Era lontana ma non troppo, avrei potuto fare un bel colpo se non ci fossero state tutte quelle persone, ma, faceva freddo, avevo fame e quindi mi servivano soldi.
Li, seduta su una delle poche panchine che riempivano la stazione leggeva qualcosa, credo la lista della spesa che non avrebbe più fatto se le avessi preso la borsa.
Vecchia, con una stupida pelliccia di non so quale animale e con i suoi anelli d'oro e argento che mi ricordavano quelli di Harry Styles.
Sentii il solito rumore dei treni prima che si fermassero per far salire e scendere i viaggiatori e iniziai ad avvicinarmi con calma.
Ero indifferente , non dovevo attirare l'attezione, ero calma nonostante non sapessi cosa o non fare. La stazione iniziò a popolarsi di persone di fretta e di bambini fin troppo rumorosi per le mie orecchie. Il momento perfetto era arrivato, mentre tutti sembravano distratti e con troppi pensieri per la testa, mentre la signora si stava alzando per dirigersi ad uno dei vagoni, misi sul capo il cappuccio della felpa ed iniziai a correre verso la direzione in cui si stava muovendo. Sembrava che il tempo si fosse fermato, sembrava che tutto stesse scorrendo troppo lentamente, sapevo che se non avessi lasciato presto quella stazione, mi avrebbero presa e, 17 anni o meno, sarei finita in carcere.
Il mio cervello era in tilt, riuscivo a guardare solo quella borsa di Prada, credo fosse una marca italiana ma non era ciò che doveva importarmi, volevo solo ciò che conteneva.
Pregai qualcuno, e dopo un grosso respiro, l'afferrai, l'avevo in pugno.
Iniziai a sentire tutti gli occhi su di me, iniziai a sentire il tessuto della borsa sotto pelle che con un gesto astuto le tolsi da mano.
Il cuore mi batteva forte, sudavo fredda nonostante non fosse la prima volta che rubavo qualcosa d'importante. La signora diede un urlo e dopo iniziò a pronunciare quella frase che mi era troppo familiare: 'a ladro, a ladro' e dopo nemmeno due secondi, due uomini iniziarono ad inseguirmi, era quasi un divertimento per me, nonostante conoscessi fin troppo bene le conseguenze.
Mi diressi verso le scale d'uscita, non mi voltai nemmeno una volta con il viso verso quegli uomini, non avevo tempo ne voglia. Qualche bambino iniziò a piangere dalla paura, alcuni ragazzi corsero via mentre io pensavo a quella donna, avrei voluto ringraziarla poichè mi avrebbe offerto una bella cena e comprato dei bei vestiti ma non potevo.
Salita le scale imboccai il corridoi che dava sull'uscita mentre sentivo il respiro mancarmi, proprio come quello degli uomini. Stavo crollando sul più bello, sulla fine ma lo si sà, gli attacchi di panico arrivano nei momenti migliori. Dovevo fermarmi, i miei muscoli erano affaticati come le gambe ma non potevo. Una volta uscita dalla stazione e, dopo essermi ritrovata al centro di Chicago con quegli enormi grattacieli, nessuno mi avrebbe mai potuto riconoscere data la quantità di persone presenti per i negozi. Dopo diversi km di cammino arrivai al deposito degli autobus e con uno di quelli sarei andata da Jhon e Meckenzie, come se nulla di tutto quello fosse successo. Sarei rimasta li per i miei soliti due o tre giorni, giusto il tempo per far si che la notizia girasse per le bocche di tutti per poi tornare da dove era venuta. Mi consideravano come una figlia e non avrei mai voluto deluderli, quindi non avrebbero mai dovuto sapere che la loro 'finta bimba' era una ladra di borse o di qualsiasi cosa fruttasse denaro.
Aspettai un po sul mio solito muretto che l'A5 arrivasse per poi prenderlo e tornare da loro. Così successe.
Mente l'autobus si dirigeva nella periferia di Chicago, forse una delle più degradate, presi le cuffie dalle tasche del jeans sporco e rovinato. Da quelle della felpa, invece, ne estrassi il cellulare molto vecchio ma che funzionava ancora. La borsa della signora la misi nel mio solito zaino 'd'affari', anch'esso rovinato, porprio come me, perchè diciamocelo, ero un disastro. Un disastro che vagava da sola per una città così grande poichè non aveva mai conosciuto i genitori, poichè l'unico nonno che le era rimasto e che l'aveva cresciuta vagava in cerca di cocaina o qualcosa che lo sballasse, qualcosa che lo facesse sentire ancora vivo. Quella ragazza che alle medie, l'unica scuola che aveva frequentato, era etichettata come la 'puzzolente', come la 'diversa', ma tutto questo non le faceva male, era soltanto la verità. Nicole, così mi chiamavo, ma Nic per Jhon, diceva sempre che quel soprannome lo faceva ridere.
Era un uomo sui 60 e qualcosa, aveva un piccolo supermercato assieme a Meckenzie, sua moglie da oltre 25 anni. Non avevano figli ne nipoti. Mi videro rovistare tra il loro bidone della spazzatura qualche estate prima, mi dissero di non farlo, mi dissero che, quel cibo sporco, me l'avrebbero offerto loro, gratis. Da li divenni la loro piccola 'fuggitiva', un giorno mi vedevano, altri cinque no, ma sapevano che, prima o poi, sarei tornata da coloro che mi avevano salvata dal nulla che ero divenata. Quel supermercato era diventato la mia casa ed era comodo e caldo, diversamente dalla casa di Enric, mio nonno.
Partì Summer Love, nonostante fosse inverno, nonostante la mia paura di essere presa che ogni giorno mi frullava nella testa frullandomi anche i neuroni, nonostante avessi paura del mondo.
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Different ||Louis Tomlinson
FanfictionNon è mai stato facile vivere, trovare il proprio posto nel mondo, dove sentirsi a casa, al sicuro, soprattutto per Nicole, 17 anni, da Chicago, Vancouver, sempre in fuga e in più paesi, ladra non professionista e alcolista non per scelta. Nata da g...