We won't go home

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Lui sospirò ammattendo:-questi due erano proprio innamorati, so che sembra stupido ma anche io voglio trovare un'amore così e tu?-
Si avvicinò a me e risposi sinceramente:-ho smesso di credere all'amore anni fa- mi fece un sorriso triste e riprendemmo a leggere

Lettera cinque
Da quando sono in guerra ho dimenticato alcune cose. Il caffè la mattina, il colore dei muri di casa mia, l'odore dei biscotti appena fatti, il verso gracchiante delle stupide rane della vicina, la morbidezza del divano a casa mia. Il tuo amore non lo dimenticherò mai. Intenso, profumato, dolce, sincero, eterno. Posso sognarlo, sentire e percepirlo.
Micheal mi guardò e poi, prese coraggio e mi chiese:-perché hai smesso di credere all'amore?-
Io risposi, per me era una cosa da niente:-troppe delusioni, troppo sbagli, troppe speranze frantumate-
Lui mi guardò e capì tutto. Tra noi era così, ci guardavamo e capivamo tutto l'uno dell'altro senza dire niente.
Mi avvicinai ancora di più a lui e gli sussurrai nell'orecchio:-per favore, non vedere in me quella ragazza distrutta persa nei suoi sogni e nelle sue fantasie, piuttosto guardami come la ragazza che ho sempre voluto essere-
Lui mi sorrise e disse sussurrando a sua volta:-e che tipo di ragazza vorresti essere?-
Io risposi alzando lo sguardo e sorridendo:-quel tipo di ragazza che è abbastanza per qualcuno, coraggiosa, forte, sicura di se-
Lui mi sorrise e mi strinse la mano.

Lettera sei
Ricordo il tuoi occhi. Dicevi sempre che lo odiavi ma secondo me era la parte più bella. Poi il modo in cui arrossivi mentre ti guardavo leggere. Quando mettevi le maniche dei tuoi felponi fino alle dita e sembrava che ti volessi nascondere. Il modo in cui dicevi "ti amo". Così delicato, sussurrato, come un segreto, che solo il tuo cuore e il mio sapevano custodire. Come la canzone perfetta.
Presi il beanie a Micheal e me lo misi in testa. Lui iniziò a rincorrermi, a inseguirmi per il parco. Corremmo, sopra l'erba e saltammo sopra le panchine. Continuammo a ridere per quel buffo gioco. Io inciampiai e caddi nella fontana e Micheal scoppiò a ridere. Mi porse la mano e gliela afferrai, poi con tutta la forza che avevo lo buttai in acqua insieme a me.
Eravamo bagnati fradici, infreddoliti ma nessuno dei due volle andare a casa quella notte. Iniziò a schizzarmi l'acqua e io feci lo stesso. Scoppiò a ridere facendo un verso di disgusto:-che schifo mi è finita in bocca- Scoppiai a ridere anche io e per il nostro bene e soprattutto quello di Micheal uscimmo dalla fontana. Io stavo tremando, così Micheal si stese di fianco a me sulla panchina e mi abbracciò da dietro, per riscaldarmi. Lui mi serviva. Avevo bisogno di lui. Con un semplice tocco riusciva a farmi sentire speciale.
Sussurrai:-grazie-
Sentii il suo sorriso sull'incavo del mio collo e dalla sua voce:-di che cosa?-
Io gli sorrisi e dissi:-di esserci-
Lui rispose sorridendo ancora più in grande:-piuttosto grazie a te, che rendi magico ogni momento in cui sto con te, rendi la mia vita, insomma, più sopportabile- Mi abbracciò più forte e io dissi:-siamo indispensabili l'uno all'altro-
Lui disse guardando il mio viso illuminato dalle luci della città:-come le stelle e la notte-
Mi diede un piccolo bacio sulla guancia e chiusi gli occhi, godendomi il momento.
Dopo qualche minuto mi resi conto che si era fatto davvero tardi, mi alzai e dissi:-devo andare a casa-
Lui disse leggendomi nel pensiero:-vuoi o devi-
Io sorrisi dicendogli:-devo-
Micheal si alzò a sua volta prendendomi la mano:-anche io devo tornare a casa, ci si vede-
Mi lasciò un piccolo e leggero bacio sulla mano dolce come lo zucchero filato e mi fece l'occhiolino. Arrossii e me ne andai per la mia strada, sperando in un nuovo incontro Micheal. Lui mi capiva, mi faceva sentire bene.

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