Smile

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Preparai le valigie e salii in auto. Guardai fuori dal finestrino, osservando la casa in cui sono vissuta, notai i muri completamente bianchi e le enormi fini stare dal quale penetrava la luce. Non dico che mi era piaciuto stare lí, dico solo che mi sarebbe mancata. L'auto partì e guardai scorrere attraverso il finestrino la città in cui ero nata. Odiavo quel posto e quello non mi mancherà. Ero sempre stata invisibile agli occhi di tutti, ignorata, messa da parte, gettata via. Ascoltai un po' di musica prima di salire sull'aereo diretto in Australia. Ero pronta, per trasferirmi a casa di mia cugina.
Penso che la cosa più difficile fu lasciare la mia famiglia, ormai distrutta. Scesi dall'aereo e mi zio mi aspettava. Salutai e non dissi più nulla non avevo voglia di parlare. Passammo tutto il tragitto in auto in silenzio, a aspettare quella che doveva essere la mia nuova casa. Uscì mia cugina, una bellissima ragazza con un corpo snello e i capelli biondi. Da piccole eravamo molto amiche, ma con gli anni il rapporto si era rovinato. Mi abbracciò forte per poi sorridermi e salutarmi entusiasta. Ricambiai il saluto ed entrai in quell'enorme casa. Posai le valigie in quella che diventò la mia nuova stanza. Misi in ordine i miei vestiti, per la maggior parte bianchi e neri, poi alcuni blu, rossi, bordeaux o grigi. Mi stesi sul letto preparandomi mentalmente a quella che sarebbe stata la mia nuova vita. Mi alzai, facendomi forza e mi sedetti il divano dove mio zio John, mia zia Mary e mia cugina Helena. Mary iniziò a parlare:-spero che ti trovi bene in questa casa e per qualsiasi cosa noi ci siamo, domani farai il tuo primo giorno di scuola e Helena è entusiasta di mostrarti la scuola- Io li ringraziai ed risalii nella mia stanza, addormentandomi pian piano.

Mi svegliai e mi preparai per il mio primo giorno di scuola. Misi un enorme maglione bianco e degli skinny jeans neri. Le dottor Martins nere e preparai lo zaino. Aspettai che Helena si preparasse, e arrivò truccata benissimo, con una gonna cortissima, un top a fiori e un cardigan grigio e iniziai a chiedermi come facesse a non aver freddo. Ci incamminammo verso la scuola, che era vicina e raggiungibile a piedi. Ascoltai gli all time low sentendo il freddo sulle dita e sulla punta del naso. Arrivate alla scuola Helena salutò tutte le sue amiche, tutte bellissime poi si presentarono:-ciao, noi siamo Katy, Miranda, Brenda e Lily e tu chi sei?- mi presentai timidamente dicendo:-io sono Amy-
Loro erano le ragazze popolari, belle, desiderate, che piacevano a tutti e quelle ragazze che tutte vorrebbero essere. Io non sono mai stata quel genere di ragazza.
La campanella suonò e andai verso la classe che mi era stata assegnata. Tutti iniziarono a guardarmi male. Andai all'ultimo banco, cercando di nascondermi dietro la massa di capelli e il felpone enorme, facendomi sempre più piccola.
Un ragazzo si girò verso di me:-hey racchia tornatene da dove sei venuta-
Altri ragazzi continuarono a insultarmi. Chiesi di andare in bagno e mentre mi alzai un ragazzo mi fece lo sgambetto. Quasi caddi, di fronte a tutti. Corsi in bagno e mi sfogai. Se non mi sbaglio Helena aveva parlato di una biblioteca...quale posto migliore per rifugiarsi. Andai verso la biblioteca e mi sedetti nascosta sul pavimento dietro a uno scaffale. La biblioteca era deserta, c'erano solo due ragazzi che studiavano. Ero praticamente invisibile, nessuno notò la mia entrata o dove mi ero seduta, come se non esistessi. Un ragazzo, che non avevo mai visto prima, entrò e si sedette sul pavimento affianco a me. Appoggiai la testa dietro e feci un grande sospiro cercando di calmarmi. Il ragazzo si voltò verso di me e chiese gentilmente:-che ci fai qui? Perché stai piangendo?-
Mi asciugai la lacrima e dissi:-perché tu sei qui? E perché hai il viso rosso e gli occhi lucidi?-
Lui rispose alzando le spalle:-non è stata una delle mie giornate migliori-
E mi fece un sorriso triste. Sembrerà strano ma i sorrisi tristi sono il mio tipo di sorriso preferito. -e tu?-
Io risposi:-solo una brutta giornata-
Mi porse la mano:-io sono Micheal-
Io risposi stringendola:-Amy-
Chiesi con dolcezza e timidezza:-cosa ti è successo?-
Lui disse guardando il soffitto:-degli stupidi bulletti-
Io dissi:-perché ti hanno fatto...soffrire?-
Lui prese un libro e iniziò a sfogliarlo e disse:-non mi piace parlare con le persone, o socializzare, non sono bravo in queste cose, è visto che le gente pensa che sia strano hanno deciso di punirmi per essere strano-
Gli sorrisi:-le persone strane sono le migliori-
Lui si risedette vicino a me con il libro in mano:-questa stupida società giudica le persone strane, diverse, come me, e lo trovo fottutamente ingiusto, ognuno fa quello che vuole, è quello che vuole e non ho intenzione di seguire la massa per accontentarli-
Fa una smorfia e mi chiede:-perché stai male?-
Io dissi semplicemente:-stupidi bulletti-
Sospirai e gli chiesi:-se non ti piace parlare o socializzare con nessuno allora perché lo fai con me?-
Lui rispose guardandomi negli occhi:-non lo so, sembri quel genere di persona con cui vuoi parlare tutta la notte senza stancarti mai-
Io dissi sorridendo:-grazie- Sospiro e dico:-non sono mai stata quel genere di persona a cui alle persone importa-
Lui fece una smorfia e disse:-la gente ci getta via senza pensare che siamo esseri umani anche noi- Leggo nei suoi occhi una nota di sofferenza e dico:-è per questo che non ti piace socializzare? Hai paura di essere rifiutato?-
Lui si alza e dice:-ci diciamo troppe cose uno sull'altro e ci siamo appena conosciuti...ma mi piace parlare con te-
Poi rimette il libro a posto:-penso di dirti tutto questo su di me e -mi fa l'occhiolino-"socializzare" anche perché capisco quando le persone hanno sofferto, e tu sei una di quelle, perciò penso che tu possa capirmi-
Mi alzo anche io:-ti capisco eccome-
Guardo in basso, il pavimento e me ne vado.

Invisible||m.c.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora