Capitolo 5

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"Violet, di qua!"

Prende il volante e sterza bruscamente verso sinistra. Quando questa assurda manovra è terminata accosto velocemente.

"Chris, sei pazzo? Potevamo fare un incidente, non mi hai dato nemmeno il tempo di guardare se passava qualcuno!"

"Violet Grace Montgomery ha paura? Da quando?"

Rimango interdetta. Dopo qualche secondo trovo la forza di parlare.

"Sai, Chris, non stai parlando con una bambola senza vita. Posso mostrarmi forte finchè mi è possibile, ma sta di fatto amo la mia vita e, per questo, sì, ho avuto paura"

Vedo i suoi occhi azzurri sgranarsi. Non mi hanno mai visto così e non avrebbero mai dovuto vedermi. Ma ormai è successo.

"Scusa, io non...sarei dovuta stare zitta. Non avrei dovuto dirti queste cose"

Si butta su di me e mi abbraccia stringendomi forte.

"Violet, stai tranquilla. Sappi che con me non devi temere di mostrarti per quello che sei. Mostrami la tua forza e le tue fragilità. Mostrami la tua lingua pungente e la tua dolcezza. Mostrami anche la tua anima, non solo i tuoi stupendi capelli rossi. Io voglio conoscerla."

Non parlo. Sto cercando di elaborare un pensiero logico, una frase sensata, ma nulla.

"Non avrei mai fatto qualcosa che avrebbe potuto farti del male. — continua lui — Non era mia intenzione, anche perché volevo soltanto prendere una scorciatoia per andare nel mio bar preferito. Volevo portartici. E comunque, sei la Donna di mia conoscenza che guida più bene al mondo. Solo che a fianco hai uno stupido."

Rido, quando sono ancora stretta a lui.

Ci stacchiamo.

"Se ti ho spaventato, scusami. Non ti avrei mai e poi mai fatto del male volontariamente"

Le lacrime spingono per uscire, ma devo resistere. Assolutamente.

"Scusami tu. Non sto così per causa tua. Solo un ricordo che mi è tornato in mente"

"Raccontami"

"Magari un'altra volta"

"Quando vuoi. Ma lasciale uscire quelle lacrime, ogni tanto. Chissà da quanto tempo vogliono farlo, ma tu gliel'hai sempre impedito"

Sorrido. "Grazie. Non mi ricordo l'ultima volta che qualcuno si è preso di cura di me"

"Quando hai bisogno di parlare, sai dove trovarmi"

Gli sorrido per ringraziarlo, non parlo perché mi uscirebbe la voce strozzata. Riprendo a guidare mentre mi impegno a ricacciare dentro le lacrime.

Al bar

"Davvero, è stata divertente quella scena"

Lo osservo mentre mi parla del suo ricordo, gli ridono prima gli occhi della bocca. E' così impegnato a raccontarmi i dettagli di quel momento, dell'espressione di un suo vecchio collega quando il capo scoprì cos'aveva combinato. Continua a parlare e a gesticolare. Cerco i suoi occhi ed è quando trovano i miei che mi accorgo che mi fido di lui.

"Era un Giovedì. Ero in macchina con la mia migliore amica delle medie. Sua mamma guidava, ci stava portando al compleanno di un'altra nostra amica. Stavamo tutte e tre cantando la canzone alla radio. Era sera e c'era nebbia. Tanta nebbia. A un incrocio, lei svoltò e una macchina ci venne addosso."

Mi fermo e, raccogliendo tutto il coraggio che possiedo, alzo lo sguardo.

Mi osserva e i suoi occhi mi dicono "Continua".

"La mia amica non si è fatta nulla, io un braccio rotto e sua mamma è entrata in coma. Dopo qualche mese si è risvegliata, ma non tornò mai come prima. Quell'incidente le cambiò la vita. Ricordo che ero terrorizzata, mi sono spaventata tanto quel giorno. Quella donna ha lottato tra la vita e la morte, e...e noi stavamo cantando felici un attimo prima. Forse, se non si fosse distratta...forse non sarebbe successo"

"Violet, l'hai detto tu. C'era nebbia. Non farti nessuna colpa, non ne hai"

"Non lo so..."

"Io sì. Io so che devi stare tranquilla"

Sento la guancia che si inumidisce ed un cristallo d'acqua che scende pian piano. L'asciugo immediatamente.

"Non temere. Sei bella anche quando piangi"

Ci guardiamo negli occhi e mi prende la mano.

Sento che torna il sereno.


|Tipo che ho già scritto l'ultimo capitolo e non quelli intermedi #lanormalitàinsomma|


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