare eventuali giramenti. "Spara" annunciò, tendendo le orecchie verso Harry.
Il ragazzo le andò subito accanto. Non aspettò oltre, già passare la notte con quel pensiero in testa non l'aveva fatto stare bene. "Sua madre esce dalla stanza."
Tamara sollevò un sopracciglio. "E quando?" chiese, assottigliando gli occhi. Harry si posizionò meglio sul divano dalla pelle bordeaux e le posò una mano sulla spalla esile. "Ieri, quando sono tornato a casa, ho sentito la presenza di qualcuno in cucina. Certo, me lo sono fatta addosso, ma poi ho visto dei lunghi capelli neri salire rapidamente le scale, chiudendosi in quello che dovrebbe essere lo studio di Anne!" Harry la guardò con gli occhi aperti, perlustrando il volto di Tamara in cerca di qualche emozione apparente. "Sai cosa significa, questo? Che Harry potrà ritrovarsi con sua madre, e che non è una donna invisibile."
Tamara ingoiò a vuoto. "Sì, Harry. E' una donna invisibile. Credi davvero che, arrabbiato com'è, il mio ragazzo cercherà di starle nuovamente accanto? Anne non merita che il figlio le si avvicini. Secondo me, stando nel tuo mondo, Harry starà provando solo dolore e una rabbia immensa nei confronti di quella donna, non le andrà mai incontro."
Il riccio spostò la mano dalla spalla della ragazza, stringendo le labbra. "Non possono stare così per sempre" disse con un fil di voce, abbassando poi i suoi occhi verdi sulle mani appoggiate sulle cosce.
"La madre è malata, Harry" disse Tamara, facendo ritornare lo sguardo del ragazzo su di sè. "Nessuna donna sana di mente si comporterebbe così. Parliamoci chiaro" iniziò passandosi una mano tra i capelli e cercando di districare i nodi con le dita, "Anne - secondo quanto Harry mi abbia raccontato - ha ricevuto solo uno schiaffo da Jeremy. Certo, non sarebbe dovuto nemmeno accadere, ma ti sembra modo lasciare un figlio che ha subito più violenza di lei solo contro quell'uomo alcolizzato? Non doveva fare così, non doveva abbandonare Harry senza almeno provare a salvarsi con lui, allontanandosi da quell'uomo orrendo."
Il ragazzo non potè che annuire. Il ricordo dell'altro Harry nella sua mente era troppo chiaro e nitido per poterla pensare diversamente. Anne aveva senza dubbio qualche problema. Però solo stando con il figlio sarebbe potuta migliorare. Annuì verso Tamara.
"Hai ragione" annunciò, mettendosi in piedi e spolverandosi il retro coscia nonostante la casa fosse stata spolverata interamente. "Scusami se ti ho svegliata così bruscamente."
"Figurati" disse lei, mettendosi in piedi. Poi bloccò Harry prima che se ne potesse andare. "Oggi è venerdì, ti va se facciamo qualcosa stasera?"
Il riccio si grattò un occhio con il pugno. "Poi vediamo. Credo di sì, comunque" rispose, aprendo la porta. Quando uscì dall'abitazione si girò a vedere Tamara, accennandole un sorriso, poi si allontanò, scavalcando nuovamente il cancelletto.
Le strade erano rumorose, le macchine gli sfrecciavano accanto e i clacson ricoprivano il silenzio del quartiere. Non c'era, però, troppa gente in giro. Harry infilò le mani in tasca e si avviò, piano, verso il garage presso cui l'altro Harry amava rifugiarsi.

Reflection || H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora